L’orso del rock, Sir Neil Young, con i suoi sodali di scorribande The Crazy Horse torna a vergare un’altra delle infinite pagine dorate dell’almanacco rocker di tutti i tempi; oramai sono signori che si possono permettere tutto (cadute e rialzi), ogni loro venuta sugli scaffali è alta scuola da cui apprendere buona musica certificata, incollata alla tradizione vera del country rock e mai scesa a compromessi di sorta, a mode o commerciabilità intesa prettamente come vendita di dischi, e l’arena intergalattica in cui si muove l’artista canadese oramai lo celebra come il tutto di tutto di un riferimento sterminato da quotare in borsa (Daily News).
Ovvio che si rimane sempre sul “fermo immagine” della musica classica Younghiana, le lunghe battaglie elettriche, i risoluti stati spirituali field, la copiosità extra-large delle canzoni, ritornelli e quelle ballatone strappacuore e solitarie che si fa tanto poi per scacciarle dalla memoria ma che dispettosamente rimangono in circolo come un raffreddore persistente; Psychedelic Pills è l’album doppio che segue il disco di cover Americana di quasi inizio anno, nove tracciati di libertà e bulimia concettuale alt-americana che scorrono con la magniloquenza di un artista e di una band che non si arrendono alle facilitazioni ma adorano ancora “rendersi la vita impossibile” con dischi su dischi fino ad incrementare una “omnia music dream” che di par suo ha già un olimpo sul quale genuflettersi devotamente, ma le ambizioni e la carica propulsiva non abdicano innanzi al tempo.
Quasi ottantasette minuti di feedback e sospensioni che sono mitologia replicante, una trasparente apertura ad una certa psichedelia di richiamo Grateful Dead, la solitudine come allucinogeno umano ed interiore e cavalli pazzi a ricamare le battute del Maestro e delle cavalcate distorte della titletrack, i ventisette minuti ventilati che arieggiano “Driftin’ back”, le atonalità espanse ed i fischiettii che fanno quadrato in “Walk like a giant”, la troppa effervescenza di flanger esercitata sulla ballad “She’s always of man” oppure la gigiona e casalinga “Born in Ontario” col profumo di torte al mirtillo appena cotte; questi sono i cuscini psichedelici su cui Young & soci dormono sogni tranquilli e seguitano a tramandare viaggi low cost virtuali in una America oramai logora da disoccupazione, tornadi, elezioni infide e attacchi di panico urbani, e meno male che ci sono loro, gli eroi del country rock a ricordarci che ogni giorno che si consegna al passato, non è altro che fasto di ricordo, e se lo dice l’Orso per antonomasia, c’è sempre da credergli.
Si, a mostri di tal cotta si può (si deve) perdonare tutto, tanto non hanno più nulla da perdere. Il compito in classe della scuola l’hanno fatto da tempo.
70/100
Neil Young: Chitarra evoce
Frank “Poncho” Sampedro: Chitarra, voce e organo
Billy Talbot: Basso e voce
Ralph Molina: Batteria e voce
Anno: 2012
Label: Warner
Genere: Rock/Country
Tracklist:
CD. 1
01. Driftin’ back
02. Psychedelic pill
03. Ramada inn
03. Born in Ontario
CD. 2
01. Twisted Road
02. She’s always of man
03. Walk like a giant
04. Psychedelic pill