E’ una raccomandazione positiva quella che il cantautore antidivo per eccellenza, quel Principe senza feudo che risponde al nome di Francesco De Gregori ci manda a dire attraverso il suo nuovo disco Sulla Strada, nove brani inediti che raccontano, confidano e stipulano – sempre sull’onda sorniona che oramai conosciamo – un nervo dolcemente teso tra lui e noi dell’ascolto, tracce che scorrono attraverso una umanità con gli occhi spalancati che vive sui bordi della storia, della guerra e il lento claudicare della vita comune. Anni luce dal Folkstudio, secoli dal Banana Republic Tour e memorie perse nei meandri del suo ex-silenzio intellettuale, De Gregori ha riacceso la luce della sua poetica guascona, il suo modo di vedere “il dietro delle cose” e si è rinnovato per una nuova ed ulteriore generazione di orecchie, affamate di buon cantautorato e assetate di storie da laureare con altri; con questo disco, l’artista romano parla di storia, va indietro e avanti tra ricordi, metafore e sogni appannati, tramanda luci e ombre che in nove canzoni ci accompagnano in un viaggio sensibilissimo, un passo ora veloce ora lento lungo l’immensità della sua parola e in largo delle sue visioni. Ballate, momenti intimi, folk e pop che si baciano senza reticenze, semplicità e complessità che vanno a passeggio per tutta la tracklist in cui Francesco guida l’ascolto come dentro un film in bianco e nero o dentro una tela immaginaria da riempire di colori; una moderna Odissea che vede un eroe qualunque rotolarsi nella passione di uno slow mediterraneo “Omero al Cantagiro”, prende la poesia di Dino Campana e la trasporta nella bella e retrò “Bella epoque” o ripercorre il rallenti di una vita ferma “Passo d’uomo”. E poi lo sguardo contro la guerra “La guerra” - in cui ritornano a galla i sintomi Sessantottini - arcobaleni caracollanti in “Ragazza del 95” con la voce di Malika Ayane, ottimo il Nicola Piovani che dirige gli archi nella solitudine di “Guarda che non sono io” fino a chiudere gli occhi su “Falso movimento”, ballata delle cose perdute e rimpiante. Il Principe è tornato a scandire i margini rigogliosi cresciuti e mai restituiti dei sogni, parla, canta e “dice” cose che – di sbieco ai fraintendimenti – ci alzano a livelli alti i processi interiori della nostra esistenza qualunque ma dignitosa. Grazie Francesco. 75/100
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Francesco De Gregori: Voce, chitarra elettrica e acustica, armonica a bocca Anno: 2012 |