E’ incontestabile, la semplicità paga e ripaga sempre, niente di quello che risulta artificioso o creato con impalcature inverosimili, rimane, resta o viene adottato come punto fermo per le proprie esigenze, specie nella musica dove, se la fatturazione architettonica superi i limiti di decenza, quello che riesce ad ottenere è comunque un qualcosa da accantonare o perlomeno, da prendere con le molle della pietà. E per restare in tema di “semplice & deciso”, dal cilindro magico dell’underground nostrano peschiamo l’ottimo Bok, esordio del musicista reggiano Mirko Colombari, un disco di cantautorato che guarda all’oggi, in tralice tra le curve di tutti i giorni e acuto nel segnalare quello che graffia o accarezza nella società, ma anche una poetica “nostrana”, casalinga, intozzata in quella bella umanità di cui si ha tanto bisogno; l’artista Colombari suona e parla, confida e ispira passioni che ti fanno sentire protetto e coccolato nel contempo, un percorso melodico tra il pop ed il rock, un privilegiato stato d’ascolto che si prende le sue rivincite, le sue controprove e i suoi piaceri intimistici. La formula del disco è quella del non clamore, un pugno di brani che si mettono al servizio delle intuizioni e delle speranze di buoni fini, storie e ricordi che si affollano educatamente all’uscio della memoria e delle cose dolci/amare; dentro ci sono tutte le indimenticabili affezioni di Massimo Riva “Magica”, Graziano Romani “E pensare che volevo” e di tutte quelle luci di provincia che si accendono al passaggio di “Vivo”, lungo strade percorse di amarcord “Due passi”, “Covent Garden” o nel sognante e “alcolico” tex-mex che ciondola simpaticamente tra i viottoli di “Canazei”. Sì, la semplicità paga sempre, e questo è un debutto in gran forma dove sussiste più di una condizione per andare avanti e provare a “tentare il volo”. 70/100
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Mirko Colombari: Voce, chitarra elettrica e acustica Guests: Anno: 2012 Tracklist: |