I dolori del giovane Werther di Goethe contrappose la religione al Romanticismo in una battaglia campale per l'anima della giovane Germania che il Romanticismo vinse: Werther divenne così un eroe di culto, persino un'icona, per generazioni di europei.
Il Werther che ha invece elaborato Massenet è un esempio paradigmatico del lirismo romantico francese perché la partitura traduce in musica le tensioni emotive e psicologiche del protagonista e l'intera opera segue una struttura flessibile che privilegia il flusso continuo delle emozioni piuttosto che rigide forme chiuse. Recitativi accompagnati e ariosi si fondono con arie e duetti per garantire una narrazione musicale fluida, tipica dell'opera lirica francese tardo-romantica e gli elementi sinfonici e orchestrali assumono un ruolo quasi cinematografico, anticipando spesso i temi emotivi dei personaggi. Massenet impiega il leitmotiv per rappresentare sentimenti e idee e l'orchestrazione è raffinata e suggestiva, con un'attenzione particolare ai timbri che evocano stati d'animo interiori: strumenti a fiato dolci (come oboe e clarinetto) per i momenti malinconici, archi per i climax drammatici. I colori orchestrali rispecchiano l'ambiente naturale, elemento chiave del romanticismo. In tal senso il celebre "Pourquoi me réveiller?" è esattamente immerso in un'atmosfera autunnale. Le tensioni sospese, di ispirazione wagneriana sono, tuttavia, sempre sposate al carattere melodico francese che privilegia la cantabilità, mentre il ricorso ad accordi minori e settimi diminuiti è funzionale alla sottolineatura dei momenti di maggiore drammaticità. La regia di Rosetta Cucchi predilige scenografie efficacemente minime, con un enorme albero presente sul palco in grado di concentrare l'attenzione sui personaggi e uno scorcio del focolare domestico e dei suoi interni. Sullo sfondo, alcuni pannelli digitali disegnano e ipotizzano quegli istanti di vita che Charlotte e Werther avrebbero potuto felicemente condividere senza gli ostacoli del rovinoso fato. Dmitry Korchak offre un'ottima prova, sia musicalmente che drammaticamente. Il tenore affronta con successo una faticosa scrittura lirica, spinta verso il registro acuto, simbolo del suo struggimento emotivo. La voce deve spesso trovare un equilibrio sottile perché spesso si fonde con l'orchestra, anziché emergere in netto contrasto, sottolineando la sua vulnerabilità. Di grande effetto la declinazione del "Pourquoi me réveiller", nel quale la melodia è costruita su una progressione crescente che amplifica il senso di struggimento, ma anche l'apertura in acuti di ampia intensità sonora nei la diesis del Lied d’Ossian. Il mezzosoprano Annalisa Stroppa ha un bel colore, con centri pieni e ascesa agli acuti ben timbrata e affronta in maniera convincente i momenti di ampio respiro drammatico, il suo canto alterna calore materno e passione repressa; di grande afflato l'aria delle lettere e bene anche il duetto dell'atto III nel quale affiora chiaramente il livello emotivo intenso, con un crescendo orchestrale e vocale che culmina in un’esplosione di disperazione. Di valore anche il "Va! Laisse couler mes larmes" con un bel controllo del legato e le note centrali sostenute con morbidezza. L'Albert, interpretato dal baritono sonoro Matteo Guerzé è risultato gradevole, superando persino i passaggi orchestrali più ardenti. Il suo "Elle m'aime… elle pense à moi!" era appassionato e assertivo. Alessio Verna si cimenta nel ruolo di Le Bailli, padre di Charlotte. Il baritono ha un calore opulento e una sicurezza vibrante e piacevole. Il ruolo di padre vedovo di una famiglia numerosa potrebbe facilmente cadere preda di cliché, ma qui produce una performance compiuta e convincente come tutore compassionevole dei suoi figli. Agile e vocalmente radiosa la Sophie di Claudia Ceraulo capace di tratteggiare con personalità un personaggio spesso ingiustamente relegato ad una superficiale frivolezza; nella sua aria "Du gai soleil" affronta la linea melodica scalare con buon controllo e frasi agili ed ornamentate e il suo suono appare sempre brillante e vivace ma mai a discapito del fraseggio. Riccardo Frizza dirige un'ottima Orchestra del Comunale con un acuto senso del dramma, cogliendo appieno il crescente senso di disperazione in questa brillante partitura. L'ouverture fatidica e agrodolce, che imposta la scena in modo così convincente e porta l'ascoltatore nell'atmosfera quasi claustrofobica che permea questo dramma, è suonata con sensibilità così come gli intermezzi che legano insieme le scene senza soluzione di continuità. Nel complesso, la sensibilità è la parola d'ordine di questa produzione e la direzione riesce a far risplendere la strumentazione impressionistica di Massenet. Bene, infine, il Coro delle Voci bianche preparato secondo consuetudine da Alhambra Superchi.
Foto: Andrea Ranzi
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WERTHER Dramma lirico in quattro atti Libretto di Édouard Blau, Paul Millet e Georges Hartmann Musica di Jules Massenet
Werther Dmitry Korchak Charlotte Annalisa Stroppa Albert Matteo Guerzé Sophie Claudia Ceraulo Le Bailli Alessio Verna Johann Dario Giorgelè Schmidt Xin Zhang Brühlmann Yuri Guerra Kätchen Giulia Alletto
Otchestra, Coro delle Voci Bianche e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna Direttore Riccardo Frizza Maestro del Coro di voci bianche Alhambra Superchi Regia Rosetta Cucchi Scene Tiziano Santi Costumi Claudia Pernigotti Luci Daniele Naldi Costumi ripresi da Massimo Carlotto
Produzione del Teatro Comunale di Bologna
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