Home Recensioni Live John McLaughlin & The 4th Dimension - Bologna, 25 Novembre 2012

John McLaughlin & The 4th Dimension
Bologna, 25 Novembre 2012

Bologna, 25  Novembre 2012 - Bologna Jazz Festival - Teatro Europauditorium
Servizio fotografico a cura di Luca Bolognese

John McLaughlin & The 4Th Dimension è un'idea musicale. Quella che si dispiega in una splendida serata a Bologna, a chiusura dell'ottimo cartellone del Jazz Festival 2012. Intreccio di linguaggi profondamente eterogenei che confondono il jazz con drive elettronici, keys marcate ed una crescita virtuosistica sulla sei corde che sembra non conoscere fine. Un'altra tappa nel processo evolutivo del chitarrista inglese, nella quale i dettami che furono della Mahavishnu Orchestra trovano linfa rinnovata nella interpretazione ad opera di nuovi formidabili attori, rifuggendo dalle stantie operazioni nostalgiche.
La scaletta proposta, complessivamente, attinge poco dal materiale del bel disco To The One (2010). McLaughlin impiega una sola chitarra ed effetti ridotti all'osso. Il fraseggio è scorrevole e limpido sulla tastiera della elettrica, suona quartine a raffica ed è il referente di ogni serrato dialogo con gli altri componenti. Non è un mistero che manchino frasi di corposo respiro, ma il marchio di fabbrica del chitarrista ha un'altra declinazione: patterns ampi, contenuti cambi di dinamica e pochissime frasi cantabili. Folgorante l'esecuzione di "Trancefusion" (dall'ottimo recente lavoro Now Here This), brano di agile composizione e annichilenti le progressioni fusion tecnologiche di "Call And Answer".

Il jazz modale è poi tutto riassunto nel blues in 5/4 di "Echos From Ten". Un mix, distillato ad arte, dell'abilità di McLaughlin nel massimizzare melodia e lirismo. Inevitabile tornare con la mente al Miles Davis di A Tribute to Jack Johnson (1971), anche se adesso l'inclinazione è più marcatamente funk. L'inglese, a 70 anni, suona in maniera ancor più incredibile rispetto a quella sessione essenziale con il trombettista che quarant'anni fa stravolse le rotte del jazz tradizionale. Etienne Mbappe al basso, ostenta un groove roccioso sia nei soli che nell'accompagnamento ed è micidiale negli attacchi. Barot, dietro i tamburi della sua Sonor, viene sfidato a duello in due occasioni (in una delle quali, propone uno scat vocale formidabile su tempi difficili da gestire per continui spostamenti di accento), dal devastante Husband. Due stili profondamente distanti (evidente l'eterogeneità nell'esecuzione del drum duet di "The Fine Line"): l'inglese è travolgente negli intrecci tra crash, ride e cassa e alterna rullate e terzine massacranti, l'indiano, per converso e a compensazione, è a tratti morbido, con una impostazione più vicina ai canoni del jazz. Grande tecnica per entrambi sposata ad una spiccata sensibilità ritmica.

Husband alle tastiere (dal suono talora un po' datato), spesso improvvisa con la mano destra e con la sinistra ricorre alla modulation wheel. Ammirevole la scelta di McLaughlin di porre in risalto gli altri musicisti. Barot ha spesso spazio per il suo assolo sugli ostinati condotti da Mbappe e McLaughlin all'ombra dei riflettori e si merita più volte il tributo dell'intera platea. La chitarra torna spesso a recuperare il tema, il fraseggio viene portato all'unisono con il basso. McLaughlin è spesso inebriante, affiancato dal contrappunto sobrio delle tastiere di Husband che sovente, in alcuni dedali, evoca il fascino del grande Joe Zawinul o del Chick Corea dei migliori RTF. L'esibizione è densa di scale complesse, armonizzazioni, bending stoppati, intrecci blindati e virate improvvise in direzione di costruzioni musicali a volte impalpabili, arricchite dai synt di Husband e dalla accurata gestione del suono messo a punto sul suo laptop. McLaughlin è un uragano, privilegia volumi sostenuti e poche dinamiche ma valorizza all'occorrenza il suo ruolo ritmico.

Mirabile, in chiusura, l'inno al grande compositore Piero Piccioni con "Light At The Edge Of The World", brano reso famoso da Pharoah Sanders, ed eseguito, con delicatezza, da chitarra e piano quasi a temperamento di una serata di superba ferocia musicale. L'encore, reclamato ad altissima voce dagli oltre 700 presenti, non poteva che essere la collaudata preghiera di Coltrane, "A Love Supreme". Una preghiera che si scioglie lentamente nel sussurro a cappella dei quattro musicisti e sfonda la quarta dimensione per trovare ben presto, come unico limite, il tetto del cielo.


John McLaughlin: Chitarra
Gary Husband: Tastiere, batteria
Etienne Mbappe: Basso elettrico
Ranjit Barot: Batteria

Data: 25/11/2012
Luogo: Bologna - Teatro Europauditorium
Genere: Fusion

 

 

 

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