Home Recensioni Live Le Nozze di Figaro - Bologna, Comunale Nouveau, 21 Maggio 2023

Le Nozze di Figaro
Bologna, Comunale Nouveau, 21 Maggio 2023

Le nozze di Figaro furono scritte e composte verso la fine del XVIII secolo, anni nei quali la società stava subendo un enorme mutamento politico: i privilegi preconfezionati della borghesia non erano più riconosciuti in modo indiscusso, ma dovevano da quel momento in poi essere rinegoziati. I regolamenti precedenti furono completamente confusi e modernizzati, motivo per cui Mozart e Da Ponte attaccarono duramente i nervi scoperti dei tempi riesaminando e guardando con occhi diversi le strutture sociali precedentemente scolpite nella pietra. I temi al centro dell’opera sono rilevanti allora come lo sono oggi: prevaricazione sessuale, asimmetrie di potere, intrighi, lotte di genere. E poi due fuochi fondamentali, l'amore e la giustizia che animano l'azione: due spinte opposte in una società estremamente polarizzata da nobili che si adagiano sul passato e servitori scaltri, quali il Conte Almaviva e Figaro. Anche laddove lo spirito incendiario del racconto originario di Beaumarchais sembra essere stato disinnescato e ricondotto ad una innocua farsa tutta giocata su una commedia degli equivoci e delle identità, nei fatti il potenziale anarchico dell'intreccio tra desiderio e intrigo, amore e dissimulazione, felicità e disperazione rimane vivo e latente, scatenato dal potere seduttivo e sovversivo della musica di Mozart. La buona regia di Alessandro Talevi ambienta gli eventi in un presente indefinito; le stanze del Conte Almaviva possono essere adattate al gioco (e ai limitati spazi del Nouveau) attraverso candide pareti scorrevoli che consentono viste parallele e l’innesto di videoproiezioni molto misurate e pertinenti che alimentano la profondità di una messa in scena essenziale e ricettacolo di nascondigli.



Il Figaro impersonato da Roberto Lorenzi è fisicamente imponente e sfacciato, complessivamente corretto vocalmente, spintamente enfatico nel "Se vuol ballare", ma un po' targato nell’espressività e nella recitazione. La Susanna di Tetiana Zhuravel presenta il suo soprano non particolarmente colorato e a tratti vitreo con buona simmetria e musicalità, buono il fraseggio e l’utilizzo delle dinamiche anche se non scalda completamente il cuore. La Contessa d’Almaviva Maria Novella Malfatti ha una buona presenza scenica risultando elegante e aggraziata nei movimenti, ma appare in cattiva serata; le più esposte tra le sue arie, “Porgi amor”, d’ingresso, e “Dove sono” risultano entrambe inficiate da problemi di intonazione. Vincenzo Nizzardo nei panni del Conte d'Almaviva ha proposto un virile baritono, a tratti un po’ brusco; la sua aria di destrezza "Hai gia vinta la causa, vedrò mentr’io sospiro" era potente, ma è purtroppo scivolato nel diabolico passo di coloratura che la conclude. Costantemente esasperato, più che irato, per trovarsi sempre superato in astuzia, è sembrato complessivamente monocorde nell’ esposizione del personaggio. Il mezzosoprano agile e potentemente luminoso di Chiara Tirotta copre bene il ruolo da pantalone di Cherubino; rappresenta silenziosamente il carattere irrazionale dell'amore e del desiderio, mentre manipola invisibilmente i personaggi nei momenti in cui il loro desiderio è in diretto conflitto con la moralità e la ragione. Particolarmente apprezzabile nelle sue due arie ben cantate "Voi che sapete" e "Non so più cosa son". I restanti, numerosissimi, ruoli secondari sono apparsi complessivamente apprezzabili. Francesco Leone divertente come Bartolo, Paolo Antognetti come untuoso Don Basilio e Dario Giorgelè potente interprete del poco sobrio giardiniere Antonio. Laura Cherici, nei panni di Marcellina, non sembra però tenere il passo con gli altri ruoli, c'è un po' troppa poca voce e un po' troppa recitazione e indulge eccessivamente nella caratterizzazione. Patricia Daniela Fodor è una Barbarina ben connotata per ingenuità e fanciullezza, nella sua cavatina, unica in minore, “L'ho perduta! me meschina!” tratteggia efficacemente l’incertezza del viaggio interiore, sentimentale, dall'esito incerto. Come spesso accade, la sua perigliosa aria del quarto atto, “Il capro e la capretta”, è stata cassata. Il risultato finale è stata una serata mozartiana che ha impressionato positivamente per la sua precisione ed equilibrio tonale ed è risultata molto convincente in buca. L'orchestra diretta da Martijn Dendievel riesce a valorizzare elementi della composizione che spesso si perdono nella routine; i fiati agiscono con gusto come base sonora e come modulatori e a volte, anche sorprendentemente, come espedienti di effetto, un esempio tra tanti: i flauti sfacciati in "Venite inginocchiatevi" di Susanna oppure la solidarietà tra trombe e percussioni nell’unità di cambio di timbro, ma senza mai dover rinunciare al complesso suono misto. Nel complesso, è un piccolo miracolo di gioia e precisione musicale, che vale anche per gli ensemble. La nota dolente sono stati tuttavia i vistosi ritardi dei cantanti nei concertati, soprattutto nel settetto finale del secondo atto ed in quello del terzo che spesso hanno costretto direzione ed orchestra agli straordinari. Dendievel ha mantenuto il ritmo vivace e l’articolazione ordinata per tutto il tempo, chiedendo un'estrema destrezza nei recitativi pronunciati rapidamente e optando per tempi nitidi nelle arie più pensose, come "Porgi amor" e "Dove sono" della Contessa. Bene anche quando impiega efficacemente il rubato per la grande scena della riconciliazione e del perdono prima dell'esuberante ritornello finale e in generale scandisce gli eventi in modo convincente. Preciso anche il basso continuo; in tal senso, di assoluto rilievo sono risultati gli eleganti interventi al clavicembalo di Nicoletta Mezzini che hanno garantito speditezza del ritmo alla rappresentazione, sottolineato efficacemente i momenti comici e garantito fluidità nell’andamento dei recitativi secchi, ma anche disegnato con equilibrio le fasi di intimismo e maggiore lirismo, rifuggendo interpretazioni creative e un po’ spericolate del continuo alla Jacobs. Di assoluto valore, nei pur limitati frangenti di gloria concessi dall’opera, la prova del Coro preparato da Gea Garatti Ansini; il collettivo si mostra compatto e preciso rendendo efficacemente il “Giovani liete” di villani e villanelle nel primo atto e trasmettendone per intero il tratto spensierato ed ironico della scrittura omofonica.



Foto: Andrea Ranzi

LE NOZZE DI FIGARO

Commedia per musica in quattro atti K. 492

Libretto di Lorenzo Da Ponte

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Il Conte d’Almaviva: Vincenzo Nizzardo

La Contessa d’Almaviva: Maria Novella Malfatti

Susanna: Tetiana Zhuravel

Figaro: Roberto Lorenzi

Cherubino: Chiara Tirotta

Marcellina: Laura Cherici

Bartolo: Francesco Leone

Don Basilio: Paolo Antognetti

Don Curzio: Cristiano Olivieri

Barbarina: Patricia Daniela Fodor

Antonio: Dario Giorgelè

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Martijn Dendievel

Maestro del Coro: Gea Garatti Ansini

Regia e scene: Alessandro Talevi

Costumi: Stefania Scaraggi

Luci: Teresa Nagel

Videomaker: Marco Grassivaro

Coreografo e regista assistente: Danilo Rubeca

 

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