Home Recensioni Live Tosca - Bologna, Comunale Nouveau, 21 Luglio 2023

Tosca
Bologna, Comunale Nouveau, 21 Luglio 2023

Tosca comincia con tre accordi maggiori tesi, fragorosamente fatali, aggressivi nella dissonanza del diabolico tritono e si conclude con un suicidio.

Nel mezzo troviamo ogni grado dell’abiezione umana: torture, prevaricazioni e omicidi, oltre ad alcune delle più celebri arie del repertorio operistico di tutti i tempi. In fondo è una pièce teatrale che si sviluppa in teatro e la protagonista è un’artista. L’intreccio tra realtà, finzione e finzione che diventa realtà è continuamente presente. La religione abbraccia ogni azione dei protagonisti, ma non è mai compassionevole, solo scrutatrice. Il Te Deum possentemente intonato dal coro, eccitato dalla presunta vittoria degli austriaci sulle truppe napoleoniche in quel di Marengo tra le deflagrazioni scandite dai colpi di cannone ogni quattro battute, connota profondamente il primo atto e sancisce anche la mutazione di Scarpia in alto prelato, sempre più spregiudicato e bramoso di potere, non senza sottolineare le contraddizioni del personaggio, anche grazie al contrasto con le voci bianche dirette da Alhambra Superchi. Il secondo atto è centrale soprattutto dal punto di vista narrativo: Scarpia, persuaso di raccogliere i frutti dei propri sforzi, scivola negli inferi scaraventandovi tutti e pagando con la vita per primo. Tosca gli domanda disgustata “il prezzo” della liberazione di Mario, ed egli, udendo la richiesta, esplode in una risata luciferina, mentre l’orchestra ne accompagna la passione con un micidiale affrettare – rallentando le tre battute a seguire per poi tornare a tempo. Il «Vissi d'arte» di Tosca è un’aria straordinaria non solo musicalmente, ma anche in quanto flash back esistenziale in grado di fornire alla protagonista la forza fisica e morale per compiere un delitto, impedendo che la sua integrità venga macchiata dallo spregevole tutore della legge. L’ultimo atto contiene tutti gli elementi descritti. Si conclude con un gesto clamoroso, una esecuzione farsesca che diventa tragicamente vera. Il grave rintocco sostiene il motivo, largo, che, dopo il canto d’amore del soave quartetto di violoncelli, sospinge Mario al fremito della celebre e disperata romanza. La morte scenica, dicevamo, che si trasforma in morte reale, osservata soltanto dalle tenebre e celebrata con il grido disperato di lei (“O Scarpia, avanti a Dio!”) che si toglie la vita a Castel S.Angelo inseguita nel gesto estremo dall’orchestra in fortissimo.


Nella rappresentazione del 21 luglio al Teatro Nouveau di Bologna sono molti gli elementi convincenti: regia e costumi aderenti al libretto e al contesto storico, giochi di piani scenici che sfruttano al meglio le dimensioni ridotte del palco, luci curatissime ad esaltare i colori vividi degli abiti e dei dipinti, anche nell’alternanza tra le luci calde che accompagnano le figure positive e luci fredde, improvvise, all’ingresso di Scarpia. Di ottimo livello vocale i cantanti Roberto Aronica (Mario Cavaradossi), Carmen Giannattasio (Floria Tosca) e Ambrogio Maestri (Scarpia), spesso però schiacciati da sonorità eccessive dell’orchestra. Spicca in particolare Carmen Giannattasio per eleganza nel fraseggio e sicura presenza scenica; nel “Vissi d’arte” delizia con il forte Si bemolle acuto sulla seconda sillaba di “signor” profondendosi in un grido accorato e lasciando, due battute dopo, che il Mi vaghi nell'etere con uno straordinario pianissimo; sicura e convincente anche nel sempre insidioso Do acuto della lama. Nella direzione di Oksana Lyniv, spiace dirlo, mancano i palpiti che pure accompagnano la scrittura pucciniana in ogni dettaglio. Manca la complessità degli stati d’animo di Cavaradossi, che si intuisce già dalle pennellate cromatiche di “Dammi i colori” via via sovrapposte che introducono “Recondita armonia”, manca il respiro del fraseggio che consentirebbe a Tosca di essere allo stesso tempo, solo apparentemente alternando i ruoli, donna innamorata del suo uomo e del suo lavoro, donna devota e gelosa, donna capace di slanci appassionati e di ira tremenda. Tutto può stare insieme in una stessa persona: Puccini lo sa e lo evidenzia con una scrittura in cui, a seconda di quello che accade sul palco, alterna strumenti, stratifica, svuota, dilata, saetta e sussurra. L’amalgama del suono è fondamentale in questa musica, la ricerca della rappresentazione più autentica dei personaggi viene per lo più resa vana dalla costante rigidità di un gesto talvolta ingombrante, tale da costringere l’orchestra a un suono duro che, malgrado il livello delle professionalità in buca, taglia con l’accetta la necessaria duttilità che occorre per descrivere stati d’animo e situazioni. Finalmente nel terzo atto succede qualcosa di magico: il quartetto di violoncelli, una delle pagine più intense mai scritte per l’opera, introduce, prima mista al canto e poi solo strumentale, la morbidezza di fraseggio e il calore del tema d’amore di cui si sentiva il bisogno fin dall’inizio dell’opera. Delicatezza, respiro, incastro tra le parti, rispetto delle dinamiche, cura del dialogo e dell’attesa dell’altro: è tutto scritto in questo passo, magistralmente eseguito dal quartetto di violoncelli del Teatro Comunale di Bologna, guidato dal M° Francesco Maria Parazzoli, il cui suono dell’ultima nota, lunghissima, si fonde con l’inizio del celebre solo di clarinetto, magnifico nell’interpretazione del M° Alessandro Falco, che introduce “ E lucean le stelle”. Puccini è uno straordinario descrittore dell’animo umano: all’uscita da teatro resta una buona impressione dello spettacolo e un po’ di rammarico per aver sentito solo a tratti la commozione profonda che la partitura di Tosca, nella sua perfezione, promette sin dalla prima nota. Un’occasione vissuta a metà, come sempre accade quando si lascia il cuore sullo sfondo.



Foto: Andrea Ranzi

 


Tosca

Melodramma in tre atti

Musica di Giacomo Puccini

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma storico La Tosca di Victorien Sardou

Direttrice: Oksana Lyniv

Regia: Giovanni Scandella

Maestro del Coro: Gea Garatti Ansini

Scene: Manuela Gasperoni

Costumi: Stefania Scaraggi

Luci: Daniele Naldi

Maestro del Coro delle Voci Bianche: Alhambra Superchi

Personaggi e interpreti

Floria Tosca: Carmen Giannattasio

Mario Cavaradossi: Roberto Aronica

Il barone Scarpia: Ambrogio Maestri

Cesare Angelotti: Christian Barone

Il Sagrestano: Paolo Orecchia

Spoletta: Paolo Antognetti

Sciarrone: Tong Liu

Carceriere: Christian Barone

Orchestra, Coro, Coro Voci Bianche e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

 

 

 

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