Non sono certo dei giovincelli i nostri amici russi, la band infatti si forma, come viene scritto nella biografia allegata, alla fine del lontano 1992 in una cittadina sperduta chiamata Perm situata nel cuore degli Urali.
Il loro primo demo, “The Death Of A Byte” è datato 1993, ed è che con esso che inizia la storia dei Grenouer, che li porterà nel corso degli anni a passare attraverso i generi più disparati, dal brutal-gore al black al death, fino a portarli a questo “Try”, uscito nel 2006, che segna invece il passaggio ad un trash dal sapore cyber. Se dovessi fare dei paragoni, sicuramente la prima band a cui si potrebbero accostare sono i Sepultura, quelli degli esordi come sound e quelli di “Roots” come spirito di sperimentazione. Il richiamo al cyber è dato da quel vago riferimento, tramite l’uso di suoni per così dire “spaziali”, ai Fear Factory. Il gioco è fatto: basta sommare, operare un classico “2+2” e capirete la sostanza di “Try”. I richiami sono più che palesi, ma in fondo i nostri ce la mettono tutta per far sembrare il malange quel tanto originale che basta a non farli sembrare una mera copia delle due succitate band. Se “Presence With War”, album del 2003, segna un salto di qualità (con masterizzazione fatta ai mitici Finvox studios) e di locazione (il gruppo infatti si sposta a San Pietroburgo), “Try” rappresenta la conferma di un nuovo corso per la band. Sebbene questo cd alla fin fine non rappresenti nulla di eccezionale a livello tecnico/compositivo, ha il suo punto di forza nella produzione, certo, nulla di trascendentale, non eccellentissima, ma sicuramente ottimale, ci permette cioè di capire quello che fa ogni singolo strumento e di carpire alcuni importanti dettagli creativi. E sotto quest’aspetto un grazie andrebbe ad un tale di nome Anssi Kippo, produttore tra l’altro dei tanto chiacchierati Children Of Bodom e Impaled Nazarene per citarne alcuni. Tirando le somme: un disco per chi non ha molte pretese e ami il trash alla Sepultura. 65/100
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Ind: Voce Anno: 2006 |