Proseguendo nell’analisi mi trovo molto in difficoltà a dover descrivere quello che propongono, nel descrivere insomma il loro stile. Mescolano un po’ di tutto, o meglio a volte troviamo un riff thrash e il cantato death, a volte la chitarra è tipicamente death mentre la batteria è quella tipica del trash. Il tutto è reso ancora più fumoso dall’alternanza di due voci: una pittosto stridula (ma non fastidiosa) oscillante tra il grind e il black e il tipico growl death metal. Annoverati nelle file del metalcore, a mio parere di questo ne rimangono solo alcune sonorità e ad essere più specifici, questo è dovuto alla scelta dei suoni durante la registrazione i quali sono quelli di tutte quelle migliaia di gruppi metal/brutal/core che stanno nascendo come funghi in questo ultimo periodo. Se proprio dovessi citare dei gruppi è come se mettessimo nel frullatore In Flames, Dismember, Slayer e The Black Dahlia Murder. Ovviamente e per fortuna, è la matrice death che la fa da padrona in questo cd. L’album si presenta però molto coeso e organico dal punto di vista strutturale. Le canzoni scorrono una dopo l’altra, sono tra loro si diverse, ma si sente che qualcosa le lega. Questo qualcosa è il concept che sta dietro il loro lavoro, parlano di mostri, di crature marine. Già il loro nome dirà qualcosa a molta gente: Dagon è un racconto, nonché un personaggio di H. P. Lovecraft. Affascinati dal mondo del sommerso inventato dallo scrittore loro compatriota, non si sono solo inspirati, ma hanno ripreso i suoi racconti. Di facile ascolto, è un disco che si presenta interessante su più fronti, e che potrebbe piacere a molti metalheads. 70/100
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Briant Daniel: Chitarra Anno: 2007 Sul web: |