Castel San Pietro (BO), 19 Marzo 2011 - Teatro del Cassero
Photo Courtesy: Alessandro Achilli/Musica Jazz All'interno della cornice del Crossroads Festival, presso il grazioso teatro del Cassero di Castel San Pietro Terme, c'era grande attesa per l'esibizione di Keith Tippett e Louis Moholo, due artisti che hanno contribuito profondamente alla emancipazione del jazz inglese nell'ultimo mezzo secolo. Poi è la volta di Keith Tippett, che, dicevamo, può essere indicato tra i principali elaboratori di un jazz non semplice, d'avanguardia per incasellarlo, che nel corso di almeno la seconda porzione degli anni sessanta, originò nel Vecchio Continente alimentandosi di volta in volta di parecchie suggestioni provenienti dal free d'oltre Atlantico. Le chiavi di comunicazione musicale adoperate da Tippett sono costituite da uno stile pianistico pregno, variegato e nel medesimo tempo armonico e misurato; nel suo seno innesta un crogiuolo molto ampio fatto di richiami all'intera storia del jazz, ammiccamenti al blues di McCoy Tyner o Thelonious Monk, le scelte più ardite del free. E però, l'insieme, è sempre amalgamato in maniera equilibrata, tutto è raccordato da una spiccata musicalità, da un costante interplay e sonorità calorose. In questa occasione, pur circoscrivendo l'esibizione a non più di tre quarti d'ora e dilatandola senza soste in una unica sessione, il loro concerto si è proposto come una ventata di novità e di recupero delle origini: potremmo definirla come una summa compendiaria di cosa significhi il termine jazz inteso come anelito più reale e radicato incarnato dalla fusione di due sentimenti privati saldati e confusi in un sentimento congiunto. Persino le spigolosità usate da Tippett e connaturate alla sperimentazione d'avanguardia, cassa armonica percossa con le mani, corde del pianoforte pizzicate con le dita, apparivano integrate fluentemente in un linguaggio d'assieme di grande musicalità. Louis Moholo, del pari, è energico ma versatile e leggero; la timbrica risulta pregiata e l'impiego del fraseggio ha una spiccata predilezione per le poliritmie di chiara matrice africana. Il feeling tra i due è risultato notevole, con Tippett sostenuto sapientemente nelle sue creazioni da un Moholo poliedrico e raffinato. Due leoni insomma, ma soprattutto due grandi amici anche lontano dai riflettori.
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Keith Tippett: Piano, Direzione Data: 19/03/2011
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