“Se è un album di prog che la gente vuole da me, avrà un album di prog!” Con queste parole, pronunciate confidenzialmente nel corso di un incontro avuto con chi scrive, Aldo Tagliapietra lanciava una sfida virtuale a tutti quelli che avevano storto la bocca per le virate cantautoriali espresse nell’album “Nella pietra e nel vento” (da noi, invece, molto apprezzate. Recensione qui: www.artistsandbands.org/ver2/recensioni/recensioni-album/2851-aldo-tagliapietra-nella-pietra-e-nel-vento), pur nella consapevolezza di non essere affatto costretto, dopo più di 40 anni di onorata carriera, a doversi mettere nella posizione di dimostrare qualcosa a terze persone.Pertanto, indossate vesti a lui congeniali, egli si è rituffato con convinzione nella policroma compagine sviluppatasi nel corso di quello che può essere definito senza dubbio il decennio progressivo per eccellenza, gli anni ‘70, pienamente consapevole dell’importanza che il suo gruppo di allora, Le Orme, rivestì in quel particolare momento storico. Affermando quanto sopra, non intendiamo limitarci alla sola scena nazionale, ma alludiamo, evidentemente, a quella internazionale, all’interno della quale, lo si ricorda per i più disattenti, Le Orme degli anni ’70 hanno rappresentato – e rappresentano tuttora – uno dei gruppi di maggior rilievo. Nasce così il quinto album solista di Aldo Tagliapietra, una fatica discografica che tratteggia tout-court scenografie di stampo progressivo. Basterebbe soltanto questa introduzione a qualificare la validità artistica di quest’opera, a nulla valendo ulteriori precisazioni. Tuttavia, l’entusiasmo che ci pervade nel momento dell’ascolto ci induce ad un maggiore e doveroso zelo: almeno 6 dei 12 brani presenti nel nuovo lavoro valgono da soli l’acquisto dell’opera tutta. “Dentro il sogno”, ad esempio, alterna intermezzi seicenteschi al clavicembalo a marce incalzanti prodromiche di esplosioni squisitamente romantiche mentre le discordanze sonore di “Riflessi argentati”, spesso confluenti in efficaci alchimie disarmoniche, paiono un naturale e legittimo prosieguo delle dissonanze oscure presenti nel classico “Sospesi nell'incredibile”, brano il cui pathos è qui tributato almeno due volte, giacché, nella migliore tradizione progressiva, la reprise proposta appena quattro pezzi dopo ripropone all’ascoltatore il leitmotiv principale, con ancora più accentuate (ed ottimizzate) soluzioni eufoniche. Detto ciò, non ci ha affatto stupito apprendere dalla rete che, dal vivo, Aldo Tagliapietra ha scelto di presentare uno spettacolo suddiviso virtualmente in due parti, nella prima delle quali propone l’opera appena uscita, nella seconda, integralmente, il già citato “Felona e Sorona”. Ciò, evidentemente, nella considerazione, che noi condividiamo senza riserve, che le due opere appaiono intimamente correlate, relazionate tra loro da un fermento emozionale che cancella all’istante 40 anni di range temporale. 90/100
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Anno: 2013 |