INTERVISTA
A&B: Bentrovati. Se me lo permettete, vorrei delle anticipazioni sul nuovo album. Quale sarà la compagine di riferimento: il rock cantautorale degli anni '80, il prog degli anni '70, il jazz rock di "Jet Lag", le corali espressioni di "Dracula" o le magnetiche suggestioni di "Stati di Immaginazione"? Franz Di Cioccio: Top Secret! Possiamo anticipare che, come da tradizione PFM, sarà un disco diverso dai precedenti.
A&B: Chi, del gruppo, è impegnato nella composizione dei brani? Patrick Djivas: Franz e io. In alcuni brani ci sarà anche la partecipazione di Marco Sfogli.
A&B: Perché presentare la band come Franz Di Cioccio, Patrick Djivas e gli altri? Perché, ad esempio, Lucio Fabbri, pur essendo un membro storico, compare sempre come collaboratore o special guest? Franz Di Cioccio: La band non viene mai presentata con i nostri nomi, ma come PFM ed è quella attuale, quella contemporanea. E’ noto che Patrick ed io siamo membri storici quindi va da sé che siamo il punto di riferimento per tutta la comunicazione. Anche questa intervista segue questa linea. Gli altri componenti, come avrai notato, sono cambiati negli anni e non hanno nelle loro corde tutti gli argomenti che possono sollecitare la curiosità storica dei giornalisti. Patrick Djivas: Per Lucio è un caso a parte: lui è entrato negli anni Ottanta e oggi ha anche altre sue attività, quindi a volte non è presente, soprattutto quando la band è impegnata fuori dall'Italia. Di fatto è un membro in parte storico ma anche mobile. All'estero, oppure quando è occupato in produzioni varie, viene sostituito da Alessandro Bonetti.
A&B: Alcune riflessioni scaturite nel momento della repentina fuoriuscita di Franco Mussida dal gruppo suggeriscono, da fuori, con occhio esterno, che il distacco sia avvenuto non così serenamente come è stato più volte riferito (perlomeno questa è l'impressione che abbiamo maturato noi giornalisti e fan). E' possibile avere qualche dettaglio in più su questa dipartita piuttosto importante, nella vita della PFM? Franz Di Cioccio: Se hai avuto quelle sensazioni dovresti chiedere a lui. Noi possiamo risponderti solo alla domanda "Perché voi siete rimasti o meglio perché avete voglia di continuare?" Credo che avere voglia di fare un disco nuovo inedito sia già una bella risposta. Per la cronaca, PFM ha sempre guardato avanti e ha cambiato più formazioni. Chi esce ha i suoi motivi, chi resta ha i suoi, e la formazione attuale ha degli ottimi elementi come nella nostra tradizione quarantennale. Quello che conta per noi è fare buona musica, buoni concerti e buoni dischi. Al pubblico e ai giornalisti lasciamo tutta la libertà di giudicare e il tempo per fare sedimentare scelte e opinioni. Comunque vorrei informarti che a novembre dello scorso anno, Classic Rock UK, nella classifica dei cento artisti più importanti della storia della musica pone PFM (unico artista italiano) al 50° posto e la recensione dell’ultimo concerto a Londra con la formazione attuale concludeva così “Still Premiata after all this years”. Ergo se siamo ancora Premiata dopo tutti questi anni vuol dire che abbiamo seminato bene e siamo ancora in ottima salute. In conclusione mi sento di citare Springsteen: Born to run! Patrick Djivas: Io aggiungo anche una battuta alla Steppenwolf: Born to be wild!
A&B: All'atto della fuoriuscita di Mussida, avete cercato di riorganizzare la formazione coinvolgendo membri passati del gruppo o vi siete limitati a cercare un suo sostituto? Franz Di Cioccio: Come ho già detto, non guardiamo mai al passato ma sempre avanti e, comunque, Marco Sfogli non è il sostituto di nessuno. E' un chitarrista formidabile con una sua grande personalità musicale. Noi cerchiamo sempre novità e mai repliche, esattamente come ci comportiamo con i nostri dischi. Patrick Djivas: Nessuno prende il posto di nessuno: Mussida rimane Mussida e Sfogli è Sfogli. La diversità, per PFM, è sempre stata un valore aggiunto.
A&B: Parlando di discografia recente, c'è la possibilità di vedere pubblicati su vinile i titoli editi soltanto in CD? (si parla degli album in studio "Serendipity", "Dracula", "Stati di immaginazione" e dei live "www.pfmpfm.it (il Best)", "Live in Japan", "Piazza del Campo", "Live in Roma") Franz Di Cioccio: Per gli ultimi due titoli che hai citato (pubblicati da Aereostella) non pensiamo sia possibile, considerando che sono entrambi dischi registrati dal vivo. Per gli altri... bisognerebbe chiedere a Sony.
A&B: Ho citato "Serendipity", un album assai interessante, sebbene atipico, per la presenza di brani completamente diversi da quanto fatto in passato e quanto si farà in futuro, forti di moderne sonorità pop-rock, fugaci ma riuscite apparizioni nella compagine elettronica, magnetismi tipici del genere prog. Personalmene ho apprezzato moltissimo la combinazione finale rappresentata da "Sono un dio" e "Exit", una delle cose più prog mai fatte dalla PFM. "Exit" è, a mio modesto avviso, una seconda "Impressioni di Settembre", seppur strumentale. Pur tuttavia, dal vivo, sia l'album tutto, sia questo binomio finale, sono stati piuttosto ignorati. perché? Patrick Djivas: Abbiamo suonato il disco nei tour successivi alla sua uscita sul mercato e tutt'ora presentiamo il brano "La Rivoluzione" in apertura dei nostri concerti. In quanto a "Sono un Dio" e "Exit" non sono mai stati proposti dal vivo perché nell'album la chitarra non era quella di Franco Mussida ma quella di Corrado Rustici.
A&B: Rimanendo in tema di discografia recente, siete a conoscenza che il vinile di "A Ghost", a due minuti dalla fine di "Promenade the puzzle", presenta un vuoto sonoro, che interrompe di una frazione di secondo il sonoro (non presente sul cd). Personalmente, ho anche richiesto la sostituzione del vinile, ma il difetto si è ripresentato identico anche nella seconda copia, talché ipotizzo un problema nella incisione del vinile. E' prevista una nuova stampa del titolo? Franz Di Cioccio: Non lo sapevamo e ci dispiace immensamente. Se è successo preghiamo di scrivere all'e-mail della Self (
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) in quanto il vinile è stato stampato da loro.
A&B: In una recente intervista i membri dei New Trolls che accompagnarono Fabrizio De André nella sua prima tournée, hanno dichiarato che loro fecero da apripista aiutando il cantautore a superare la sua riottosità ad esibirsi dal vivo (Giorgio Usai), mentre voi faceste "un gran lavoro discografico" (Ricky Belloni) e di arrangiamento (Gianni Belleno). Condividete queste osservazioni? Franz Di Cioccio: Soltanto in parte. Quando noi gli abbiamo proposto il tour, Fabrizio aveva chiuso con la musica e si era ritirato in Sardegna a fare il coltivatore/allevatore. Non ne voleva sapere di incidere e suonare, soprattutto dal vivo. Siamo stati noi a "riconsegnare" la sua arte al pubblico. Il nostro tour, che avrebbe dovuto continuare, è stato interrotto dal rapimento e, dopo questa esperienza, Fabrizio ha avuto bisogno di tempo prima di ricominciare. Per fortuna avevamo registrato due concerti e abbiamo avuto l'opportunità di pubblicare un prodotto discografico di eccellenza. Patrick Djivas: Per quanto riguarda i nostri arrangiamenti, Fabrizio non li ha mai cambiati. Sono rimasti quelli fino al suo ultimo concerto e… con l'aggiunta di pezzi ed atmosfere assolutamente originali e totalmente scritte da PFM. All'epoca, eravamo vincolati da una label con una esclusiva discografica, quindi dovemmo scrivere "Arrangiamenti PFM", non potendo condividere il disco come progetto unico, con il nome di entrambi gli artisti.
A&B: Quali le differenze tra il vostro lavoro con Fabrizio e quello concretizzato da Mauro Pagani con lui, negli anni immediatamente successivi? Franz Di Cioccio: Per i concerti live e dopo i nostri arrangiamenti, Fabrizio aveva necessità di un violino, quindi Mauro (ex PFM) era il candidato migliore. Suo figlio Cristiano non era ancora padrone del violino come lo è oggi. Patrick Djivas: Noi abbiamo unito il rock con la poesia, Mauro, successivamente, ha introdotto la world music.
A&B: Gian Piero Reverberi ha recentemente usato parole di apprezzamento, ma anche di forte critica nei confronti della PFM, asserendo, da un lato che i vostri arrangiamenti "hanno di fatto reso possibili i concerti dal vivo effettuati da Fabrizio", dall'altro che "tutto ciò che la Premiata Forneria Marconi e/o altri hanno prodotto post mortem nel nome di De André (...) sembra una 'speculazione' su Fabrizio" (lo ha detto a noi di A&B QUI). Franz Di Cioccio: (risate) Falso! Noi suonavamo brani di Fabrizio con i nostri arrangiamenti anche quando Faber era in vita. Ne è la prova la registrazione nel 1992 de “Il pescatore” nell’album live “www. pfmpfm.it il best”, versione che Fabrizio apprezzò complimentandosi con noi. Ricordiamo anche un Primo Maggio a Roma dove, durante la nostra performance de "Il Pescatore", Fabrizio da dietro le quinte tifava PFM. Abbiamo arrangiato "La Buona Novella" dopo la sua morte perché ci è stata commissionata dal Festival Biblico di Vicenza. Noi avevamo suonato lo stesso disco nel 1970 proprio con Reverberi. I nostri nuovi arrangiamenti (con l'aggiunta di musica inedita) si sono tramutati in una vera e propria opera rock sui Vangeli Apocrifi che, a detta di molti, sono migliori del disco originale (che, ripeto, è stato suonato da noi nel 1970). Patrick Djivas: In quanto alla speculazione, è vero che tutti suonano De André ma per fortuna, diciamo noi! In questo modo il ricordo Fabrizio è ancora vivo e lui c'è ancora!
A&B: (nella intervista che si trova QUI), parlando dei "turbolenti" anni '70, Patrizio Fariselli ha dichiarato che non fu la sinistra proletaria ad essersi posta contro gli Area, ma "qualche ignavo di Stampa Alternativa, che sosteneva di non dover pagare per ascoltare un concerto; un concetto di fruizione della musica che non potevamo condividere, visto che di quello vivevamo. (...) Ricordo che l'amico Franz Di Cioccio, in occasione di una contestazione, poi mutatasi in animata discussione tra il pubblico e la PFM (loro sì che hanno avuto problemi, essendo un gruppo di gran successo), constatata l'impossibilità di dialogare in termini costruttivi, disse più o meno così: “Ah, volete riprendervi la musica perché è vostra? Ottimo! Allora voi riprendetevi la vostra, che io mi riprendo la mia” e se ne andò lasciando tutti con un palmo di naso". Franz, mi piacerebbe molto sentire l'episodio dalla tua bocca, magari contestualizzandolo adeguatamente al periodo storico. Franz Di Cioccio: Il concetto all’epoca recitava che la musica era di tutti per cui l’incipit della discussione era “Riprendiamoci la musica”. In questi frangenti il problema è sempre il medesimo. E’ difficile dialogare con una moltitudine di persone mossi dal comune denominatore della contestazione per affermare un'appartenenza ad un'idea o ad un qualsiasi movimento di opinione, senza che siano prese in considerazioni le ragioni di entrambe le parti. Parlavano tutti, troppi bla bla bla, ma il risultato era sempre lo stesso: la musica è gratis. Cosa impossibile questa, perché dietro ad un concerto ci sono spese di allestimento, strutture da montare, tecnici da pagare e, non ultimo, i musicisti, i quali si divertono sul palco ma vivono suonando. Per questa ragione, al “riprendiamoci la musica”, la mia risposta fu ironica ma precisa: "Prego, venite pure, il palco lo diamo gratis e anche i tecnici sono free, questa è la mia batteria. Se volete, sedetevi pure e riprendetevi la musica. La vostra ovviamente, perché la mia, quella che volete ascoltare, me la riprendo io.".
A&B: Con riguardo ai testi di Stampa Alternativa, vi è mai capitato di leggere i libercoli "Riprendiamoci la musica” e “I padroni della Musica” (entrambi editi nel 1974 da Savelli/Stampa Alternativa), ove la PFM era piuttosto criticata, unitamente ai grandi del prog inglese? Franz Di Cioccio: Le critiche spesso sono gratuite ed anche non disinteressate. A onor del vero, neanche i libri di Stampa Alternativa erano gratis.
A&B: Patrick, hai fatto parte di due dei più grandi gruppi nazionali (e, a mio modesto avviso, internazionali). Tu sei francese naturalizzato italiano quindi ti chiedo se, oggi, con il senno di poi, tu riesci ad individuare gruppi francesi dell'epoca nei quali avresti potuto integrarti come hai fatto con gli Area e la PFM qui in Italia. Patrick Djivas: Per dovere di precisione, del tutto naturale da parte di un bassista (risate), devo dire che non sono naturalizzato italiano, almeno non ufficialmente, non da documento. Con il cuore è un'altra cosa. Rspondendo alla tua domanda, non sono mai stato un grande ascoltatore di musica di altri gruppi quindi la mia conoscenza è relativamente scarsa. Detto questo, mi piace ricordare un gruppo francese con una storia, anche se in tutt'altro genere, molto simile a quella della PFM: sto parlando dei Magma, un gruppo molto importante anche da un punto di vista internazionale. Li ho visti dal vivo, molti anni fa, quando suonavo ancora con gli Area, e ricordo di avere pensato: “beh, lì dentro potrei divertirmi non poco...”
A&B: Patrick, un aggettivo per ciascuna delle tue esperienze con gli Area e con la PFM. Patrick Djivas: Un aggettivo è poco per descrivere le emozioni provate suonando in questi due grandi gruppi. Diciamo che per gli Area mi viene in mente una parola forse inaspettata ma che dipinge il mio stato d’animo dell’epoca: "inesorabile". Inesorabile com’è stata la scelta di fare una musica fuori dalle regole; inesorabile la dedizione obbligatoria per passare dal rock-beat al rock-jazz; inesorabile il destino di questo grandissimo gruppo. Era così e non poteva essere altrimenti. Quando penso a PFM, la parola chiave è "stupore": stupore per la facilità con la quale si suona musica tutt'altro che semplice; stupore per ritrovarmi a suonare al Madison Square Garden di New York o alla Royal Albert Hall di Londra; stupore per fare parte di un gruppo internazionale amato in tutti il mondo dopo più di 40 anni dalla nascita; stupore per la passione che anima il gruppo come se fosse ancora agli esordi. Ma, si sa, sentirsi sempre agli esordi è la chiave per sentirsi sempre affamati.
A&B: Come noto, alla fine degli anni '70, la PFM volse lo sguardo alla formula canzone, peraltro condita con elementi di rock urbano. Quello era il periodo della nascita del punk, caratterizzato da "artisti" che denunciavano una certa ampollosità musicale da parte di gruppi prog. Una recente dichiarazione di Mick Hucknall dei Simply Red riprende pari pari il pensiero esternato allora da musicisti punk (“Quando arrivarono i Sex Pistols per me fu come una liberazione. Che non sapessero suonare per il momento non aveva alcuna importanza. Finalmente quattro ragazzi che arrivavano e in venti minuti scatenavano un gran casino: a chi poteva fregare di subire tre ore di merdose suites degli Yes?”). Quanto il punk - con riferimento alla durata dei brani e alla immediatezza degli arrangiamenti - influenzò le scelte effettuate allora dalla PFM? Franz Di Cioccio: Il punk non ha mai influenzato PFM. Il periodo storico era quello che era e i valori degli anni Settanta erano via via scemati dando spazio all'individualismo con tutto quello che ne consegue (guarda oggi!!!). Noi abbiamo fatto un rock metropolitano con un occhio di riguardo ai testi, cosa insegnataci da De André. Prima del tour con Faber, eravamo musicisti che davano poca importanza alle parole; negli anni Ottanta invece abbiamo iniziato a pensarci. I brani erano scritti in forma canzone invece che suite, è vero, ma per espandere quelle canzoni avevamo tutto lo spazio nei concerti live e ci siamo sempre divertiti molto sul palco. Oggi, per fortuna, c'è una rivalutazione dei brani lunghi e... gli Yes ottengono ancora tanto successo (risate).
A&B: La prima dipartita di Premoli, è legata a queste scelte? Franz Di Cioccio: Assolutamente no!
A&B: Parlando di chi fu chiamato a sostituirlo in occasione della sua seconda uscita, il tastierista Gianluca Tagliavini entrò in formazione, collaborò addirittura co-componendo uno o due brani (se non erro) dell'album "Stati di Immaginazione" e poi uscì dal gruppo. Franz Di Cioccio: Tagliavini non ha mai composto con PFM. In "Stati di Immaginazione" tutti i brani sono PFM e alcuni erano stati composti prima dell’uscita di Flavio Premoli e quindi sono firmati anche da lui. Patrick Djivas: L’uscita di Tagliavini? Non l'abbiamo capita neppure noi.
A&B: Sempre rimanendo in tema di ex membri, nel 1997, quando il gruppo si riunì dopo 10 anni, perché Mauro Pagani non fu interessato? Ci provaste, voi quattro, a coinvolgerlo? Franz Di Cioccio: Alla cena di ritrovo eravamo tutti presenti.
A&B: Voi avete ospitato sul palco diversi artisti blasonati, non ultimi Ian Anderson e Peter Hammill. Con quali (anche comprendendo non soltanto questi due ma altri da me non citati) vi siete trovati meglio e con chi, invece, non vorreste più collaborare e per quali motivi? Patrick Djivas: Sono entrambi grandi, sia professionalmente, sia umanamente. Franz Di Cioccio: Collaboreremmo ancora con entrambi se capitasse l'occasione.
A&B: Ero presente al concerto del "Celebration Day", tenuto a Milano l'11 novembre del 2002. Ricordo perfettamente che Franz disse che la collaborazione con il citato Peter Hammill (che già compariva nel bellissimo brano "Sea Of Memory" presente in "Live in Japan", pubblicato pochi mes prima) non si sarebbe limitata a quel concerto. Invece no. Cosa è successo? Franz Di Cioccio: In realtà, la collaborazione è continuata per altri concerti, sia in Italia, sia a Londra. E' chiaro che con artisti differenti vanno sincronizzati i tempi e a volte non è possibile per impegni diversi da ambo le parti.
A&B: "Prog" è un etichetta che si riferisce ad un genere nato prima della coniazione del termine. Come noto, infatti, negli anni '70 si parlava di "Pop". Oggi, il genere e l'etichetta sono largamente tornati in auge, seppur in seno ad una comunità di nicchia: molte sono le band che amano descriversi richiamando questa compagine; in molte riviste di settore, la stessa è sempre citata; molti festival, tra cui il nostrano e prestigioso Prog Exhibition, richiamano espressamente il genere nel titolo; una testata editoriale, per la prima volta in Italia, si presenta al pubblico con un titolo che, addirittura, riprende pari pari la citata etichetta. Per voi, ha ancora senso parlare di Progressive, oggi? Franz Di Cioccio: No! Noi preferiamo parlare di "musica immaginifica". Prog Exhibition è nato come unico festival per il compleanno della musica progressiva, quindi è stato chiamato così da Iaia De Capitani (nostra manager dal 2002) per facilitare la comunicazione, ma il sottotitolo, se ricorderai, era "il festival della musica immaginifica".
A&B: Ricordo perfettamente ed hai ragione. Parlando quindi di musica immaginifica, quali sono i lavori della PFM che voi ritenete come chiara espressione di questo genere musicale? Franz Di Cioccio: Beh, i primi dischi sicuramente. Parlando di cose più recenti, "Stati di Immaginazione" e “PFM in Classic”.
A&B: Ritengo "Stati di Immaginazione" il miglior lavoro della band dagli anni '80 in poi, peraltro in competizione con alcune delle uscite degli anni '70. Quali sono gli altri recenti lavori da voi preferiti? E quali quelli degli anni '70? Patrick Djivas: Non rinneghiamo alcun disco. Ogni tappa è servita per arrivare alla boa successiva, tenendo conto delle capacità musicali di ognuno di noi e della società, al momento della composizione di ogni brano.
A&B: Abbiamo finito. Avete campo libero per un ultimo messaggio ai nostri lettori e ai fans. PFM: abbracciamo tutti e tenetevi pronti per la prossima avventura PFM.
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