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Nick Cave & The Bad Seeds
Let Love In

Molti artisti contano su discografie sterminate, ma sono pochissimi ad avere in proporzione un elevato numero di capolavori rispetto alle uscite copiose. Nicolas Edward Cave, in arte Nick e senza il secondo nome, appartiene alla rara schiera di cantautori capaci almeno per una decina di anni buoni di incidere album dallo spessore artistico elevatissimo, compreso questo “Let Love In”, uscito nel 1994. Di ritorno dal Brasile per trasferirsi nuovamente a Londra, l’artista australiano dedica una rock opera all’amore ed all’eros, in tutte le sue forme e sfaccettature (compresa la masturbazione), alternando ballate cupe e maestose a brani più ritmati e corrosivi, quasi in onore ai tempi che furono della sua esperienza giovanile con i Birthday Party.
Cave è ancora un drogato senza speranze quando incide questo disco con i fidi Bad Seeds, pronti a raccogliere in musica le sue deviazioni amorose ed erotiche: Blixa Bargeld, con la sua chitarra, stende in note gli umori del “poeta maledetto” ed un ritmica a tratti epica e funerea dona un’aura di eticità al tutto, segno che il passo tra l’amore e la morte a quanto pare è assai breve (aspetto che verrà poi concretizzato due anni dopo nelle ballate della morte). L’organo ed un rullante di batteria aprono per i rintocchi di pianoforte della straziante “Do You Love Me”, con Cave che narra l’iniziazione sessuale di un’adolescente al cinema, mettendo subito in chiaro che dal punto di vista delle liriche, qui si va oltre il consentito; subito dopo, nella più solare e rilassata ballata “Nobody’s Baby Now”, Cave riesce ad essere affettuoso nei confronti di una giovane 17enne senza approfittarsene, impiegando le mani unicamente per gesti d’affetto, piuttosto che come mero strumento sessuale (tutto questo il giorno del suo compleanno).
Terminata definitivamente l’era del blues sgangherato e “maledettamente” inaccessibile degli esordi, Mr. Tupelo è un 36enne desideroso di comprendere se può amare e se può essere amato, lasciando alla sola “Lover Man” spazio ancora per la sua insaziabile voglia di fornicare, col pezzo che negli anni verrà ripreso da insospettabili come Metallica e Martin Gore dei Depeche Mode.
In “Jagling Jack” racconta la fine di un inglese ucciso in un locale statunitense, rilasciando di fatto un testo antiamericano, dove per metafora si vuole colpire il marcio di una società decisamente violenta. L’armonia della chitarra di Bargled la fa da padrona nell’altra splendida ballata barocca e romantica: “I Let Love In”, un classico di Cave tutt’oggi dal vivo, dove un ritornello efficace e di facile presa, sotto una cascata di note di pianoforte e cori femminili esplode in tutta la sua sensualità vocale.
Thirsty Dog” è invece un selvaggio country-punk dal riff rugginoso e tagliente, dove la lirica assume più il piglio di un fiume in piena ed i colpi di Thomas Wylder inferti alla batteria sembrano più cazzotti dati sul mento con violenza inaudita, così come violento è l’impatto del pezzo in un contesto dove regna una certa attenzione per la forma “canzone melodica”, piuttosto che la cavalcata elettrica. Sul finale arriva così “Ain’t Gonna Rain Anymore”, che torna su lidi più pacati, ma oscuri e dark: le percussioni sembrano essere il tributo alla permanenza sudamericana dell’artista, mentre la più spoglia “Lay Me Low” ci propone il lato più pop di Cave prima di arrivare alla seconda parte di “Do You Love Me”, che chiude questo tributo al sentimento che accomuna tutta l’umanità. “Let Love In” sarà anche il disco che consacrerà l’artista di Melobourne a rockstar di livello mondiale: un processo avviato forse non casualmente con la svolta verso sonorità più accessibili iniziata 4 anni prima con “The Good Son” e paradossalmente terminato con questo “Let Love In”, la raccolta di pezzi che meno rappresentavano a livello sonoro il suo credo musicale.

Spesso in questi casi si direbbe che se Maometto non va alla montagna, è la montagna ad andare da Maometto, ma qui Nick Cave prima di cercare l’approccio con qualcuno, decide di farlo con se stesso, in una profonda analisi personale che culmina con 10 gemme della musica moderna.



Nick Cave: Voce, chitarra e pianoforte
Mich Harvey: Chitarra, organo
Martyn Casey: Basso
Blixa Bargeld: Chitarra
Conway Savage: Pianoforte, organo e cori
Thomas Wylder: Batteria e percussioni

Anno: 1994
Label: Mute U.S.
Genere: Rock

Tracklist:
01. Do You Love Me
02. Nobody's Baby Now
03. Lover Man
04. Jangling Jack
05. Red Right Hand
06. I Let Love In
07. Thirsty Dog
08. Ain't Gonna Rain Anymore
09. Lay Me Low
10. Do You Love Me (part 2)

Sul web:
Nick Cave And The Bad Seeds
Nick Cave And The Bad Seeds @ MySpace

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