Si percepisce quando la passione per il proprio lavoro e per la bella musica prendono il sopravvento: ciò che offri al pubblico può diventare qualcosa di veramente emozionante al punto di farti smuovere l'anima... Non era facile replicare il successo ottenuto nel 2015 dalla collaborazione di Steve Hogarth (cantante dei Marillion) con RanestRane. Il rischio era quello di riproporre pedissequamente un menù - seppur di alto livello - già ascoltato anni fa, con brani tratti dalle esperienze soliste del cantante inglese, qualche estratto dalla discografia del suo gruppo e molte cover (che per carità, sarebbero state comunque ben accette). Invece il concerto di Roma, che vi avevamo preannunciato giorni addietro e con una sala Sinopoli straordinariamente colma, si è rivelato ancora più coinvolgente di quanto potessimo attenderci. Complice non solo la capacità espressiva del cantante inglese, ma soprattutto la professionalità della band romana, che ha accompagnato Hogarth in maniera impeccabile, proponendo arrangiamenti a tratti insoliti, ma sicuramente innovativi e interessanti. Dopo una prima parte di circa 45 minuti lasciata al solo Hogarth al pianoforte, in cui il cantante si è esibito con estratti dalla discografia dei Marillion (uniche cover d'eccezione sono state "Famous Blue Raincoat" di Leonard Cohen e "All You Need Is Love" dei Beatles come intermezzo al brano "Three Minutes Boy"), RanestRane sono intervenute sul palco a partire da "The Deep Water", brano particolarmente pregno di pathos, tratto dal suo album solista "Ice Cream Genius". Il concerto da qui è proseguito con altri brani estratti dalla discografia della famosa band inglese, reinterpretati e arrangiati secondo il gusto dei musicisti romani (è soprattutto il caso di "Sounds That Can't Be Made" e "Waiting To Happen", proposti con originalità tale da non rendere l'esecuzione un mero compitino di "copia e incolla"). Tuttavia è dopo la commovente "Estonia" (dedicata per l'occasione alla memoria di Norbert Stefani, uno dei fan più affezionati, recentemente scomparso prematuramente) che il concerto prende letteralmente il volo. Il coinvolgimento di 8 coristi dei Flowing Chords (coro professionale romano che ha collaborato con diversi artisti in ambito rock e pop) ha dato un'ulteriore spinta ad un coinvolgimento emotivo già in crescendo, proponendo dal vivo per la prima volta, arrangiamenti corali appassionanti e trascinanti fino al termine del concerto. I Flowing Chords diretti da Margherita Flore (che per l'occasione ha arrangiato tutte le parti vocali) ha tra l'altro eseguito assieme a RanestRane "Nothing To Declare" (ulteriore brano tratto da "Ice Cream Genius") e "Acid Rain" (proveniente niente meno che dalla discografia degli Europeans, band new wave nata nel 1981, in cui militava Hogarth quasi un decennio prima che entrasse a far parte dei Marillion). Sono risultati particolarmente riusciti e sorprendenti le riproposizioni di brani tratti dalla discografia dei Marillion, a partire da "The Crow and the Nightingale" (tratto dall'ultimo album "An Hour Before It's Dark") che già prevedeva l'introduzione al brano con un coro, così come "Go!" (tratta da "Marillion.com"). Non è però stato possibile contenere la strabordante emozione durante i bis "Man Of A Thoiusand Faces" e la celeberrima "Easter", che ha concluso così un concerto entusiasmante oltre il limite sperato. Chissà che a Hogarth e compagni, vista la riuscita di questa esperienza, non venga la voglia di osare qualcosa in più. Ne varrebbe la pena.
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Steve Hogarth: Voce, tastiere Data: 03/02/2024 Setlist: Encore:
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