Premessa: nelle settimane precedenti l’uscita dell’album il (vecchio) popolo prog in rete si è sbizzarrito a sparare giudizi (per lo più negativi) su quello che poteva consistere il nuovo Premiata Forneria Marconi.
Noi di 'Artists and bands' vi avevamo anticipato clamorosamente qualcosa sin prima che le registrazioni prendessero atto, ossia a febbraio di quest’anno con un’intervista in anteprima a Franz Di Cioccio e Patrick Djivas (la trovate qui). Ciò detto anche chi scrive è rimasto dubbioso sino alla fine (anche perché detto francamente era rimasto in parte deluso da Stati di Immaginazione, di fatto l’ultimo album contenente materiale “nuovo” inedito, uscito nel 2006), ma alla fine ha ceduto… tanti gli episodi che legano chi scrive a questa band e… debbo essere sincero, posso affermare che già dal primo ascolto (cosa per me molto insolita), il nuovo album colpisce positivamente. Per questa nuova avventura la PFM è stata quanto meno lungimirante. Ha prodotto difatti due versioni dello stesso album: una in lingua italiana ed una in lingua inglese. In Italia la versione singola è costituita dal solo cd in lingua italiana, mentre è andata venduta per la maggior parte la versione contenente i due cd (in italiano e in inglese) ed il doppio vinile (in inglese). Vi sono ulteriori versioni “limited” che prevedono i vinili colorati e gli lp autografati da Di Cioccio e Djivas, ma il succo è questo. Per il mercato estero (ma venduta anche in Italia) è disponibile anche la versione contenente i due soli cd (in italiano e in inglese). In pratica, almeno dal punto di vista lirico, è come se ci trovassimo di fronte a due album distinti (e si sente) che rispecchiano paradossalmente due culture. I testi in inglese non replicano quelli in italiano. Per alcuni la PFM si è avvalsa di una vecchia conoscenza, Marva Marrow (già collaboratrice in Chocolate King e Jet Lag), ma per la stragrande maggioranza i testi in inglese sono curati da Esperide, alias Silvia Buffagni (autrice fra l’altro del libro “La musica delle piante”). Per quanto riguarda invece i testi in italiano, sono stati scritti a quattro mani da Franz Di Cioccio e Gregor Ferretti, artista della scuderia Aerostella. Per questo motivo i testi in italiano si concentrano principalmente su temi squisitamente “nostrani”: i ladri dalle buone maniere, gli spacciatori di sorrisi, i buonisti di facciata e l’ottimismo militante che fanno da contraltare alla delusione generale della gente comune e al nostro vivere in un futuro “intermittente”. Sono parole tratte da “Quartier generale”, primo singolo tratto da Emotional Tattoos. Ad ampio raggio i brani della versione italiana rispecchiano l’esigenza delle nuove generazioni di trovare una nuova strada, nuove direzioni, magari contando sull’aiuto delle proprie forze e della fantasia, visto che dall’alto di chi li ha preceduti, arriva ben poco, se non addirittura esempi negativi. Per questo motivo a un primo ascolto il disco è accostabile per certi versi a Serendipity, un altro album in cui i testi giocavano un ruolo importante (ricordiamo che oltre a quelli di Daniele Silvestri, conteneva brani a firma Pasquale Panella e Franco Battiato). Non che la versione in inglese sia meno pregna di significato, ma qui il messaggio è ancor più universale. “Central District” (versione inglese del già nominato “Quartier generale”), ad esempio, mostra con ironia le contraddizioni e i paradossi della società odierna; gli abusi della medicina, i cibi OGM, le (false) promesse per l’eterna giovinezza. Altri brani invece parlano della ricerca di sé stessi in un mondo migliore (“It’s My Road”) e dell’interezza dell’uomo, dell’essere unici eppure uguali nell’universo che ci circonda e ci ingloba (“I’m Just A Sound”), con la consapevolezza che – citando Hemingway, Merton e parafrasando lo stesso Vincenzo Incenzo che firmò i testi di Ulisse - nessun uomo è un’isola (“We’re Not An Island”). I due dischi dunque “suonano” in maniera diversa e probabilmente (sensazione di chi sta scrivendo) proprio per una questione di lingua per cui quella inglese si presta maggiormente al progressive rock (d’altra parte è nella terra d’Albione che il genere è nato) è più facile scrutare e scoprire sonorità “progressive” che rimandano echi di PFM alla Ulisse (per non stare a scomodare l’epoca pre Passpartù) in questa versione, piuttosto che in quella nostrana in cui è più facile all’orecchio – per noi italiani – concentrarsi maggiormente sui testi. Va detto che molti fan o piuttosto i nostalgici del progressive hanno snobbato a prescindere questo disco (e il sottoscritto stava per commettere lo stesso errore) semplicemente perché nella nuova PFM per la prima volta non appare uno dei membri fondatori, tal Franco Mussida. Sarà che per chi scrive la PFM ha smesso di essere interessante già nel momento in cui se n’è andato Flavio Premoli; questa ennesima uscita di scena e questo nuovo episodio firmato Di Cioccio e Djivas paradossalmente appariva quantomeno “curioso” e atteso. Presto detto: non ne abbiamo idea se trattasi di una “furbata geniale” dei due compari, piuttosto che di genuina passione per ciò che ha rappresentato e che ancora rappresenta il marchio Premiata Forneria Marconi nell’immaginario collettivo della stragrande maggioranza dei seguaci (inutile negarlo, sono quelli che ascoltavano Photos Of Ghosts e Chocolate Kings e non i ventenni degli anni ’80, ossia gli sciamannati di Suonare Suonare e di Come ti va in riva alla città, né tantomeno chi ha conosciuto la PFM con Capitani coraggiosi), ma pare che i due “vecchietti” rimasti, attorniati da valenti musicisti (uno su tutti Lucio "violino" Fabbri, che in pratica è parte della PFM dal 1980 e che aveva di fatto sostituito Premoli alle tastiere in quel periodo) siano riusciti nell'impresa di produrre un album più che dignitoso (oltretutto con testi, suoni e arrangiamenti intelligenti e attuali), a metà tra prog e il cantautorato degli anni ’90 (come già detto, quello di Ulisse e Serendipity per intenderci). Sì, perché oltretutto il nuovo chitarrista Marco Sfogli non ha nulla da invidiare ad altri illustri predecessori e ha firmato più di un brano assieme ai detentori del brand PFM. In aggiunta Alessandro Scaglione (che ha sostituito Gianluca Tagliavini ed è un arrangiatore nonché direttore d’orchestra), coadiuvato dall’ancora più giovane polistrumentista e cantante Alberto Bravin (già Sinestesia) riescono perfettamente a ricreare quei suoni che un tempo furono appannaggio di Flavio Premoli. Non solo, ma in alcuni episodi (“Morning Freedom”, per citarne uno) i “giovani collaboratori” – che evidentemente del vecchio e nuovo prog, soprattutto metal, sono appassionati conoscitori– riescono a (ri)produrre sonorità e armonie cui è evidente siano affezionati (scomodiamo gli IQ? Scomodiamoli). Non sarà il prog di Photos Of Ghosts nel senso stantio del termine, ma rispetto ad altre band illustri che producono ciofeche inconcludenti, continuando a ripetere stilemi ritriti, pur di mantenere un rapporto musicale con il passato, in questo Emotional Tattoos qualcosa di dignitoso, emozionante e originale c'è. Unico appunto: se la versione in inglese fosse stata cantata da Lanzetti ne avrebbe guadagnato alla grande. Ciò detto, rispetto a ciò che si sente in giro... bentornata PFM! |
Franz Di Cioccio: Lead Vocals, Drums Artistic and executive production: Franz Di Cioccio & Patrick Djivas Anno: 2017 Track list Disc 1 (English) Track list Disc 2 (Italiano)
|