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Stefano Meli
Ghostrain

Se si potesse odorare e gustare come un buon vino il nuovo disco di Stefano Meli, il nostro olfatto verrebbe innanzitutto colpito dal profumo della macchia mediterranea.

Suoni che riportano alla mente quell’amalgama di patrimoni e conoscenze pervenute da paesi lontani, che fondendosi creano la cultura siciliana. Sono episodi solari, in cui la chitarra del musicista siciliano, trovandosi in un luogo “sicuro”, si esprime al meglio. Ma l’anima di Stefano (che ha già dato prova di se con almeno altri cinque lavori solisti e precedentemente ha fatto parte di La Casbah e i Caruana Mundi) non è legata solo al suo paese di origine: l’orizzonte spazia fino oltre Oceano dove il fingerpicking trova approdo al blues e ammicca persino al country, come se la quieta solitudine fosse un fattore comune per le lunghe autostrade americane che corrono in mezzo al deserto e le stradine che si inerpicano su sentieri scoscesi a ridosso del mare mediterraneo.

Registrato in presa diretta in un piccolo studio nelle campagne siciliane, “Ghostrain” è un album acustico e strumentale, in cui chitarre, bassi, dobro e qualche percussione ne costituiscono l’ossatura essenziale. Curiosa la compenetrazione d’atmosfere, come un caleidoscopio sonoro in cui i frammenti colorati sono costituiti da suoni provenienti dal medio oriente e altri tipicamente nord americani; laddove il mediterraneo funge da ideale punto di incontro tra culture così apparentemente distanti.
Non c’è da stupirsi quindi che in un brano come “Gaza” vi siano echi di flamenco e nel successivo “Fuckin’” invece si ascoltino risonanze di blues sanguigno, in cui fa mostra di sé un’appassionata armonica, mentre altrove la chitarra descrive paesaggi sonori lisergici e psichedelici. Se le parole non servono a descrivere questi paesaggi musicali, la mente però ricorre a riferimenti letterari: John Steinbeck, Brendan Behan o Erskine Caldwell.

Come lo descrive lo stesso autore “Ghostrain” è un disco di strade, di confini, di incontri probabili e treni vuoti e senza fermate, di cani che abbaiano da lontano, di pioggia che bagna passeggeri distratti affamati di niente. Un disco sporco di silenzio e di orizzonti muti.



 

Stefano Meli: chitarra acustica, slide, dobro, charango, armonica, basso elettrico, stomp, percussioni

Sebatiano Cataudo: batteria in “Walkin’” e “Silence”


Anno: 2015
Label: Seltz Recordz / Audioglobe
Genere: Rock acustico strumentale, blues

Tracklist:
01. Deadmocracy
02. Walkin’
03. Gaza
04. Fuckin’
05. Silence
06. Ghostrain
07. Blacksunsetdog
08. Winter
09. Isolation
10. Gaza2

 


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