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Reale Accademia di Musica
Lame di Luce



La Reale Accademia di Musica è stato un sestetto romano nato all’inizio del 1970 sulle ceneri di altre formazioni di matrice beat attive nella capitale lungo tutta la seconda metà degli anni ’60. Sin dall’inizio la band percorse i sentieri del Progressive Rock, allora dominante tra i giovani alla ricerca di nuove identità, caratterizzando il proprio suono con una notevole vena creativa ben guidata da Maurizio Vandelli dell’Equipe 84 che supportò l’uscita del loro primo omonimo disco nel 1972.

L’album in breve si dimostrò tra i più interessanti del vasto panorama prog dell’epoca (vedi recensione nella sezione dei masterpiece) anche se purtroppo non ebbe seguito immediato. Dopo varie collaborazioni, si è infatti dovuto aspettare il 2018 per vedere una seconda uscita della band, “Angeli Mutanti” che rappresenta il contatto e trade union tra il prog primordiale e sonorità più contemporanee. Arriva ora “Lame di Luce”, che fa parte del progetto “Italian Prog Rewind” della Sony Music, album che nonostante il passare del tempo raccoglie e presenta le caratteristiche peculiari della band: sonorità raffinate che mescolano rock puro ad orchestrazioni classiche e testi impegnati che “completano” e danno spessore ai brani più che solamente “riempire”. Non per questo si può dare l’etichetta prog. all’album; man mano che l’ascolto va avanti ci si trova di fronte ad una musica con diverse sfaccettature e spunti portati in dote dagli attuali componenti la band – lo “storico fondatore” e chitarrista Pericle Sponzilli, autore delle musiche e dei testi, il tastierista ex-Stadio Fabio Liberatori (nostra intervista seguendo il link), la cantante Erica Savastani, il bassista Fabio Fraschini e il batterista Francesco Isola – a creare una musica “in aggiunta” (oggi si direbbe “aumentata”, come la realtà virtuale) a conferma che la diversità è ricchezza.
Un suono multiforme che alla base può essere definito "classic-pop" moderno, ma con sfumature acustiche southern rock e fusion che si intersecano con la mai abbandonata capacità di costruire atmosfere, creare sensazioni, insinuare riflessioni. Dieci tracce (8 più due bonus track presenti nella versione CD) a primo ascolto semplici e melodiche che rispecchiano la necessità di Sponzilli di comunicare in modo immediato, senza sovrastrutture. Ma attenzione, dieci tracce non banali, forse in alcuni casi troppo “accondiscendenti” a richiami del passato e a sentieri già percorsi ma ricche di ricerca sia a livello di partitura che di lirica.
Si parte con l’ottima “Onde di Sabbia: un arpeggio di chitarra che inquadra l’ecclesiastica voce dell’organo introduce questa raffinata ballad-pop che si avvale di una brillante orchestrazione alla Matia Bazar dei tempi migliori. L’andamento dell’inciso, sorretto dall’ottima ritmica, coinvolge l’ascolto per lasciare poi posto all’assolo di transizione strumentale particolarmente sinfonico, con le tastiere in bella evidenza, e al finale che chiude il brano riprendendone bustrofedicamente l’inizio. A seguire il brano che preferisco,Ascesa al Fuji”, che è caratterizzato da una melodia particolare quasi in controtempo rispetto alla cassa in dispari della batteria e dal suono ritmico altalenante delle tastiere che "surfando" tra i 6/8 ed i 7/8 richiamano atmosfere alla Genesis. La voce e il tempo cangiante sembrano alla continua ricerca di un raccordo, di una tangenza che alla fine si ritrova nella parte strumentale che ben si lega al testo che parla di oriente. Ed ecco di nuovo la leggerezza delle chitarra acustica che introduce le allucinazioni di Due pietre preziose birmane, un brano pop più classico, cantato a due voci, elegante ma con sonorità forse un po’ datate così come il successivo Lame di Luce. Nonostante ciò, il buon gusto con cui sono pensati e costruiti gli assoli di chitarra elettrica di raccordo tra i vari momenti dei brani, così come la tessitura delle tastiere e la ricercatezza melodica rendono l’ascolto piacevole ed interessante. Da menzionare anche i testi, in particolare della traccia omonima dell’album, una sorta di analisi metafisica dello scorrere del tempo che però è immobile nell’attimo; una lama di luce che crea attesa, che accompagna il “viaggio”.
Arriva poi un cambio di contesto. Arrivano i mondi futuribili di Si parlerà, brano dal ritmo jazzato con aneliti di fusion rallentato e impreziosito da intermezzi e incisi di tastiere, e gli affetti di Una ferita da disinfettare, andante blues con un “canto” degno del gusto e della eleganza di Mina. Classica ballad con il solo difetto di essere troppo normale nella sua perfezione ma con un sintetizzatore dai richiami colti. Ma ecco subito una nuova sferzata. Ore Lente è un interessante brano caratterizzato da pattern ricorrenti di chitarra che sembrano essere autonomi rispetto alla melodia con un  finale in crescendo di moog e tastiere a descrivere atmosfere eteree: una gemma improvvisa di prog "latente". E poi ancora Incontri, un brano di pop-floydiano che vede la band disegnare un “lento” incedere verso qualcosa di ancora ignoto con le tastiere e la chitarra; notevole il rimarchevole assolo in minore dove ogni nota è pensata e voluta per costruire la sensazione di vicinanza, di immarcescibile volontà di rimanere vicini alle cose che si amano, indistruttibili, immodificabili nonostante il tempo che passa.
Le due bonus track, infine, servono a sottolineare gli incubi che ci assillano - Ossessione – e la possibile evasione dal loro influsso con la favola medievaleggiante Il Cavaliere del Cigno (L’Addio)”. Due brani che musicalmente ci riportano agli anni ’80 ed alla forma canzone più classica se non fosse per la chiusura sinfonica con un arpeggio alle tastiere e “svisate” al moog che rendono plastica la partenza (l’addio) come di una nave che si allontana sul mare tra i gabbiani.
Un disco che ribadisce la nuova vena della Reale Accademia di Musica, un rock maturo, poco incasellabile, caratterizzato da una forma canzone condita di raffinata sensibilità melodica che porta con sé i geni del retroterra culturale e del vissuto della band. Un disco ottimamente suonato, prodotto e registrato. Un disco da sentire con piacere ma anche da “ascoltare” con attenzione.




Pericle Sponzilli -  Voce, Chitarra
Fabio Liberatori - Pianoforte, organo Hammond e sintetizzatori
Erika Savastani - Voce
Fabio Fraschini - Basso
Francesco Isola - Batteria


Anno: 2022
Label: Sony Music
Genere: pop Rock

Tracklist:
01. Onde di sabbia 5:34
02. Ascesa al Fuji 4:02
03. Due pietre preziose birmane 5:56
04. Lame di luce 4:48
05. Si parlerà 4:21
06. Una ferita da disinfettare 4:45
07. Ore lente 4:39 
08. Incontri 7:47 

BONUS TRACK
09. Ossessione 3:23
10. Il cavaliere del cigno (L'addio) 4:20






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