Un suono multiforme che alla base può essere definito "classic-pop" moderno, ma con sfumature acustiche southern rock e fusion che si intersecano con la mai abbandonata capacità di costruire atmosfere, creare sensazioni, insinuare riflessioni. Dieci tracce (8 più due bonus track presenti nella versione CD) a primo ascolto semplici e melodiche che rispecchiano la necessità di Sponzilli di comunicare in modo immediato, senza sovrastrutture. Ma attenzione, dieci tracce non banali, forse in alcuni casi troppo “accondiscendenti” a richiami del passato e a sentieri già percorsi ma ricche di ricerca sia a livello di partitura che di lirica. Si parte con l’ottima “Onde di Sabbia”: un arpeggio di chitarra che inquadra l’ecclesiastica voce dell’organo introduce questa raffinata ballad-pop che si avvale di una brillante orchestrazione alla Matia Bazar dei tempi migliori. L’andamento dell’inciso, sorretto dall’ottima ritmica, coinvolge l’ascolto per lasciare poi posto all’assolo di transizione strumentale particolarmente sinfonico, con le tastiere in bella evidenza, e al finale che chiude il brano riprendendone bustrofedicamente l’inizio. A seguire il brano che preferisco, “Ascesa al Fuji”, che è caratterizzato da una melodia particolare quasi in controtempo rispetto alla cassa in dispari della batteria e dal suono ritmico altalenante delle tastiere che "surfando" tra i 6/8 ed i 7/8 richiamano atmosfere alla Genesis. La voce e il tempo cangiante sembrano alla continua ricerca di un raccordo, di una tangenza che alla fine si ritrova nella parte strumentale che ben si lega al testo che parla di oriente. Ed ecco di nuovo la leggerezza delle chitarra acustica che introduce le allucinazioni di “Due pietre preziose birmane”, un brano pop più classico, cantato a due voci, elegante ma con sonorità forse un po’ datate così come il successivo “Lame di Luce”. Nonostante ciò, il buon gusto con cui sono pensati e costruiti gli assoli di chitarra elettrica di raccordo tra i vari momenti dei brani, così come la tessitura delle tastiere e la ricercatezza melodica rendono l’ascolto piacevole ed interessante. Da menzionare anche i testi, in particolare della traccia omonima dell’album, una sorta di analisi metafisica dello scorrere del tempo che però è immobile nell’attimo; una lama di luce che crea attesa, che accompagna il “viaggio”. Arriva poi un cambio di contesto. Arrivano i mondi futuribili di “Si parlerà”, brano dal ritmo jazzato con aneliti di fusion rallentato e impreziosito da intermezzi e incisi di tastiere, e gli affetti di “Una ferita da disinfettare”, andante blues con un “canto” degno del gusto e della eleganza di Mina. Classica ballad con il solo difetto di essere troppo normale nella sua perfezione ma con un sintetizzatore dai richiami colti. Ma ecco subito una nuova sferzata. “Ore Lente” è un interessante brano caratterizzato da pattern ricorrenti di chitarra che sembrano essere autonomi rispetto alla melodia con un finale in crescendo di moog e tastiere a descrivere atmosfere eteree: una gemma improvvisa di prog "latente". E poi ancora “Incontri”, un brano di pop-floydiano che vede la band disegnare un “lento” incedere verso qualcosa di ancora ignoto con le tastiere e la chitarra; notevole il rimarchevole assolo in minore dove ogni nota è pensata e voluta per costruire la sensazione di vicinanza, di immarcescibile volontà di rimanere vicini alle cose che si amano, indistruttibili, immodificabili nonostante il tempo che passa. Le due bonus track, infine, servono a sottolineare gli incubi che ci assillano - “Ossessione” – e la possibile evasione dal loro influsso con la favola medievaleggiante “Il Cavaliere del Cigno (L’Addio)”. Due brani che musicalmente ci riportano agli anni ’80 ed alla forma canzone più classica se non fosse per la chiusura sinfonica con un arpeggio alle tastiere e “svisate” al moog che rendono plastica la partenza (l’addio) come di una nave che si allontana sul mare tra i gabbiani. Un disco che ribadisce la nuova vena della Reale Accademia di Musica, un rock maturo, poco incasellabile, caratterizzato da una forma canzone condita di raffinata sensibilità melodica che porta con sé i geni del retroterra culturale e del vissuto della band. Un disco ottimamente suonato, prodotto e registrato. Un disco da sentire con piacere ma anche da “ascoltare” con attenzione. |
Pericle Sponzilli - Voce, Chitarra Tracklist:
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