Home Recensioni Live AC/DC + The Answer - Milano, 21 Marzo 2009

AC/DC + The Answer
Milano, 21 Marzo 2009

Milano, 21 Marzo 2009 - Mediolanum Forum
Servizio fotografico completo

Prima di Giovedi 19 marzo 2009, erano quasi 8 anni che gli Ac/Dc non si esibivano in Italia, e l’effetto si è visto sin dal giorno di uscita dei biglietti per le due date italiane del Black Ice Tour, terminati in ambedue le occasioni in meno di un’ora. La band australiana, non solo forte dei grandi consensi di pubblico per l’ultimo disco in studio ma anche di un’approvazione di massa iniziata 35 anni fa e mai scemata, e cosi tornata nello stivale per proporre il suo spettacolo in salsa Hard Rock al massimo del potenziale visivo (o per i più intellettuali della materia, limiti). Ma andiamo per ordine: esamineremo in queste righe l’esibizione che Angus Young e soci hanno tenuto sabato 21 marzo, 48 ore dopo la prima attesissima e riuscitissima apparizione. Quando alle 18 in punto i cancelli del Mediolanum Forum (ex Datch) si sono schiusi, un’impressionante folla giunta da tutta Italia sin dalle prime ore del mattino è defluita ordinata e piena di entusiasmo dividendosi tra il parterre e le tribune dell’impianto lombardo, colorandolo da subito con delle luci rosse provenienti dalla testa: sono le “corna elettroniche” dello scolaretto Young, il gadget più in voga tra i presenti per questo show; lo spettacolo a suo modo, comincia da qui. Verso le 19 si registra il quasi tutto esaurito, e quando arriveranno on stage gli inglesi The Answer, il Mediolanum sarà pieno in ogni ordine di posto. Già, i The Answer, band dedita ad un Southern/Hard Rock di chiaro stampo ‘70s che aimè, nonostante la bontà dei loro 2 dischi in studio sono passati del tutto inosservati dinnanzi alla portata dell’evento. L’arrivo sul palco di Neeson e compagnia avviene quindi intorno alle 19.55, proponendo nella sua mezz’ora abbondante di concerto diversi pezzi tratti dal recente come back Demon Eyes. Inizialmente sono palesi i grandi problemi tecnici, con la voce che arriva a volume bassissimo e con la sezione ritmica a coprire anche la chitarra, ma giunti al terzo pezzo l’ensemble di Newcastle a sciorinato senza tregua i suoi piacevolissimo up tempo coadiuvata da un’acustica perfetta, concludendo con la bellissima “Under The Sky”, estratta dal primo album, Rise. Pur non proponendo un sound particolarmente originale e fresco, i The Answer hanno dato la sensazione di essere grandi padroni degli spazi che si ritagliano sul palco, riempendolo visivamente in maniera eccezionale e di avere una manciata di brani tremendamente efficaci e funzionali. Prove generali prima di diventare grandi.

Ore 20.35: le luci si riaccendono, il colpo d’occhio è stupefacente, bandiere con il logo degli Ac/Dc spadroneggiano sulle ringhiere degli spalti, e dal parterre si palesa l’omogeneità del pubblico: dal 50enne che segue li segue dagli esordi passando per l’adolescenti con la t-shirt di Highway To Hell, nessuno si è voluto perdere (anche a costo di acquistare il ticket dal bagarino a 300 euro!), il ritorno italico di questo straordinario gruppo senza tempo. Mentre i minuti passano con lentezza degna di un bradipo, c’è chi tenta di ammazzare i minuti fumando una sigaretta (ovviamente, fregandosene delle regole imposte per i locali al chiuso), chi invece cerca di interagire con la persona accanto cercando di capire se rispetto al concerto di 2 giorni prima, ci saranno variazioni in scaletta; qualche tifoso calcistico invece, chiede a giro il risultato del big match di Serie A tra Roma e Juventus. Ma tutti questi soggetti sono accomunati dalla grande emozione guardandoli negli occhi gonfi di lacrime di gioia. Mancano pochissimi minuti alle 21 che il buio torna a regnare, il maxi schermo posto al centro del palco si accende e proietta un video in animazione 2D dove appare un treno scorrere a velocità folle sulle rotaie: dai finestrini si intravede un Brian Johnson in versione animata sorridente, qualche attimo dopo, davanti a lui si materializza una figura femminile prosperosa, che aveva appena terminato un “trattamento di favore” verso il cantante. Angus Young invece, munito di diavolesca coda viene malmenato da due giovani ragazze mentre tenta di alimentare il treno con del carbone…quest’ultimo nel frattempo aumenta la sua andatura, si avvicina sempre di più e boom!, si schianta. Parte cosi il power chord di “Rock’n’Roll Train”, le luci illuminano il palco e Angus, con la sua solita divisa da scolaretto color bordò agita velocemente le sue esili gambe mandando in visibilio la folla , dietro spunta anche un appesantito Johnson, con rituale coppola color grigio cenere a nascondere la pelata, mentre sono posti alle estremità Cliff Williams e Malcom Young, con Phil Rudd in posizione rialzata dietro le pelli al centro. Difficile la vita per chi sta nel parterre: il pogo è potente e continuo, non c’è un attimo di respiro, bisogna guardarsi bene alle spalle perché da un momento all’altro qualcuno da dietro potrebbe franare violentemente sulla schiena di chi sta avanti. Non va meglio da questo punto di vista nemmeno con la successiva “Hell Ain't A Bad Place To Be”, acclamatissima e primo estratto storico di un concerto che se dal punto di vista della tracklist non riserverà sorprese, risulterà come vero e proprio perfetto greatest hits. Apoteosi quando si arriva al riff più famoso della storia del Rock: è il momento di “Back In Black”. La band è già calda e pompatissima, assecondata da una folla che non smette per un secondo di agitarsi ed urlare; la voce di Johnson è affilata e cartavetrata come al solito, mentre la sezione ritmica martella all’inverosimile, Young agita senza sosta su e giù la sua testa già pregna di sudore, cosi come i corpi di chi sta assistendo. It’s Only Rock’n’Roll ... We But I Like It potremmo dire, ma non è finita qui. “Big Jack” è un pugno nello stomaco ed il suo refrain e cantato ad unisono, mentre il groove di “Dirty Deeds..” si scaglia violentemente sulle orecchie dei presenti, suonata in una versione più dura e affiliata rispetto alla controparte in studio. E’ tutto un crescendo: infatti arriva “Shot Down In Flames” , uno dei brani simbolo dell’era Bon Scott ed è ancora puro delirio. Niente da fare, questi attempati canguri australiani non ne vogliono sapere di sedersi sugli allori, un loro concerto è un concentrato di adrenalina e scariche elettriche a flusso continuo, un perpetuo moto emotivo che appunto emoziona, fa gioire e divertire, intrattiene ma fa agitare i corpi a ritmo della batteria rigorosamente in 4/4 di Phill Rudd. “Thuderstruck” viene riproposta in una versione più lenta e macchinosa, ed alla fine risulta essere come unica eccezione negativa in quanto a impatto e proposizione, mentre la successiva e suadente “Black Ice”, col suo andamento Hard Blues vede sugli scudi le sfumature vocali di Johnson davvero eccellenti ed un assolo più denso e robusto se confrontata con la versione su disco, mente è con “The Jack” che Young esegue il suo tradizionale spogliarello: alla fine come consuetudine, rimarrà soltanto in mutande mostrando fiero e felice il suo sedere al pubblico, che nonostante tutto, gradisce e lo acclama. E’ il momento di far scendere la campana per “Hell’s Bells”, la chitarra si fa cupa mentre emette le sue prime note ed ancora Johnson si avvicina ad essa correndo e saltando sulla fune posta al centro per suonarla, per poi scendere rapidamente ed intonare i primi versi fino all’esplosivo ritornello. Altra apoteosi.

E’ ancora l’album Back In Black a tenere banco, e cosi viene sciorinata anche “Shoot The Thrill”, per poi incalzare ancora con la roboante “War Machine”, tra i picchi della serata; “Anything Goes”, tra l’altro nuovo singolo promozionale, pone una momentanea tregua, si pensa più a cantare lo strepitoso ritornello ed a battere le mani a tempo che a pogare, anche qui alla fine è standing ovation: la soddisfazione è tanta, sia per la band che per chi sta assistendo. La melodia la fa ancora da padrona col superclassico “You Shook Me All Night Long”, mentre si torna indietro di qualche anno con la terremotante “T.N.T.”, giunge cosi il momento di “Whole Lotta Rosie”, con la celeberrima mega bambola gonfiabile che prende posto in tutta la sua maestosa corpulenza a gambe divaricate sul treno che ad inizio show aveva “sfondato” la scenografia. Su “Let The Be Rock” avviene l’ennesimo spettacolo visivo della serata, col folletto Young a correre su è giù per la passerella ed eseguire il suo assolo sulla pedana rialzata dove si stende girando vorticosamente come un ossesso il suo corpo. Al termine partono i saluti di rito, ancora applausi scroscianti e deliri vari, ma tutti sanno che non è veramente finita, il grande baraccone del Rock recita che bisogna sempre ritirarsi per qualche istante prima del rituale bis, ed anche gli Ac/Dc non fanno mancare nemmeno questo momento. Al rientro sotto un denso fumo rosso, parte il riff di “Highway To Hell”, anche qui è scontato ribadire quale possa essere stata la reazione generale, ma siamo verso la fine: i cannoni vengono sollevati dal palco e si parte con le prime note di “For Those About To Rock”, ormai da decenni la canzone che chiude ogni loro esibizione, ed anche in questo, hanno voluti ripetersi. Via via che i versi della canzone scorrono ed i cannoni cominciano a scandire il tempo del ritornello provocando delle potenti esplosioni, tutto questo prima della vulcanica accelerazione a metà, si consuma tra la gente gli ultimi attimi (per alcuni, me compreso passati troppo velocemente) di uno spettacolo non solo musicale, ma un vero e proprio Rock show come oggi non è più concepito, soprattutto in un momento di profonda crisi, dove il mercato discografico non riesce più a trovare una band che sappia trascinare le folle, 5 vecchietti con pochi capelli in testa (o nel caso si siano, son bianchi) invece, orgogliosi della loro pancia da pensionati e pieni di rughe sul volto, hanno ancora una volta imposto la loro legge, il loro modo di non essere alla moda e suonare orgogliosamente sempre uguali e fedeli a se stessi. Si, perché a volte cambiare o se preferite rigenerarsi , può risultare anche scelta coraggiosa, ma spesso avviene per paura di non riuscire ad avere il medesimo appeal sul proprio pubblico conquistato inizialmente, mentre gli Ac/Dc non hanno probabilmente rischiato molto di più non cambiando mai di una virgola che una da 30 anni a questa parte. Ed alla fine, hanno avuto ragione loro, per l’ennesima volta. Inossidabili, ineguagliabili, irripetibili.

 

 


AC/DC
Brian Johnson: Voce
Angus Young: Chitarra solista
Malcom Young: Chitarra ritmica
Phil Rudd: Batteria
Cliff Williams: Basso

The Answer
Cormac Neeson: Voce
Paul Mahon: Chitarra
Micky Waters: Basso
James Heatley: Batteria

AC/DC Setlist:
01. Rock'n'roll Train
02. Hell Ain't A Bad Place To Be
03. Back in Black
04. Big Jack
05. Dirty Deeds Done Dirt Cheap
06. Shot Down in Flames
07. Thunderstruck
08. Black Ice
09. The Jack
10. Hell's Bells
11. Shoot To Thrill
12. War Machine
13. Anything Goes
14. You Shook Me All Night Long
15. TNT
16. Whole Lotta Rosie
17. Let There Be Rock
18. Highway To Hell
19. For Those About To Rock

Data: 21/03/2009
Luogo: Milano - Mediolanum Forum
Genere: Hard Rock

Sito web:
AC/DC
AC/DC @MySpace
The Answer
The Answer @MySpace

 

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