Home Recensioni Live Blood Rock Records - Roma, 20 Febbraio 2011

Blood Rock Records
Roma, 20 Febbraio 2011

Roma, 20 Febbraio 2011 - Init Club

Sulla Blood Rock Records c’è ben poco da aggiungere rispetto a ciò che già si conosce: label di Genova, è specializzata in Doom, Heavy Metal, Hard Rock e Dark-Gothic, produce vinili e cd di qualità ed è distribuita dalla più nota Black Widow Records, casa discografica più antica (fondata nel 1990, sempre a Genova), specializzata nelle medesime sonorità di cui sopra, nonché in Prog, Psych, Gotich e Folk. Con la nota passione che contraddistingue le produzioni indipendenti, l’etichetta ha organizzato a Roma un festival di tutto rispetto che vede protagonisti alcuni dei più interessanti esponenti del nostrano heavy metal e hard rock. La location non poteva essere delle migliori: L’Init club, infatti, è uno dei locali più rappresentativi della scena indipendente romana, forte di una delle migliori programmazioni dal vivo. A dover necessariamente stilare un elenco, si farebbe fatica ad enunciare tutte le band che vi si sono esibite. Il locale ha un’ottima acustica nonché una sala di discrete dimensioni e non ha problemi di parcheggio nella zona prospiciente l’entrata.

GRAAL

Per gli headliners della serata, i Graal, il festival rappresenta la ghiotta occasione di presentare al pubblico Legends Never Die, il loro terzo lavoro, freschissimo di stampa. In una performance di appena 40 minuti, la predetta fatica discografica è stata riproposta quasi per intero (ne sono esclusi i contesti acustici), da un combo che, dopo aver perfettamente integrato il nuovo entrato (Alex Giuliani, tuttora in forza ai Belladonna), si presenta perfettamente coeso, forte di un suono compatto e robusto. Unico gruppo della serata dotato di tastiere, certamente un elemento aggiunto, presenta una formazione che vanta un bassista determinante nel suono di insieme della band e una doppia chitarra che crea sonorità estremamente fortificate ed avvincenti. I brani proposti confermano le capacità di questa band, evidenziandola quale tenace realtà nella compagine underground dell’hard-rock capitolino, ispirata dalle sonorità di metà anni ‘70, con costruzioni melodiche caratterizzate da prestazioni vocali tipiche dei primi Uriah Hepp e Whitesnake, e da un substrato granitico attinto dal più sano hard rock anglosassone, infuso da capisaldi come Rainbow, Thin Lizzy e dagli stessi Uriah Heep.
Finito il concerto, lo stand del gruppo diventa oggetto di interesse: numerosi, infatti, sono coloro che si precipitano ad acquistare il citato Legends Never Die, stampato dalla Blood Rock Records in 500 copie su CD e 300 su LP (di cui 130 in vinile trasparente). Dal punto di vista compositivo l’opera vede protagonista il prolifico Andrea Ciccomartino con l’aggiunta di un collaboratore esterno per alcuni testi, Francesco Simoncelli, meglio noto come Franz Eissenberger in gruppi come Morgana’s Kiss e Anno Mundi. Va altresì segnalato l’unico brano strumentale, composto dall’altro chitarrista, Francesco Zagarese, che si colloca, a parere di chi scrive, tra le migliori testimonianze dell’intera fatica discografica. La immaginifica copertina del disco, infine, incarna in toto le creative e fantasiose compagni artistiche degli indimenticati anni ‘70.

TEMPLE OF PAIN

I Temple Of Pain sono il progetto di Fabio Bellan, già al servizio dei Thunderstom, noto gruppo di Bergamo, nato agli inizi degli anni novanta.
La loro prestazione è stata caratterizzata da ambientazioni, cadenze ed assoli estrapolati dalle più rappresentative espressioni di un genuino doom metal, ove affiorano taluni contesti squisitamente epici ed enfatici. Le suddette sonorità musicali, peraltro, sono impreziosite da soggetti lirici perfettamente in bilico tra tematiche medioevali (con tanto di lunghe e pesanti spade, elmi fantasiosi, armature aggressive) e concetti funerei (la mortalità) o introspettivi (la flebile esperienza terrena). Il tutto è perfettamente manifestato con una fantastica iconografia di stampo marziale, tra contesti battaglieri ed antichi rituali celebrativi. Tali concetti sono espressi con impostazioni grevi, cupe e magnetiche, sublimate da un’attitudine live che farà la gioia dei feticisti e/o dei cultori della musica ornata di rappresentazioni visive.
Il loro esordio discografico, un EP intitolato Lord Of The Undead Nights, celebrato con una copertina perfettamente a tema, è uscito lo scorso anno per la label Silent Voice ed è distribuito, in Italia, dalla già citata Black Widow Records.
PS: Non è stato possibile contattare i membri della band e chiedere delucidazioni sulla composizione della formazione. Ce ne scusiamo con il gruppo che invitiamo a riportarla in calce alla presente recensione, nella sezione “commenti”.

BLACKLAND

Sarebbe veramente ingiusto definire i Blackland una costola dei più affermati Doomraiser soltanto perché al suo interno vi militano 3 musicisti attinti da quest’ultima formazione (il chitarrista, il batterista e il cantante). Sarà perché gli ultimi due suonano diversi strumenti musicali (il batterista imbraccia il basso mentre il cantante si posiziona dietro le pelli), ma sta di fatto che il suono di questo quartetto si discosta anni luce dalle significative e peculiari sonorità doom che caratterizzano la citata band. Il gruppo, infatti, ostenta attitudini completamente diverse, prevalentemente rivolte verso uno stooner reso ancora più efficace da una psichedelia molto accentuata, un po’ come se l’acidità dei Monster Magnet fosse estremizzata all’ennesima potenza. Durante il festival, poi, questa attitudine è stata magnificamente ampliata, talché le chitarre – pur conservando un impronta decisamente hard – si sono lasciate andare a divagazioni improvvisate, sconfinamenti nella psichedelia più dura, ondivaghe digressioni ipnotiche. Insomma, il gruppo manifesta attitudini alla dilatazione e all’estensione che, attualmente, sono raramente riscontrabili in altri contesti heavy metal nazionali.
La band, attiva da quasi 10 anni, è alla seconda prova discografica, intitolata Extreme Heavy Psych: se il titolo sintetizza efficacemente il genere profuso dalla band, la splendida copertina, oltremodo rappresentativa, è graficamente idonea a sublimare perfettamente le inedite e attraenti profusioni musicali sopra descritte.

HAND OF HORLAC

La serata è aperta dagli Hands of Horlac: romani, prospettano sonorità molto vicine alle intenzioni musicali promosse dalla Blood Rock Records la quale li ha voluti in scaletta nonostante essi incidano per altra label (palesandosi, così facendo - caso più unico che raro - molto più attenta al lato artistico della rassegna che a quello meramente economico).
I 4 romani - che traggono il nome da Orlacs Hände, un film muto austriaco del 1924 appartenente al filone espressionista, divenuto ormai un culto in ambito horror - si presentano sul palco mascherati in maniera inconsueta (il bassista presenta l’improponibile accostamento tra spandex a righe e mantello cerimoniale, il chitarrista suona incappucciato come un boia, la cantante indossa un abito talare assai rurale, di stampo squisitamente celtico) e propongono risonanze che, oltre ad essere chiaramente ispirate alle cadenze magnetiche di Electric Wizard e Pentagram, sono spesso debitrici nei confronti dei Sabbath più oscuri. La formazione è impreziosita da un flauto lugubre e tetro, in cui si intravedono le ascendenze fosche e minacciose dei Black Widows più ispirati, alternato da un cantato povero di evoluzioni stilistiche, volutamente monocorde e piatto, che ricorda talune cose dei meno noti Blood Ceremony.
Autori di Vengeance From The Grave, un demo uscito solo in cassetta (altra stravaganza che li proietta, ad honorem, indietro di 20-30 anni), sono in procinto di debuttare su vinile per l'etichetta danese Horror Records (di cui mi preme segnalare almeno il lavoro degli Anima Morte, splendido gruppo nord europeo dal suono fortemente gobliniano)

 


GRAAL
Andrea Ciccomartino: Voce, chitarra
Francesco Zagarese: Chitarra
Danilo Petrelli: Tastiere
Michele Raspanti: Basso
Alex Giuliani: Batteria

BLACKLAND
Willer Donadoni: voce, chitarra, effetti
Manuele "Catena" Frau: chitarra, effetti
Daniele "Pinna" Amatori: basso
Nicola "Cynar" Rossi: batteria, voce secondaria

HANDS OF HORLAC
G: voce e flauto
F: basso
S: chitarra
V: batteria

Data: 20/02/2011
Luogo: Roma - Init Club
Genere: Hard Rock/Doom

 

 

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