Un live che privilegia l’ultimo lavoro pubblicato, “Syndenes magi”, ma che non dimentica brani anche del passato remoto della band. Il sound del gruppo attinge a piene mani dagli anni ’70 con echi crimsoniani e floidiani, senza dimenticare l’hard rock di Purple, Heep e Sabbath in un connubio sicuramente riuscito e di buona fattura. I tre brani che aprono l’album appartengono a “Syndenes magi”: la title track, “Mørket II” e “Mørket III”. Suoni ipnotici si alternano a momenti più aggressivi, squarci melodici ad altri più dissonanti ma sempre con pari appeal. Due (o meglio tre) i brani estratti da “Victim of your father’s agony” : la title track (preceduta dalla non accreditata “You can prove them wrong”, in una sorta di mini-suite) e “One” posta a chiusura concerto. Il medley “You can…/Victim of…” è un infuocato hard rock à la Deep Purple che sfocia poi in un etereo suono floidiano. “One” è un altro bel pezzo incandescente con hammond e chitarra elettrica a duettare come nella migliore tradizione Uriah Heep…o Black Bonzo…Da “Pictures in a dream” del 2013 è tratta invece “Rejected wasteland/Pictures in a dream”, prima “ballad”, sano hard rock con bel refrain, poi. C’è spazio anche per gli esordi del gruppo con “Silver storm” un hard psichedelico con un grande lavoro di Stig Kvam-Jørgensen allo hammond. Riff sabbathiani e cori di scuola Heep (ancora…) per “Mørket” ( in origine su”Strange frame of mind” del 2010), altro high-lights del concerto. Un live “sangue, sudore e lacrime”, un suono potente, massiccio, sanguigno….davvero bello! |
Jostein Smeby: chitarra, voce Anno: 2018 |