“Crudo” è sinonimo di immediatezza, come un fiore non parla ma sboccia senza preavviso generando stupore. In due anni di semina, nell’originale giardino dei “Nadsat”, germoglia nel 2016 “Terminus Ep”, mentre il 12 aprile 2017 nasce una pianta singolare dai denti affilati: “Crudo”. Un disco dunque carnivoro che vive prevalentemente di istinto e tempestività. Concepito tra improvvisazioni e stage live estivi, il primo full-length del duo bolognese non si è fatto bruciare dal sole ma ha assorbito una quantità notevole di energia. Un progetto interamente strumentale che non vuole essere classificato, che non vuole apparire ma soltanto stupire, che vuole essere la colonna sonora di una giornata qualunque per trasformarla in un bel ricordo. All’interno di una ritmica trascinante e spigolosa, Michele e Alberto intrecciano chitarra e batteria lasciando alla fantasia la libertà di comporre una sorta di tappeto magico sospinto da effetti elettronici. Il risultato è un sound viscerale e mutevole capace, nello stesso tempo, di graffiare ed accarezzare l’udito. Le influenze che hanno ispirato i “Nadsat” sono riconducibili agli italiani “Zu” ma anche a gruppi che hanno aggiunto valore alla musica moderna come “Tool”, “Swans” e “Jesus Lizard”. In un terreno di imprevedibilità, “Crudo” morde e miete vittime a suon di rumori ipnotici, tempi dispari e discordanze sonore che prendono le sembianze di un rito tribale dai toni moderni. Nel giardino stregato si eleva l’autenticità di “Crudo” che affonda le sue radici nella fertile stravaganza dei “Nadsat”. Vietato calpestare la musica. Anno: 2017 Label: Toten Schwan/Upupa Produzioni/Vollmer Records/Oh Dear! Records/É un brutto posto dove vivere/Koe low profile distro Press Office: Dischi Bervisti Genere: Noise Tracklist: 01.Mesozoic 02.ATP 03.Novus 04.Carcharodon 05.Umhlaba 06.Sivik Line Up: Michele Malaguti: chitarra, dronething, RTG Alberto Balboni: batteria, gong
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