Ennesimi portastendardo della parola del male, del dolore e della sofferenza si presentano i nostrani Aleph, salendo – anzi, “appartenendo a”, come affermano in uno dei loro testi – sette gradini di pietra.
Ora, non per polemizzare eccessivamente, ma già dall’artwork, dal design e dall’impostazione del booklet possiamo renderci pienamente conto di cosa voglia dire realmente la parola “Aleph”: molto fumo e pochissimo arrosto. Una copertina – a mio avviso – tra le migliori mai realizzate, seguita da un art work discreto e da una quarta di copertina quanto più infantile e ovvia. Si passa, infatti, da un’ambientazione gotica – tra archi a sesto acuto, teschi con sopra candele spazzate dagli spifferi e mura rovinate in una fantomatica casa haunted – ad uno specchio ritraente una sorta di Morte voltata di spalle, incurvata sulla falce, quasi stanca dopo una giornata passata a zappare l’orto, in una posizione tutt’altro che angosciante, potremmo dire quasi grottesca. I testi sono stati scritti da vari autori – quasi tutti i componenti della band hanno contribuito – ma lo stile è pressoché omogeneo e costellato di errori grammaticali o sintattici, nonché poco fluido ed eccessivamente barocco. Le strofe sono, poi, inframmezzate da indicazioni su chi sta suonando un assolo di chitarra in quel momento, in pieno stile Megadeth, con la differenza che la carriera di questi ultimi è abbastanza vasta da potersi permettere ostentazioni di questo calibro.
Quanto appare dal songwriting della band è una generale abilità tecnica – soprattutto del batterista - che però non riesce a tradursi in situazioni veramente accattivanti o “angoscianti”, come vorrebbero invece i padri di questo “Seven Steps of Stone”. Mi spiego: questo cd è la dimostrazione palese che il tecnicismo nasce dove muore, se non accompagnato dalla concertazione dello strumento che lo compie con gli altri dell’ensamble. Un assolo di batteria suonato alla perfezione ad un determinato ritmo, non può essere seguito da una strofa o da un’outro completamente discordante, dando al tutto l’idea di un collage più che di una fusione musicale. La tracklist stessa presenta canzoni coerenti col tema e canzoni che esulano totalmente dal concept, come quell’inno al maligno, “Bringer of Light”, in cui l’autore ringrazia Lucifero per averci donato la libertà di ribellarci, e si fa beffe di questo “pallido Dio” - con uno stile che di gotico ha ben poco – per passare poi a canzoni di piena rassegnazione gotica come “Chimera”.
Un plauso va a chi ha donato la voce al cantante, ma non certo a chi ha scritto le linee vocali: se da un lato, infatti, la prima è molto varia, adatta al genere ed estremamente versatile, dall’altro abbiamo potuto notare una malriuscita ripresa allo stile Kvarforthiano. Il vocalist degli Shining si esprime in latrati emessi apparentemente casualmente sul corpo della canzone, ma i suoi “Uh!” e le sue scarne strofe si sposano al meglio con la tempistica e la ritmica del brano, mentre negli Aleph ciò non accade, e ci ritroviamo di fronte a degli “Uh!” sparati in momenti poco opportuni o a degli imbarazzanti silenzi, delle parti di canzoni in cui nessuno strumento si mette in mostra ed il vocalist tace. Le ambientazioni sono nel complesso abbastanza buone, anche se le intro - e La intro - di tastiera si presentano eccessivamente ripetitive e a tratti banali, così come la scelta di effetti audio applicati allo strumento. Il basso è ben suonato, ma mai troppo marcato né evidenziato, tanto che a tratti si tende a dimenticarne la presenza.
Tirando le somme, il giudizio che emerge è che il cd non raggiunge la sufficienza piena, anche se non intendo sbilanciarmi troppo in senso negativo, dal momento che tra le righe delle musiche Alephiane si trovano begli spunti e che i ragazzi bergamaschi sono comunque buoni musicisti, e sopratutto che la produzione e la registrazione sono davvero ottime. Il consiglio che mi sento di poter e di dover dare ai componenti della band è di rivedere quanto prodotto finora con un occhio più umile ed accorto, scendere dal "piedistallo" e sfruttare meglio la grande possibilità discografica che è stata data loro, il risultato finale sicuramente ne guadagnerà.
58/100
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Lorenzo Fugazza: Chitarra Giulio Gasperini: Tastiere Dave Battaglia: Voce, chitarra Manuel Togni: Batteria Antonio Ceresoli: Basso
Anno: 2009 Label: Fuel Records/Self/Gatti Promotion Genere: Dark/ Death Metal
Tracklist: 01. The Cradle And The Blade 02. Bringer Of Light 03. The Voices From Below 04. Chimera 05. An Autumn Colder Than Winter 06. Tidal Wave 07. Epitaph Lies 08. El Aleph
Sul web: Aleph Aleph @MySpace
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