Pete Lockett è un apprezzato percussionista, infaticabile ricercatore e studioso delle infinite possibilità legate alla ritmica, tenendo sempre in mente l’intimo legame della cultura e della tradizione etnica ad essa associata.
La ricchezza di soluzioni e di strumenti percussivi e molto vasta ed abbiamo di fronte un vero e proprio variegato caleidoscopio di elementi. Si passa, ad esempio, disinvoltamente dalla Japanese Drum alla Tabla Egiziana fino all’impiego della Manjira o della Marimba. Questa sua grande intelligenza musicale gli ha permesso di lavorare con artisti assai diversi tra loro come Bjork, Peter Gabriel, Jeff Beck, Robert Plant, David Torn solo per elencarne alcuni. In One troviamo come ospite eccellente il virtuoso batterista Bill Bruford, che al progetto Earthworks ama sempre affiancare numerose collaborazioni parallele. Per citarne le più recenti (e non solo) Tim Garland, Pianocircus, Patrick Moraz e Michiel Borstlap. La Summerfold (la stessa che ha prodotto quest’album) è infatti la personale casa discografica con cui pubblica i progetti collaterali. Dalle primissime battute d’ascolto, capiamo subito che One è tutto proteso verso l'anima del moto percussivo e della dimensione temporale non in senso oggettivo, ma più marcatamente soggettivo. In brani come l’introduttivo Conundrum, breve ma potente e diretto, la forza percussiva incrociata della Japanese Drum con quella del Gong Drum via via crescente è a tutti gli effetti un fulmine a ciel sereno. Mentre invece nel successivo pezzo Travel Light, la suggestiva immagine africana di un fiume che scorre, evocata dal tappeto sonoro della Marinba e della Tabla permette di “dilatare” in un certo qual modo, il reale fluire del tempo, ottenendo come risultato una stato di atarassia musicale. Un’altra importante riflessione risiede nell’importanza che Lockett infonde nelle strutture ritmiche ripetute, condensate tra loro come ben si delinea in Complex Transactions. Qui abbiamo infatti da una parte una struttura circolare la sezione ritmica evolve ad ogni tornata e cambia completamente da quella precedente, inoltre si ha internamente ad ogni sottosezione la giustapposizione di più ritmi che si pongono su livelli nettamente conflittuali. Si distinguono dagli altri pezzi, Lumina, di vena nettamente ambient e caratterizzata dall’impiego di suoni vibranti e dilatati delle percussioni effettate che evocano un’aura sognante e Voices Apart pezzo in cui l'artista (come anche lascia intendere il titolo) sovrappone al cupo incedere della Frame Drum, l’altrettanto percussivo andamento sincopato del proprio vocalizzo, nella forma di corvays indiane. Degno di nota è Prism, caratterizzato da cambiamenti piuttosto repentini dei patterns ritmici nei quali ogni musicista, Bruford alla batteria da una parte e Lockett/Tsiboe alle percussioni dall’altra, costruiscono brevi momenti di soli ritmici. Per chi ama questa prospettiva musicale, l’ascolto è assai consigliato. 75/100
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Bill Bruford: Drum Set, Gong Drum Anno: 2010 |