Nella serie di uscite MoonJune di questo primo scorcio di 2010, troviamo il nuovo lavoro di Barry Cleveland, chitarrista eclettico che sul progressive e rock psichedelico ha edificato il proprio bagaglio musicale fondendoli assieme a generi tra i più disparati come l’ambient e il rock sperimentale. Spendendo alcune righe di presentazione, possiamo riassumere dicendo che questo musicista ha pubblicato il suo primo album nel 1986 ottenendo recensioni piuttosto entusiastiche. Mythos e i lavori successivi sono caratterizzati da un chiaro tentativo da parte del chitarrista di coniugare composizione, tocco armonico e melodico ad un esperto uso del sintetizzatore e campionatore. Durante gli anni '90 Cleveland ha intrapreso una carriera parallela nel giornalismo, scrivendo numerose recensioni per alcune testate specializzate nel settore musicale. A metà del 2002 entra a far parte dello staff della rivista Guitar Player, dove continua a lavorare come editore associato. Nel 2004 pubblica Volcano, un mix di elementi ritmici della tradizione afro-americana con quelli jazz e progressive. In Hologramatron Cleveland sperimenta a fondo il suono della nuova Moog Guitar e delle GuitarsViols . Si snocciola nel corso delle dieci tracce un rock che altalena da posizioni acide e psichedeliche, come in Lake of Fire a punte di poetica sonora ed evocatica come in Stars Of Sayulita. Il basso di Michael Manring appare sempre graffiante e puntale come ad esempio in You'll Just Have To See It To Believe. Esso gioca un ruolo di sottolineatore della trama ritmica ma allo stesso tempo è in grado di descrivere una’autentica aura mistica. Di certo non si possono negare i continui rimandi all'archetipo crimsoniano (o per meglio dire frippiano) più recente (e non). A partire da Lake of Fire, i suoni, la ritmica e l’incisività del fretless ne sono testimonianza. Ascoltare attentamente per credere il tappeto sonoro di Suicide Train ed il suo tema principale, un mix di vecchio e nuovo Re Cremisi. E’ un aspetto che molti apprezzeranno ma dall’altra parte questo può pesare sull’originalità del lavoro stesso. Con questo non vogliamo certo arrivare a dire che l’album non sia brillante, chiariamoci, un peso una misura. Concludiamo quindi a favore di Cleveland, sostenendo che l’album risulta completo, equilibrato per ricchezza tematica, strumentale (per nulla pedante) e condita sapientemente con parti vocali molto dense (da apprezzare infatti la bellissima interpetazione di Amy X Neuburg nel brano What Have They one To The Rain). Segnaliamo infine una breve sezione di interessanti remix relativi ad alcuni brani dell’album. 70/100
|
Barry Cleveland: Chitarre, chitarra Moog, GuitarViol, voce, strumenti campionati Anno: 2010 Sul web: |