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Etrusgrave
Tophet

Tophet è la seconda fatica in studio dei toscani Etrusgrave dopo l’ottimo Masters of Fate del 2008. La formazione è la stessa del disco precedente (squadra che vince non si cambia), sapientemente guidata dal chitarrista Fulberto Serena. Personaggio mitico nell’ambiente del rock duro italiano, con una esperienza ormai quarantennale, Fulberto ha iniziato a suonare musica leggera sul finire degli anni ’60 con i The Diamonds, orientando successivamente i propri gusti verso l’hard rock inglese e americano; a metà anni ’70 con la band Omega R suona, infatti, cover di Deep Purple, Zeppelin e Grand Funk, sino a quando, verso il 1980, con il gruppo ormai ribattezzatosi Dark Quarterer, Fulberto si dedica alla composizione di brani originali. I risultati di questa dedizione sono i due album (fondamentali nella storia del metal nostrano) Dark Quarterer e The Etruscan Prophecy. Lasciati i DQ, dopo un lungo periodo di pausa, il nostro forma gli Etrusgrave (in principio con il nome Nothung) con i quali incide nel 2008, come scritto in precedenza, Masters of Fate. Fatta la dovuta e, in questo caso, meritevole presentazione, veniamo ai giorni nostri.

Tophet è un disco dalle tinte cupe ed oscure, degnamente introdotto da “Nothung Schwert”, strumentale pieno di citazioni wagneriane sia nella musica, sia nel tema (la spada di Sigfrido). “Angel of Darkness”, con il suo incedere sabbathiano ed un grande assolo alla Blackmore, ci narra la storia di un angelo misterioso che salva un’anima dalla discesa agli inferi per poi condurla verso il paradiso, metafora (a parere di chi scrive) di un uomo che, ad un certo punto della propria vita, quasi sull’orlo della rovina morale, mentale e fisica, trova la forza per affrontare a viso aperto tutte le difficoltà e risollevarsi. “Return from Battle” è la storia di un eroe che, al ritorno da una battaglia, trova il suo villaggio distrutto e la sua famiglia sterminata, e da quel momento agisce mosso solo dal desiderio di vendetta.

Un delicato arpeggio ed un accompagnamento di flauto aprono “The Silent Death”, si respira aria di progressive rock anni ’70, ma la parte mirabile è lo straordinario assolo di chitarra costruito su una serie di scale derivate dalla musica classica. “Tophet” parte con un riff cadenzato e spettrale squarciato da un potente acuto del vocalist Tiziano “Hammerhead”, il resto del brano si poggia su un incalzante fraseggio di chitarra, che ben si innesta sugli stacchi della batteria, sino a culminare in un coro epico; la parte musicale serve da base alla descrizione di un antico rito dei sacerdoti fenici, i quali, considerando l’evento di bambini nati morti come un segno di maledizione e rabbia divina, tumulavano e bruciavano (presso santuari all’aperto, chiamati tophet) le piccole salme in segno di offerta alle divinità con lo scopo di placarne l’ira. I “Subulones”, erano musici professionisti etruschi, che si diceva conoscessero e governassero gli elementi dalla natura. Il testo è un vero inno alla fratellanza metallica: “Noi trasformiamo le emozioni in melodia (…) chi ha il potere di comprendere le nostre note può rendere immortale la nostra fede (…) chi ha il potere di ascoltare la chiamata può rendere immortale la fede (…)”.

“Hastings” è il racconto dei momenti cruciali prima e dopo la celebre battaglia tra Sassoni e Normanni (vinta da questi ultimi) combattutasi nel 1066. La parte iniziale è evocativa, sembra davvero di essere su una collina a scrutare tra la nebbia l’arrivo del nemico. Il brano, in quanto a forza ed epicità, fa mangiare la polvere anche agli Iron Maiden. “Colossus of Argil”, già contenuta nel primo disco dei Dark Quarterer, risplende di una luce nuova grazie a questa moderna e scintillante versione.

Nel complesso il guitar work, fatto di complesse armonie, di accordi e innumerevoli scale e progressioni è impressionante, la chitarra è una sola, ma sembrano cento. Le composizioni sono tutte molto lunghe, con una media di sette minuti, ma, essendo ben costruite e cangianti, risultano sempre avvincenti e piene di sorprese. In definitiva, azzardando un paragone con altre forme d’arte, la chitarra costruisce l’architettura dei pezzi, la sezione ritmica li scolpisce nella roccia e la voce li colora imprimendo la pennellata finale.

Etrusgrave, Strana Officina, Labyrinth, Axevyper… la Toscana si conferma culla del Rinascimento … metal.

80/100


Tiziano “Hammerhead” Sbaragli: Voce
Fulberto Serena: Chitarra
Luigi Paoletti: Basso, flauto in "The Silent Death"
Francesco Taddei: Batteria

Guest:
“Father Amiot”: Voce dell’inquisitore in "Nothung Schwert"

Anno: 2010
Label: My Graveyard Productions
Genere: Epic/Heavy Metal

Tracklist:
01. Nothung Schwert (intro)
02. Angel of Darkness
03. Return from Battle
04. The Silent Death
05. Tophet
06. Subulones
07. Hastings
08. Colossus of Argil (bonus track, brano originariamente inciso dai Dark Quarterer)

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