Devo proprio dirlo,ascoltare questo disco è stata una piacevole sorpresa.
Mi ha colpito molto l'incredibile freschezza e ricercatezza dei suoni e la qualità della composizione che ti permette di farti entrare nel nuovo lavoro dei D.F.A. ,gruppo di Verona attivo dal 1991 e non solo di ascoltarlo. Lo si capisce subito ascoltando la prima traccia “Baltasaurus”, stupenda suite di 14 minuti, che parte in progressione con la chitarra graffiante di Silvio Minella per poi dar spazio prima all'ariosità del flauto e dopo alla forza dirompente dell'hammond di Alberto Bonomi. La traccia abbraccia vari stili passa dal prog al funky e alla fusion con estrema disinvoltura e capacità di arrangiamento. Da sottolineare il grande appoggio della sezione ritmica non solo su questo pezzo ma su tutto il disco formato dal basso di Luca Baldassari e dalla batteria e percussioni di Alberto De Grandis. Degno di nota anche l'intermezzo psichedelico che si tinge di atmosfere hard che vanno a chiudere il brano. Il passaggio successivo ci porta a “Flyng trip” dove la fanno da padrone le molteplici tastiere di Bonomi, che dialogano con i soli della chitarra di Minella. Questa traccia con il suo caleidoscopio di suoni ci porta a “Vietato generalizzare”, terzo brano che si apre con una prepotenza che non può non ricordarmi le atmosfere di “Darwin” del Banco. Il pezzo ricco di ritmi ripercussivi e di ottimi arrangiamenti di batteria, non concede un attimo di respiro se non in qualche momento, la chitarra è ruggente e si avvolge ai suoni dell'hammond, sono 6 minuti di furore musicale che vi entusiasmeranno sicuramente, per poi essere stupiti di nuovo dal meraviglioso intro di piano ed archi della suite successiva “Mosoq Runa”: coinvolgente brano di quasi 19 minuti con bellissime variazioni sul tema, nella parte centrale tutti gli strumentisti sfoggiano il loro virtuosismo miscelandolo nei stili sopracitati e chiudono la suite riprendendo il motivo iniziale con l'aggiunta di un tappeto di synth analogico. Il brano successivo “The mirror” è l'unico cantato da Alberto De Grandis, si apre con atmosfere floydiane molto sognanti per poi inasprirsi con i suoni acidi della chitarra di Minella, e viene chiuso da un intrigante solo di batteria di De Grandis. Il disco si chiude con un accenno di mediterraneità con il brano tradizionale sardo “La ballata de s'isposa 'e mannorri”; mi è piaciuto il modo in cui sono riusciti a incastonare la musicalità del testo sardo nel loro stile musicale, infatti l'arrangiamento musicale del brano segue quello del disco e in più si pregia delle voci soavi di Elena Nulchis, Cristina Lanzi, Egidiana Carta. Quando il cd si ferma si ha veramente l'impressione che descrivevo all'inizio, cioè quello di non averlo solo ascoltato ma di esserci entrati dentro. Veramente un ottimo disco. 80/100
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Alberto De Grandis: Batteria, percussioni, voce in 5 Anno: 2008 |