Forte valenza simbolica del titolo shakespeariano che ispira la pièce, facente parte dei romances o drammi romanzeschi, gruppo delle ultime quattro opere teatrali di William Shakespeare: "Pericle, principe di Tiro","La tempesta", "Il racconto d'inverno" e "Cimbelino". La scena scarna, grigia e micalizzata, ci proietta in un anonimo parco di periferia, nel quale campeggiano due altalene, uno scivolo, un saliscendi e una giostra girevole, che diventano al bisogno running scene, static shot e set casalingo. Il contesto temporale è centrale già dal titolo, il termine "dopo" colloca la narrazione ai giorni nostri, in un subplot che compara l'underplot di una grigia metropoli dai ritmi incalzanti nella quale Ariel (Monica Bonomi), eterea e inoffensiva donna di mezza età, depotenziata dagli originari poteri di governare le piogge e le tempeste, s'aggira per le vie limitrofe alla sua abitazione, sublimando i suoi magici super poteri per meglio sbarcare il lunario, tra una sistematica vincita alle slot-machines ed un provvidenziale ritrovamento di denaro lungo il suo routinario percorso. Fortuitamente incontra un giovane uomo (Fabrizio Calfapietra), che swicherà ripetutamente da co-protagonista a voce narrante, con il quale intreccerà un tratto del suo quotidiano destino, entrando in una empatia tale da convergere, attraverso la suggestiva recitazione dei magici versi tratti dal teatro elisabettiano, in favore di un mondo parallelo e inafferrabile, quello dell'isola di Prospero, da cui tutto ebbe inizo e mai avrà fine. Eccellente performance di teatro contemporaneo destramente messa in campo dagli ottimi protagonisti che non temono, attraverso l'abile recitazione ben sincronizzata, il confronto generazionale e affrontano, grazie alla riscrittura di Francesco Toscani, il tema dell'immaginifico che si scontra e collide con quello dell'alienazione e dell'isolamento. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 12 aprile 2024 |
Dopo la tempesta
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