Il teatro in movimento, sempre consapevole della partenza, mai certo dell'approdo, concentrato sul divenire, è quello messo in scena al Melato nel centenario dalla nascita del firmatario dell'opera. Ma i numeri, si sa, sono magici alle volte e inevitabilmente assemblano la data al 150° anno dalla scomparsa di Alessandro Manzoni, padre dell'opera magna che tutti abbiamo incontrato sui banchi di scuola. Chi era Testori (scrittore, giornalista, poeta, critico d'arte e letterario, drammaturgo, sceneggiatore, regista teatrale e pittore italiano), chi era Manzoni (uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per l'opera "I promessi sposi", caposaldo della letteratura italiana, che ebbe il merito assoluto di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l'unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell'Illuminismo italiano), chi è Andrée Ruth Shammah (intellettuale, regista teatrale e direttrice artistica italiana) e cosa li accomuna, sono certamente gli interrogativi più immediati. Eccellenze milanesi, lombarde, italiane, credo siano le risposte sintetiche al quesito; è comunque restrittivo l'esser concisi per significarne la reale portata e l'enorme impatto culturale scaturito su larga scala. Convergono Testori e Shammah sul celebre scritto per amplificarne il significato, rendendolo dinamico, attuale, privo di naftalina. Un palco minimal (scene Gianmaurizio Fercioni - luci Camilla Piccioni), i cui arredi diventano al bisogno animati. Renzo (Tobia Dal Corso Polzot), Lucia (Aurora Spreafico), Agnese (Carlina Torta), Don Abbondio (Giovanni Crippa), Don Rodrigo (Vito Vicino), Frate Cristoforo (Giovanni Crippa), L'Innominato (Giovanni Crippa), i Bravi, l'esilarante Perpetua (Rita Pelusio) ed una inedita Gertrude dark-underground (Federica Fracassi), danno vita all'interazione fra passato e presente storico, fra dentro e fuori la scena, fra personaggi e pubblico che diventa parte di un tutto accompagnato con grazia e passo sicuro dal dinoccolato maestro di recitazione (Giovanni Crippa), agile a switchare da mentore a protagonista, da voce narrante a contraltare e, soprattutto, a condurre i supposti principianti esortandoli a spalancare gli occhi sulle parole e, sopra ogni cosa, sull'accento rivelatore. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 14 ottobre 2023 |
I Promessi sposi alla prova
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