Labiche ci regala una commedia noir che diverte oltre che per la trama sorretta da un elegante gioco di equivoci a sfondo giallo-poliziesco, anche perché invita lo spettatore a riflettere sorridendo sulle bassezze dei protagonisti, rappresentanti della borghesia: il desiderio di apparire più di quello che si è, di mantenere la propria maschera sociale ed evitare le nostre responsabilità. Gli innesti della regista Andrée Ruth Shammah alle scene e ai testi hanno inoltre allargato la critica sociale e cercato di attualizzare una storia scritta a metà dell'ottocento.
La trama è presto detta: Italia, anni quaranta; due uomini che non si conoscono si svegliano una mattina assieme, nello stesso letto, disorientati e senza ricordi di ciò che li ha portati lì. Sono entrambi in condizioni pessime, sporchi e stanchi, chiaramente sotto l’effetto dei postumi di una sbornia. Si sforzano di ricordare gli avvenimenti della serata precedente che li hanno ridotti in quello stato; alla fine, si riconoscono come ex compagni di studi e capiscono di essersi incontrati la sera precedente – una festa di ex-alunni, appunto - ma nessun altro barlume di ricordo ritorna loro in mente. Senonché, la notizia del ritrovato cadavere di una donna in via dell’Orsina ed i particolari descritti nel giornale, li gettano in uno stato di stupore e angoscia perché sembrano proprio giustificare il loro stato, indizi inquietanti come il fango nelle scarpe e le mani sporche di carbone che proprio non si vogliono pulire. Da qui inizia la sequenza di ragionamenti, azioni conseguenti e reazioni irrazionali che ci accompagnano per la durata dello spettacolo. Mille domande sorgono: ma la morta è davvero stata uccisa? Siamo veramente noi i colpevoli? Ed in ogni caso come possiamo sviare le indagini che sicuramente porteranno a noi? Come possiamo cancellare eventuali prove? Ci sono dei testimoni da corrompere o eliminare? Bravi i due attori protagonisti. Massimo Dapporto ha il ruolo del padrone di casa Zancopè, il classico “arrivato” con una vita rispettabile da difendere ad ogni costo, Antonello Fassari interpreta invece l’ex compagno Mistenghi, primo della classe che non ha saputo approfittare delle sue capacità ed è diventato un semplice cuoco. A far da comprimari ai due attori ci sono Norina - Susanna Marcomeni, moglie di Zancopè, spocchiosa e indifferente verso la servitù, accondiscendente e dalla gentilezza formale verso gli ospiti e melliflua di fronte al lignaggio del cugino Potardo - Luca Cesa-Bianchi, divertentissimo quasi-complice involontario dei protagonisti. Funzionali i due improbabili domestici – Andrea Soffiantini e Christian Padella - che con la loro goffaggine alleggeriscono la tensione della situazione narrando quasi una storia a sé, parallela, fatta di doveri e furberie, di esperienza vissuta e di cambio generazionale. Interessante l’inserimento in scena (non previsto dal testo originale, così come i due domestici) di due sagome nere di cartone che vanno e vengono sulla scena – spostate da un silente “uomo in nero" - rappresentazione tangibile della coscienza sporca dei protagonisti. Pur rischiando di distogliere l’attenzione del pubblico sulla recitazione, lo guidano nell’identificazione dei momenti in cui si scatenano i loro peggiori istinti. Adatte le scene di confortante e domestica semplicità realizzate da Margherita Palli e l’idea di usare in modo quasi cinematografico una porzione scorrevole di sipario che al suo passaggio permette un cambio di scena simultaneo. Non ho trovato, invece, efficacissima la scelta di far cantare parte dei testi ai personaggi sulle belle musiche di Alessandro Nidi - suonate dal vivo da un trio pianoforte, flauto e clarinetto – perché ha fatto perdere un po’ di fluidità alla recitazione e non mi è sembrata significativa dal punto di vista della narrazione. Il finale in un “giallo” è meglio non svelarlo, ma posso dire che giunge - non proprio inaspettato - dopo più di un’ora di sorrisi che riescono a far dimenticare che da qualche parte, comunque, una povera carbonaia è morta.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 17 novembre 2022
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Il delitto di via dell'Orsina dal 17/11/2022 al 4/12/2022
di Eugène-Marin Labiche
traduzione di Andrée Ruth Sammath e Giorgio Melazzi adattamento e regia Andrèe Ruth Sammath
con Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni e con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Christian Pradella, Luca Cesa-Bianchi
musiche Alessandro Nidi scene Margherita Palli costumi Nicoletta Ceccolini luci Camilla Piccioni sagome tratte dalle opere di Paolo Ventura
aiuto regista Benedetta Frigerio assistente alla regia Diletta Ferruzzi assistente allo spettacolo Lorenzo Ponte assistente alle musiche Fabio Cherstich con contributi di Michele Tadini assistente scenografa Francesca Guarnone fondali Rinaldo Rinaldi arredi Plinio il Giovane pittore scenografo Santino Croci
direttore di scena Paolo Roda
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
TEATRO PARENTI Via Pier Lombardo, 14 MILANO tel: 02 5999520
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ORARIO SPETTACOLI giovedì 17 novembre ore 21.00 venerdì 18 novembre ore 19.45 sabato 19 novembre ore 19.45 domenica 20 novembre ore 16.15 martedì 22 novembre ore 20.00 mercoledì 23 novembre ore 19.45 giovedì 24 novembre ore 21.00 venerdì 25 novembre ore 19.45 sabato 26 novembre ore 19.45 domenica 27 novembre ore 16.15 martedì 29 novembre ore 20.00 mercoledì 30 novembre ore 19.45 giovedì 1 dicembre ore 20.15 21.00 venerdì 2 dicembre ore 19.45 sabato 3 dicembre ore 20.15 domenica 4 dicembre ore 16.15
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