In questo superlativo esordio - definito "Album dell'anno" nel 1975, dal magazine citato in apertura - ogni pezzo è diverso dall'altro: si passa dall'hard rock di derivazione funky di "Hold On", al pop complesso di "Ice" e "Mind Baby", brani che presentano armonie vocali a'la Yes molto architettate e continui cambi di tempo (sul finale del primo, peraltro, in puntuale crescendo, vi sono magistralmente inseriti innesti sinfonici di assoluto pregio), passando per un prog del tutto inusuale: ascoltando "Surf City", "I Don't Have a Tie" e "Sleep", infatti, si capisce da quale gruppo attingeranno 20 anni più tardi i più noti Echolyn per le loro perfette armonie vocali, i continui cambi di tempo, i repentini stacchi, gli assolo di chitarra avvincenti. Non mancano i doverosi omaggi: "She's a Dancer" è un fantastico esempio di pot-pourri giacchè mischia con ineguagliabile perizia pop, jazz, rock e funky mentre con "A Sea Epic" e "Robots for Ronnie" il gruppo dichiara il suo amore per il David Bowie più romantico e surreale sebbene in maniera del tutto personalizzata giacchè entrambi i brani presentano bridge inaspettati, a tratti scanzonati ma sempre eleganti. Nei successivi album, la band cambierà ancora (classico esempio di gruppo che sforna dischi diversi tra loro), arrivando a citare, sempre con puntuale competenza, l'eleganza di Supertramp e 10cc (nel secondo capitolo), a lambire, seppur in una manciata di brani, i graffianti territori dell'hard rock (nel successivo) e, entrati nel successivo decennio, a contaminare il loro sound, purtroppo irrimediabilmente, con l'odiosa influenza anni '80, in bilico tra new wave e post punk, proponendo un rock asciutto ed involuto. In ogni caso, questo disco rimane per pochi eletti. |
John Palumbo: voce, tastiere, chitarra Anno: 1975 |