Longevi Deep Purple: non bastavano la speciale edizione di In Rock dello scorso anno [1995 - n.d.R.], la pubblicazione di un triplo contenente i tre concerti giapponesi dai quali fu estratto il mitico Made In Japan, la nuova uscita discografica dal titolo Purpendicular con il bravo chitarrista Steve Morse (ex Dixie Dregs e Steve Morse Band) e le innumerevoli antologie più o meno utili che immancabilmente, pur essendo datate anni ’90 propongono materiale del passato. L’edizione del 25simo anniversario di Fireball giunge così, tra le tante altre uscite discografiche del gruppo forte di una veste grafica sicuramente accattivante, assai ricca in quanto a musica contenuti inediti: ben 39 minuti di musica aggiuntiva, strutturati su 9 pezzi in più rispetto all’originale versione.
Fireball esce nel 1971 e conferma le doti di un complesso che, appena due anni prima, compiva una brusca sterzata, staccandosi dalle precedenti sonorità, con l’affascinante Concerto For Group And Orchestra, suonato insieme ad un’orchestra sinfonica. Appena un anno dopo, la band ha l’opportunità di dimostrare la grandezza vocale del suo nuovo front-man, Ian Gillan, che nel precedente album ricopriva un ruolo di mero contorno, e stupisce nuovamente con un pugno al viso, un macigno senza precedenti, una pietra miliare del rock ancora attualissima: l’album In Rock. L'album successivo - Fireball, appunto - piace sia alla critica sia ai fans, ma viene giustamente considerato come una buona conferma e non come un altro prodotto rivoluzionario (e così anche il successivo Machine Head. Per un'altra rivoluzione bisogna aspettare Made In Japan). E' successo che le sonorità sono diventate leggermente più dolci: non più la durezza estrema di “Speed King”, posta strategicamente in apertura del disco, a recitare la parte di austero avvertimento, non più le asperità di “Flight on The Rat”, non gli affascinanti contrasti di “Child In Time”, dolce ballata prima, tagliente e secco bolero dopo. Adesso il pubblico si trova di fronte alle atmosfere psichedeliche di “Fools”, alla magnetica “Anyone’s Daughter”, unico brano acustico della band, all'armoniosa partitura vocale di “The Mule”. E per i brani più duri, “Fireball”, “Demon’s Eye”, “No No No”, “No One Came”, non c’è né una chitarra dai riff graffiati e rudi, né una tastiera cupa e pesante a primeggiare su una voce perennemente all’estremo e su una sezione ritmica molto istintiva, ma soltanto un suono uniforme, non eccessivamente duro o aspro, il cui incedere compatto è costruito su un preciso lavoro di gruppo. Passando ai nuovi contenuti dell'edizione edita nel 1996, due sono improvvisazioni di gruppo, quelle cosine spiritose che è molto facile ascoltare in ogni live dei Deep Purple come intermezzo tra un brano e l’altro, e ben quattro sono inediti: “Strange Kind Of Woman”, uscita all’epoca solo su singolo (e su parecchie antologie di allora e attuali) e apparsa dal vivo su “Made in Japan”; le tirate “I’m alone” e “Freedom”; la poderosa “Slow Train”, ricca di un massiccio intervento all’organo di John Lord. I tre pezzi rimanenti sono “Fireball”, in una inedita versione strumentale, “No One Came” e “Demon’s Eye”, ciascuna in versione remixata da Roger Glover. Il cd è corredato di copertina di cartone e booklet di 28 pagine nel quale vengono riprodotti gli schizzi dell'art-work, alcune cover dei 45 giri, i biglietti e le locandine dei concerti della tournée di Fireball e numerose foto inedite del gruppo negli studi di registrazione. ****NOTA: Recensione riferita alla ANNIVERSARY EDITION 1996 dell'album Fireball, originariamente realizzata nell'agosto del 1996 per la rivista "Melodie e Dissonanze" (mai pubblicata per prematura chiusura della stessa), qui riportata per gentile concessione dell'autore. |
Ian Gillan: Voce
Tracce bonus nell'edizione per il 25° anniversario |