Foto di Bartolomeo Varchetta Nella calura estiva della capitale, a ridosso del litorale romano, in una cornice in bilico tra il balneare e l’affumicato, a causa degli incendi che purtroppo hanno devastato la adiacente pineta di Castel Fusano, la nuova formazione de Le Orme si è esibita ai Parchi della Colombo, con una performance che ha soddisfatto e convinto il pubblico presente, che, seppur non numerosissimo, ha dimostrato particolare devozione alla band e ottima conoscenza del repertorio proposto. La performance, iniziata alle ore 22.00 circa, per una durata che ha superato abbondantemente le due ore, è stata preceduta dall’esibizione di un artista del quale purtroppo ci è sfuggito il nome. Lo stesso, in solitaria, munito di sola chitarra acustica, si è profferto in una serie di brani tratti dalla sua intera carriera, prevalentemente dal suo ultimo disco. Al riguardo, non possiamo che fare i complimenti al compositore artista per la vena creativa, indubbiamente di livello, un po' meno all'esecutore, non impeccabile (ed infatti, nel suo ultimo cd, le esecuzioni sono state affidate ad altro chitarrista, segnatamente forte di studi accademici). La nuova formazione de Le Orme - che vede l’ingresso del cantante/bassista/chitarrista Alessio Trapella - ha proposto prevalentemente il repertorio storico e non, come ci si aspettava, estratti dall’ultimo lavoro “Classic Orme”, recentemente realizzato con l’ausilio di un tenore ed una soprano. I motivi del cambio di programma non sono stati del tutto chiariti, o meglio, sono stati imputati a fumose dinamiche di carattere politico-amministrativo, ma la notizia non è stata così negativa per chi, come chi scrive, non ha pienamente apprezzato la recente svolta lirica, forse troppo radicale e forzata rispetto al tradizionale repertorio del gruppo. Orbene, il trio spinge ancora forte. Il nuovo giunto non può essere minimamente paragonato, per estensione vocale, allo storico Tagliapietra (ed anche a Spitaleri, suo successore nel 2009), ma è un grandissimo come bassista/chitarrista, ruolo non facile quando forzatamente accompagnato dall'obbligo del canto. Michele Bon è l’anima concettuale del gruppo: di sua invenzione, peraltro, sono parecchi degli strumenti che ha suonato sul palco. Per Michi, infine, sembra che il tempo non sia passato. Il suo dinamismo coinvolgente rappresenta sempre un ottimo spettacolo a cui assistere. Il suo drumming pare invariato rispetto a quello della giovane età e ciò ha dell’incredibile se si pensa alla decadenza tecnica patita da tanti suoi colleghi, anche più giovani (si pensi a Phil Collins, giusto per rimanere in tema prog, che ha mollato le bacchette più di un lustro fa e che ha dichiarato più volte che non sarebbe in grado di riprenderle). Dal punto di vista tecnico, la performance d’insieme è stata ineccepibile e mentre gli interventi vocali erano limitati, quelli strumentali sono stati prevalenti, tutti di livello eccelso. Michele Bon non si è certo risparmiato in virtuosismi “multi-tasking” sulle sue innumerevoli tastiere dalle quali era sommerso e Dei Rossi non ha perso un colpo, risultando sempre fluido, presente, vario, attuale e mai legato. Se ci è permessa una critica, avremmo gradito l’esecuzione di maggiori brani a firma del nuovo tastierista, purtroppo limitati al solo “Infinito”, tratto dall’album omonimo. Ci si riferisce ovviamente a lavori molto belli quali “Elementi”, “Il fiume” e soprattutto “La via della seta”, forse il migliore tra quelli recenti. Senza contare i tre inediti tratti dal citato “Classic Orme”, non certo inferiori qualitativamente al repertorio storico, purtroppo del tutto ignorati, anche in un veste riarrangiata ad hoc per il giovane cantante. Parlando di organico, invece, abbiamo apprezzato l’atteggiamento di Michi che, pur in un clima di palese critica nei confronti dei colleghi - con riferimento alla loro fuoriuscita dalla band e soprattutto alla loro mancata volontà di partecipare alla reunion per i 50 anni di vita del gruppo - ne ha sottolineato la capacità creativa, dedicando a loro, con un affetto che si percepiva nell’aria, il brano “Amico di ieri” (sebbene sia risultato piuttosto incomprensibile il suo continuo tornare in argomento, incitando addirittura il pubblico a cantare, spesso a brano finito, al motto di "questo coro lo facciamo sentire ad Aldo o a Tony"). In ogni caso, felici di essere stati presenti, sempre, quale sia l’organico e la scaletta.
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Michi Dei Rossi: Batteria Data: 22/07/2017
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