Ennesima conferma della bontà del progetto fortemente voluto dal magazine finlandese Colossus e dalla casa discografica Musea, che nel corso degli ultimi anni, volendo omaggiare un certo tipo di filmografia (i film di Sergio Leone, gli spaghetti-western, il cinema giallo), ma anche opere capitali dal punto di vista letterario (Kalevala, piuttosto che l’Odissea, l’Isola del tesoro o ancora l’Inferno dantesco) ci ha saziato con musica di qualità molto elevata.
Qualità presente in dosi massicce anche nello “Spaghetti Epic Nr.3: The Great Silence”. Si sceglie anche questa volta (e saggiamente) di condensare la trama del film in un unico cd con tre brani per altrettanti gruppi. Se per i russi Little Tragedies e per i rumeni Yesterdays si tratta della seconda esperienza nei progetti Colossus/Musea (erano entrambi presenti nel monumentale Inferno), esordienti e piacevole sorpresa i “nostri” N.Ø.T. Evitiamo di soffermarci come è ovvio sulla storia narrata dal film (presente peraltro nel booklet , molto curato come sempre) per concentrarci da subito sull’aspetto musicale. La suite dei Little Tragedies “The voice of silence” è probabilmente molto meglio di quanto ci si poteva immaginare (e già non era poco!): un concentrato di potente prog sinfonico con il castello di tastiere del leader Gennady Ilyin sempre in notevole evidenza. Barocchismi a go-go, ma una ricerca melodica sempre preponderante e di altissimo profilo. L’unico difetto è che il prode Gennady pensa (male) anche di cantare (pochi versi ... in lingua madre) e sicuramente la cosa non gli riesce benissimo. Si fosse limitato al ruolo di king-wizard il pur ottimo brano sarebbe assurto a “must” del gruppo. Inoltre il trattarsi di un pezzo costruito per un progetto che vede la presenza di altre band, dimostra ancora di più come i Little Tragedies non si siano risparmiati in fase compositiva. Il secondo pezzo spetta agli Yesterdays. Il loro primo lavoro (ristampato da Musea) ci aveva colpito non poco per quella piacevole commistione di sinfonico e folk e per la gaiezza della voce di Kinga Janosi. Il brano non tradisce le attese, risultando persino per certi versi persino spiazzante. Abbandonata la voce al femminile, abbandonato il tepore rassicurante del flauto (molto presente su Holdfénikert il loro debut-album), viene per contro accentuata la componente sinfonica del gruppo che mai sfocia comunque nel kitch. Particolare l’utilizzo della tromba (che sposta i binari verso tinte moderatamente jazz) e l’accentuazione dell’aspetto percussivo (anche un breve solo di batteria all’interno del brano). La terza suite rappresenta l’esordio assoluto dei N.Ø.T., gruppo italiano, di cui conosco ... assolutamente nulla!! Poco male, sconosciuti o meno, il pezzo è decisamente ben fatto e ricco di spunti importanti. La band si muove su cadenze hard-progressive con momenti anche “oscuri” (che ben si confanno al concept) caratterizzati da una sezione ritmica granitica e da riff taglienti e tastiere anche pesanti. Solo sul finale il brano si “apre” un po’ ad atmosfere più dilatate. Un poco discutibile la scelta di liriche recitate piuttosto che cantate, ma probabilmente nell’intenzioni del gruppo più adatte al contesto del concept. Li aspettiamo ora alla prova di un album tutto loro e se son rose (come pare) ... Nel complesso, per finire, tre ottime suite e “release” che si pone fra le più riuscite della decina di progetti Colossus/Musea sin qui pubblicati 85/100
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Anno: 2009 |