Home Recensioni Album Overhead - And We're Not Here After All

Overhead
And We're Not Here After All

Terzo disco per i finlandesi Overhead che danno conferma di essere una ottima band progressive. L’album è caratterizzato da brani davvero ben curati nei suoni e negli arrangiamenti.
La band, in questo disco, da saggio di un prog rock dalle varie sfaccettature: melodie ariose, incursioni elettroniche assai gradevoli, ritmiche accattivanti.
Apre il disco “A Method”, una ballata che inizia sui toni di una “lullaby” e termina con un incisivo crescendo colmo di sentimenti che porta a “To the Madness” forse il brano più interessante dell’album.
To the Madness” è caratterizzato da un giro di basso sui toni etnici capeggiato da una metrica vocale coinvolgente e da una ritmica decisamente prog. Ottimi i suoni delle keys nell’intro che tendono a creare un’atmosfera quasi eterea.
Il crescendo del brano si “rilassa” su un breve chorus da toni maestosi e melodici. Il brano è spezzato da un intermezzo recitativo che ricorda Roger Waters in The Wall per poi riprendere nuovamente con il ritornello che porta alla fine del brano.
Il terzo brano “Time Can Stay” principia come una ballata orecchiabile e piacevole con inserti elettronici che ricordano molto i Muse. Il brano prosegue su toni di classico rock nordico.
The Sun” è un brano strumentale di brevissima durata, presenza o assenza discutibile ...
Il quinto brano “Lost Inside” è caratterizzato da toni scuri e se vogliamo drammatici. Brano lungo e un po’ ripetitivo comunque non privo di interessanti spunti negli arrangiamenti.
Bisogna riconoscere che Alex Keskitalo dimostra di essere un buon interprete che sa dare il giusto tono interpretativo ai brani.
Introdotto da un riff molto orecchiabile, “Entropy” è un chiaro esempio delle contaminazioni elettroniche sopra citate.
Brano scorrevole, anche commerciale se vogliamo, che però riesce a dimostrarsi interessante nel contesto proposto.
Timido accenno di solistica (finalmente ...) di sinth e chitarra.
Soprattutto Jaakko Kettunen sfoggia un bel solo e quasi spiace non aver potuto godere di questi virtuosismi negli altri pezzi. A questo punto c’è da chiedersi ... perché?
Il disco si chiude con “A Captain on the Shore” una ballata prog-rock ariosa con un ritornello quasi da “classifica”. Il brano è introdotto da una parte strumentale di flauto. Molto belli i cori presenti nel brano, sia per la melodia proposta da essi sia per il suono ottenuto. Molto coinvolgenti.
Anche qui Jaakko Kettunen si lascia andare ad un solo semplice da un dry-sound Gilmouriano.
In definitiva gli Overhead sono una buona band e questo è un buon album senza dubbio; lascia qualche perplessità la sensazione che le composizioni, a tratti, sembrino eccessivamente “easy listening” e soprattutto, si sente la mancanza di soli, che in alcuni frangenti avrebbero potuto essere la cosiddetta ciliegina sulla torta.
Un disco che comunque consigliamo agli amanti del prog rock che non potranno essere delusi dalle sonorità create dagli Overhead.

75/100


Alex Keskitalo: Voce, flauto
Jaakko Kettunen: Chitarra
Janne Pylkkönen: Basso
Tarmo Simonen: Piano, polysix, etc.
Ville Sjöblom: Batteria

Anno: 2008
Label: Musea
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. A Method...
02. ...to the Madness
03. Time Can Stay
04. The Sun
05. Lost Inside
06. Entropy
07. A Captain on the Shore

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