Home Recensioni Album Nine Inch Nails - The Year Zero

Nine Inch Nails
The Year Zero

Partiamo da un presupposto: Trent Reznor, che piaccia o meno, è un genio. Non lo dico solo per quanto riguarda l’aspetto musicale che è soggettivo, ma soprattutto per l’operazione di marketing che la mente del progetto Nine Inch Nails ha effettuato nel tour di presentazione di questo “The Year Zero”: dopo la fine di ogni concerto, nei bagni del locale subito dopo l’esibizione, si poteva trovare una chiavetta usb con un pezzo differente del disco, così come a comporre un puzzle musicale di data in data, dando cosi la possibilità ai “fan” di immettere in rete il disco ancora prima della sua uscita.
Ma non è finita qui, sempre Reznor ha recentemente dichiarato di scaricare senza problemi musica illegalmente: indubbiamente una posizione controcorrente per una persona legata professionalmente ad una major del disco che però, almeno per chi scrive, lo rende ancora più simpatico e genuino.

Fatta questa doverosa promessa passiamo ad analizzare il successore di “With Teeth”, uscito nella primavera del 2005 e composto proprio durante il lunghissimo tour di supporto a quel disco.
I NIN ci presentano sedici tracce che ci raccontano di un nuovo ordine mondiale, quasi di una guerra parallela a quella reale che si sta svolgendo in Iraq; indubbiamente questo può essere considerato, senza nemmeno girarci troppo attorno, l’ennesimo schiaffo ai neo conservatori americani ed all’amministrazione Bush, quest’ultima bersagliatissima negli ultimi anni dagli artisti di punta della scena industriale americana ( chi ha detto Ministry?).
Arriva così in apertura il passo marziale ed incisivo della strumentale “Hyperpower”, che ha tutti i crismi della marcia funebre del soldato che da salma rientra in patria. Il singolo apripista dell’album, “S urvivalism” pare essere una versione aggiornata al 2007 di “The March Of Pigs”, con le sue chitarre sporche ed affettate e con quel ritornello che più che cantato, sembra un abbaiare nervoso ed ossessivo, pur risultando meno malata; in sede live sarà indubbiamente uno dei pezzi di punta dello show della band.
Il refraind di “The Good Soldier” potrebbe far storcere il naso a più di un purista, vedi quel tappeto sintetico che pervade tutto il pezzo, mentre la successiva “Vessel”, contagiosa e trascinante, ci restituisce un Trent Rezonor più vicino alle sonorità madri, con suoni meccanici, chitarre maltrattate e ritmica ipnotica.
Se “Capital G” è il già annunciato secondo singolo un motivo c’è: chorus di facile presa e ben memorizzabile, base rock standard dove filtra una melodia pulita: sicuramente non è il picco creativo della raccolta ma un brano funzionale che porterà un pubblico più mainstream alla band (come se la popolarità fosse minima).
Discorso analogo può valere per “Good Given”, per certi versi ancor più catchy e ricca di groove, mentre “Meet Your Master” risulta carica e potente nel suo incedere, con esplosioni di chitarre nel ritornello e con un lavoro pulito alla batteria di Josh Freese che vi terrà con le orecchie incollate allo stereo.
Ancora un pezzo strumentale quasi a spezzare il filo sonoro teso del disco (“The Greater Good”) che arriva “The Great Destroyer”, con la sua progressione dub elettronica davvero notevole e con una prestazione nel cantato davvero eccezionale, segno anche di grande versatilità ed espressività nella voce di Trent Reznor. Dobbiamo attendere però quasi cinquanta minuti di musica per ritrovare la vera gemma di The Year Zero: “In This Twilight”.
L’andamento quasi solare del cantato si contrappone ad una base acida e sporca, dove il testo la dice lunga sul momento di grande ispirazione del suo compositore.

Meno malato di un tempo, meno introspettivo e più propenso alla narrazione di eventi (in questo caso fittizi, ma dove in molti troveranno diversi “collegamenti” con l’attuale situazione di politica internazionale), pare che a questo giro Trent Reznor abbia deciso di reinventarsi (nuovamente) e di far evolvere il progetto Nine Inch Nails lasciando da parte tematiche di autodistruzione e di paure personali.
Un sabba elettronico, micidiale, sporco e corrosivo: questo è The Year Zero, la conferma di un qualcosa che ha l’intenzione di restare indelebile nella storia della musica di questi anni.



Trent Reznor: Voce, chitarra, tastiere
Josh Freese: Batteria
Aaron North: Chitarra
Alessandro Contini: Tastiere
Jeordie Withe: Basso

Anno: 2007
Label: Interscope Records
Genere: Industrial

Tracklist:
01. Hyperpower!
02. The beginning of the end
03. Survivalism
04. The good soldier
05. Vessel
06. Me, I'm not
07. Capital G
08. My violent heart
09. The warning
10. God given
11. Meet your master
12. The greater good
13. The great destroyer
14. Another version of the truth
15. In this twilight
16. Zero-Sum

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