Ascoltando il nuovo lavoro solista di Stu Nevitt ho fatto un pò di filologia.
Piacevolmente sorpreso, ho ascoltato il suo impegno negli Shadowfax. E le scorte del passato si avvertono anche nella sua ultima fatica... L'album contiene musica insolita, varia e allo stesso tempo complessa, è rock, progressive, jazz e fusion. Le influenze sono multiple, gli assoli impostati nella struttura più tradizionale del genere rock ricordano gli assoli di punta di Steve Hillage e di John Goodsall. Il piano è presente e sempre eccellente: a volte suona come quello del migliore Robin Lumley (Brand X). Molti fiati, scanalature acustiche. Tastiere, dicevamo, costituite da piano e moog e harpsichord. Divagazioni reggae, tonnellate di chitarra wah-wah, pervadono l'album. Miscele scure di sax tagliente e combinazioni armoniche celestiali caratterizzano pezzi quali "Blue In The face e 300 Pounds. Ricordano vagamente Harmonium e Jean Pierre Rampal, talora l'ultima PFM. "Brown Rice" è un indovinello musicale pop, un tantino eccentrico. La seconda parte dell'album è ancora condita di sax liquido, esotismo . I cambiamenti di registro sono frequenti e l'influenza funky diventa più ampia con maggiore spazio alla melodia riconoscibile e orecchiabile. "The Marion kind" contiene una parte vocale sensuale e linea del riff incalzante, piano echeggiato accattivante. She'S Got That Sexy Look In Her Eyes è un pezzo funky con basso lineare e percussioni leggere, il sax torna a lavorare sulle alte tonalità. Madagascar Cafe torna a costruire una circolarità reggae, mai banale, fluida, gioiosa. Il marchio di fabbrica dell'album è senz'altro rappresentato dall'interesse che Nevitt mostra per un fitto intreccio di percussioni, l'estendere al limite il contrappunto tra gli strumenti, l'ampliare i timbri acustici. Il cd osserva il proprio interesse per le atmosfere esotiche, per l'uso più accurato delle percussioni, l'assimilazione di altri strumenti provenienti da tutto il mondo. La melodia di è talora un po' sbiadita nel complesso. In definitiva il bilancio è positivo, anche se appare evidente il percorso di Nevitt verso un melodismo più istantaneo, un suono più elettronico e ballabile. |
Stu Nevitt: Drums & Percussion Anno: 2006 |