Formatisi nel New Jersey, i Pyre Fyre esordiscono con il loro omonimo album all'insegna dello stoner, dello sludge metal e della psichedelia.
Una miscela davvero esplosiva di stili (non mancano nemmeno ammiccamenti al grunge degli Alice in Chain o al doom dei Black Sabbath) che sprigiona energia a tal punto che non crediamo possa deludere le aspettative di chi ha amato band come gli immensi Kyuss o i Down di Phil Anselmo. Sette adrenalici brani per un disco senza fronzoli, diretto come un pugno in piena faccia. Il gruppo ama l'essenziale e, in effetti, il debutto non si segnala per un minutaggio eccessivo, ma d'altronde sono in molti ad eccepire scelte in controtendenza le quali rendono troppo dispersive alcune uscite discografiche (Iron Maiden e Metallica ad esempio). In questo caso si predilige, per l'appunto, un scelta se vogliamo "spartana" a fronte, però, di una buona qualità compositiva. Ascoltando l'album "Pyre Fyre" si percepisce nettamente la sensazione che la formazione statunitense sappia dare il meglio di sé nelle esibizioni dal vivo, per cui se dovessero capitare in Italia varrebbe senz'altro la pena andarli a vedere. Pezzi come la vulcanica opener "Hipnotize", la fangosa "Flood Zone" (il brano più lungo e pretenzioso di questo lavoro) o "Don't Drink the Water" (dove il titolo viene ripetuto così tante volte da ipnotizzare quasi l'ascoltatore) non passano di certo inosservati e meriterebbero la giusta attenzione anche nel nostro Paese (almeno si spera che questo avvenga...). |
Danny Keigh - basso Anno: 2024 |