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Osanna
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Facimmo 'O Prog


di Gianluca Livi



Monografia originariamente apparsa con titolo diverso sul n. 55 della rivista “Paperlate” (anno 2007), qui pubblicata per gentile concessione dell'autore.

Alla fine degli anni ’60, lo scossone rappresentato dai Beatles e le buone vibrazioni musicali delle nuove generazioni, facevano la loro comparsa anche a Napoli ove numerosi complessi musicali – scimmiottando gli stereotipi importati dall’estero – cercavano di farsi largo nel mondo del rock o del pop. Tra questi c’erano i Volti di Pietra nei quali militavano Lino Vairetti, Enzo Petrone, Lino Ajello e Carlo Fagiani. Dopo varie defezioni, cambiato il nome in Città Frontale, a questi si affiancarono Danilo Rustici (chitarra), Massimo Guarino (batteria), Lello Brandi (basso) e Gianni Leone (tastiere). Il caso volle poi che Elio d’Anna – flautista e sassofonista reduce dall’esperienza con gli Showmen – sostituisse Leone, in procinto di entrare nella nuova line–up del Balletto di Bronzo. Erano nati gli Osanna, una delle realtà più considerevoli del panorama progressive italiano. Le prime prove musicali produssero un sound crudo, dinamico ed esplosivo che fu subito proposto nella prima apparizione live, a Napoli, nel febbraio del ’71, in un locale chiamato “Spray Pan” nonché al Teatro Mediterraneo, presso la Mostra d’Oltremare, come supporto ad Arthur Brown. Successivamente il gruppo prese contatti con l’etichetta ABC Record che, pur fornendo i propri studi di registrazione, non ebbe il coraggio di pubblicare in vinile il materiale da loro registrato poiché giudicato “invendibile” (per la cronaca, si trattava del futuro album L’Uomo). Per niente scoraggiati, i membri del gruppo si recarono a Milano ove proposero il lavoro a varie case discografiche. Nel frattempo si esibirono al Festival di Caracalla ottenendo consensi straordinari. Tanto che alcuni giorni dopo, la rivista “Oggi” dedicò loro un reportage in cui erano descritte le esibizioni dal vivo non solo sotto l’aspetto musicale, ma anche scenico: il loro rock granitico, unito a melodie tipicamente italiane, era infatti sostenuto sul palco da rappresentazioni sceniche di stampo teatrale, in cui, ad esempio, l’elemento immediatamente percettibile erano i lunghi sai e i volti dipinti di ciascun componente. Il vecchio e il nuovo di Napoli si mescolavano in una miscela completamente inedita, merito tanto di Lino Vairetti, che aveva frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, quanto di Massimo Guarino che si dileggiava in arti grafiche. In un contesto omologato e stantio, che vedeva i gruppi italiani scopiazzare pedissequamente il modello importato dall’Inghilterra, gli Osanna dimostravano che si poteva comunicare qualcosa di inedito. Partecipando ad altri raduni pop il gruppo fu notato da gente influente come Pino Tuccimei e, soprattutto, da Renzo Arbore. Furono costoro che li indirizzarono al l° Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio, ove vinsero insieme alla P.F.M. e a Mia Martini, con una performance che attirò l’attenzione della Fonit Cetra la quale mise sotto contratto il gruppo pubblicando L’Uomo (con efficaci note di presentazione ad opera di Arbore e Fabrizio Zampa). L’album vendette 45.000 copie, rimase nelle classifiche discografiche per diversi mesi e si aggiudicò il Premio della Critica Discografica Italiana. I mesi successivi furono dedicati tanto alle apparizioni televisive, quanto ad una intensa attività concertistica: Raduno Pop di Nettuno, Palermo Pop, Terza Rassegna di Musica Contemporanea di Civitanova Marche. A Roma, gli Osanna si esibirono al Piper (Controcanzonissima), a Villa Pamphili, al Foro Italico (seconda edizione del Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze). La notorietà dei cinque cresceva in maniera considerevole, tanto che fu loro offerto di realizzare la colonna sonora del film “Milano Calibro 9”, pubblicata su vinile con il titolo Preludio, Tema, Variazioni e Canzona, composto in collaborazione con Luis Enriquez Bacalov (già co-autore con i New Trolls su Concerto Grosso, e con il Rovescio della Medaglia su Contaminazione). Ricorda Bacalov: “Non è assolutamente vero come ha detto qualche critico che l’album era più mio che loro. Al contrario, io ho composto solo 3 canzoni, gli Osanna ben sette e nel massimo della libertà creativa. In quel periodo ero impegnatissimo su più fronti, non riuscivo ad ascoltare dischi, mi serviva una nuova band che realizzasse i brani per il film. Parlai con l’editore che era entusiasta di questi cinque ragazzi napoletani, mi fece ascoltare alcuni loro brani e diedi l’ok. Fecero un buon lavoro, alcune loro variazioni erano proprio carine. Pur non rinnegandolo, gli Osanna non si identificavano nella musica dell’album tanto che il brano “Canzona”, pur classificandosi secondo al Festivalbar, non fu mai pubblicato in 45 giri per loro espressa volontà. Il gruppo infatti, oltre a non considerarlo rappresentativo della loro musica, non voleva estrapolarlo dal contesto dell’intero album per non snaturarne il significato. Nell’aprile del ’72, Osanna e Genesis, si incontrarono al Teatro Mediterraneo di Napoli (ove i secondi si erano esibiti dal vivo) e, trovando che il loro live-act avesse spunti comuni, decisero di organizzare un mini tour estivo, suonando a Genova, Reggio Emilia e Rimini. Quando nel ’73 uscì Palepoli, gli Osanna erano all’apice della carriera sia in termini di fama, sia dal punto di vista creativo: nell’album la matrice hard rock del gruppo (palesata nel disco d’esordio) e le nascenti sonorità progressive (già proposte nel 2° album), si coniugavano con elementi musicali tipici della canzone partenopea e mediterranea in una miscela completamente inedita. In quello stesso anno gli Osanna organizzarono anche un importante festival, passato alla storia come il Be–in di Napoli, nel quale si esibirono, tra gli altri, Banco, Trip, Rovescio della Medaglia, Alan Sorrenti, Battiato, Balletto di Bronzo, Quella Vecchia Locanda, Perigeo, Garybaldi, Latte e Miele, Biglietto per l’Inferno oltre agli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Musica e teatro, suoni e visioni, note e movimento. Nessun complesso aveva fino a quel momento operato in così numerosi settori dell’arte. Ma la parabola degli Osanna era in procinto di cambiare percorso. Landscape Of Life, l’album successivo, rappresentò un altro cambio di direzione dal punto di vista musicale e non ottenne unanimi consensi. Il gruppo aveva abbandonato le atmosfere partenopee e mediterranee di Palepoli e la ruvidità rockettara dell’album d’esordio, a favore di una proposta progressiva incontaminata, frutto di un’influenza di chiara matrice anglosassone. Di lì a poco, l’attività incessante ed estenuante su più fronti (musica, teatro, produzione), il desiderio di misurarsi in altri contesti, l’avvento dei cantautori, fecero implodere il gruppo: Elio d’Anna e Danilo Rustici con il batterista Enzo Vallicelli, diedero vita agli Uno, e successivamente ai Nova, con un organico più esteso comprendente anche Corrado Rustici, fratello di Danilo (il gruppo avrebbe cambiato numerosi musicisti, sino ad ospitare elementi stranieri e prestigiose special guest tra cui Phil Collins, Percy Jones, Narada Michael Walden). Lino Vairetti e Massimo Guarino diedero vita ad una formazione comprendente Gianni Guarracino, Enzo Avitabile, Paolo Baffone, Rino Zurzolo, pubblicando El Tor sotto la vecchia sigla Città Frontale. Concluse con scarso successo queste esperienze, nel 1978 Vairetti e Guarino decisero di riformare gli Osanna. Contattati l’entusiasta Danilo Rustici, il tastierista Fabrizio d’Angelo ed il bassista Enzo Petrone, il nuovo ensemble pubblicò Suddance per la neo nata CBS Italia. Ancora una volta, la musica proposta si staccava notevolmente da quella prodotta in passato: il jazz-rock infarcito di riscoperta “napoletanità”, valse loro il “Premio della critica Discografica Italiana” (per i testi) e il premio quale miglior gruppo rock di Annuario Discografico. Il disco non riscontrò tuttavia il successo auspicato: molti fan non gradirono l’ennesima metamorfosi che, anzi, interpretarono come un distacco dal coraggioso anticonformismo dei primi tempi. Inoltre, nuovi stili musica (il punk, la disco), mettevano in seria difficoltà la musica colta, ormai appannaggio di pochi eletti. Nel 1979, dopo un ultimo concerto a Napoli, gli Osanna “morivano” per la seconda volta. Ricorda Vairetti: “L’album “Suddance” in principio doveva chiamarsi “Augh!”, una sorta di citazione ideologica agli indiani metropolitani del movimento studentesco del ’77 e ai poeti della beat generation. Componemmo anche un brano sul fenomeno imperante della droga: “La tua vita in una pera”; ma la CBS, trovò forte il segnale politico dei testi di queste due canzoni e le censurò. Inserimmo cosi solo in un secondo momento “Suddance” che diede il titolo all’album, e “Saraceno”, due brani strumentali. Per la prima volta registravamo un disco a Napoli, negli studi Splash di Peppino Di Capri. (...) Danilo poco prima aveva conosciuto in America Jò Lodato, un manager italo–americano che, una volta giunto in Italia, si prese cura di noi Osanna e successivamente di Pino Daniele. Decidemmo insieme di provare un lancio internazionale: fare un disco negli States era stato sempre un nostro obiettivo. La CBS americana, da lui contattata, dopo aver ascoltato i nostri nuovi demo–tape, propose una strategia di marketing con un preventivo di spesa per la sola pre–produzione che si aggirava intorno ai 100 milioni delle vecchie lire. La CBS italiana non se la senti di rischiare e glissò la proposta. Fu forte l’avvilimento. Io personalmente credevo poco nell’utilità di questo progetto americano che affascinava invece molta parte del gruppo. Trovavo più giusto insistere sul territorio nazionale per riconquistare quella notorietà dei primi anni ’70. Questo conflitto interno creò una prima grande frattura (...). Nel 1978, dieci minuti prima della finale dei mondiali di calcio in Argentina, fummo ospiti dell’ultima puntata di “Domenica in...”‘ condotta da Corrado Mantoni, dove suonammo “‘A ‘Zingara”... Fu la nostra ultima apparizione televisiva. Ci sciogliemmo nel 1979 – dopo aver fatto un ultimo concerto a Napoli dove io tentai di riprodurre la nostra tradizione teatrale con mimi, attori e danzatori, ma il tutto fu inutile perché il gruppo era ormai sfiduciato per una serie di motivi: il difficile periodo politico che non aiutava di certo gli artisti a far musica, la delusione per la mancata realizzazione del progetto americano e forse la voglia di ciascuno di noi di incamminarsi verso sentieri musicali differenti”.

Le strade dei singoli membri si divisero nuovamente: Danilo Rustici formò i Luna e pubblicò un album omonimo nel 1981; Lino Vairetti diede vita ai Ciak, incidendo l’album In questa notte d’Europa. Nel frattempo Elio d’Anna e Corrado Rustici continuavano in America la loro esperienza con i Nova.

Nel 1999, Lino Vairetti, Danilo Rustici ed Enzo Petrone decisero di riformare gli Osanna unitamente a Gennaro Barba, Luca Urciuolo, Vito Ranucci e Gigi Borgogno. L’“esordio” della nuova band avvenne al Neapolis Rock Festival, il 14 luglio del 1999, insieme a P.F.M. e Jethro Tull. Il nuovo lavoro Taka Boom – uscito nel 2001 e autoprodotto – proponeva, unitamente ad una manciata di inediti, brani attinti dal repertorio storico, completamente rivisti sul piano degli arrangiamenti, delle sonorità e degli andamenti ritmici. Tempo tre anni e il combo organizzava il Premio “Uomini e miti” ove suonarono (e furono premiati) Peter Hammill e membri del Banco del Mutuo Soccorso, dei New Trolls, delle Orme, del Balletto di Bronzo, degli Area.

A 9 anni da quell’esordio (si tratta della reincarnazione più lunga della storia del gruppo), la band è tuttora attiva, sebbene registri continui cambi di formazione (quella attuale, oltre agli storici Vairetti e Rustici, vede schierati Nello d’Anna, Gennaro Barba, Irvin Luca Vairetti, Fabrizio Fedele, Oderigi Lusi). Proprio quest’anno il gurppo ha dato vita ad un tour con un ospite d’eccezione, il sassofonista David Jackson che ha preferito momentaneamente lasciare i da poco riformati VDGG per potersi dedicare a questa nuova avventura.

 

DISCOGRAFIA RAGIONATA

1971 – L’UOMO

 

Tracklist:

1. Introduzione

2. L’Uomo

3. Mirror Train

4. Non sei vissuto mai

5. Vado verso una meta

6. In un vecchio cieco

7. L’amore vincerà di nuovo

8. Everybody’s gonna see you die

9. Lady power

 

band:

Lino Vairetti: canto, chitarra 12 corde, armonica, organo hammond, sintetizzatore elettonico;

Danilo rustici: chitarra solista, chitarra 12 corde, organo a canne, probelectronic audio–oscillator;

Massimo Guarino: batteria, percussioni;

Lello Brandi: basso;

Elio d’Anna: flauto, ottavino, sax tenore, sax baritono.

 

È prevalentemente un disco di sano hard rock, l’esordio degli Osanna, suggellato da una chitarra massiccia e graffiante, capace anche di creare riff memorabili, e da una base ritmica dinamica ed avvincente. Due terzi dei brani che compongono l’opera (“Introduzione”, “Mirror Train”, “Non Sei Vissuto Mai”, “Vado Verso Una Meta”, “Everybody’s Gonna See You Die”, “Lady Power”) si rifanno ad una modello di stampo chiaramente anglosassone che vede nei primi Uriah Heep e Led Zeppelin la principale fonte di ispirazione. Ma il gruppo si impone con uno stile personale talché il richiamo ai gruppi d’oltre manica avviene in termini di pura rispettosa citazione e mai di plagio. I restanti tre brani (“L’Uomo”, “In Un Vecchio Cieco”, “L’amore Vincerà Di Nuovo”) sono preziosi episodi melodici di stampo chiaramente nostrano, aggraziati e lineari come solo le band italiane sanno produrre. Entrambi le formule (hard rock e melodia) sono arricchite dai protagonismi audaci degli strumenti a fiato di Elio d’Anna (su tutti, il flauto, suonato con i gemiti tipici di Ian Anderson) e dall’armonica aggressiva di Lino Vairetti. Rari ma efficaci intermezzi di stampo jazzistico (nel mezzo della stessa “Mirror Train”, ad esempio) o acidi e psichedelici (come nella parte finale di “L’Amore Vincerà Di Nuovo”), testimoniano la versatilità dei cinque musicisti e l’eterogeneità di un prodotto musicale ancora grezzo nella produzione, ma assolutamente efficace nel messaggio sonoro.

 

1972 – PRELUDIO TEMA VARIAZIONI CANZONA

 

Tracklist

1. Preludio

2. Tema

3. Variazione I (to Plinius)

4. Variazione II (My mind filies)

5. Variazione III (Shuum…)

6. Variazione IV (Tredicesimo cortile)

7. Variazione V (Dianalogo)

8. Variazione VI (Spunti dallo spartito n. 14723/AY del Prof. Imolo Meninge)

9. Variazione VII (Posizione raggiunta)

10. Canzona (There will be time)

 

band:

Lino Vairetti: voce, arp synthesizer;

Danilo rustici: chitarra acustica, chitarra elettrica, voce;

Massimo Guarino: batteria, vibrafono, percussioni, voce;

Lello Brandi: basso;

Elio d’Anna: sax soprano, sax tenore elettrico, flauto, voce.

Ospiti: Luis Enriquez Bacalov: direzione orchestra.

 

L’opportunità di realizzare la colonna sonora del film “Milano Calibro 9” unitamente ad un’orchestra diretta da Luis Enriquez Bacalov, rappresenta per gli Osanna l’opportunità di scollarsi di dosso le sonorità prettamente hard del primo album, sebbene non completamente, per intraprendere altri percorsi, alcuni dei quali completamente inediti. Preludio, Tema, Variazioni e Canzona si compone di 10 brani, di cui tre (“Preludio”, “Tema” e “Canzona”) composti da Bacalov, ben 7 (tutte le Variazioni) dagli Osanna. La differenza si nota eccome: i tre brani di Bacalov sono efficaci ma prevedibili (il ritornello orchestrale suonato nel “Preludio”, ad esempio, si stampa nella mente perché è assai ruffiano), mentre gli Osanna approfittano per coprire diversi territori, spesso astrusi: incedono ancora nell’hard rock (“Variazione I – To Plinius” e “Variazione VI - Spunti Dallo Spartito…”) e nelle citazioni Tulliane (“Variazione III – Shuum…”), ma approdano anche al prog più romantico (“Variazione II - My Mind Flyes”, parte della quale sembra essere un secondo capitolo di “Impressioni di settembre”), all’intimismo (“Variazione V – Dianalogo”, un brano che si compone di una sola introduzione all’arp synthesizer), alla sperimentazione pura (“Variazione IV – Tredicesimo Cortile” ma anche nella già citata “Variazione III”). E per concludere, tutti questi elementi (introduzioni orchestrali, riff granitici, intimismo romantico, sperimentazioni vocali, deliri ai sassofoni) sono ben racchiusi nelle due Variazioni finali, la sesta e la settima. Forse il migliore album della trilogia del prog italiano con Bacalov.

 

1973 – PALEPOLI

Tracklist

1. Oro Caldo

2. Stanza città

3. Animale senza respiro

 

band

Lino Vairetti: voce, chitarra 12 corde, mellotron, sintetizzatore arp;

Danilo rustici: chitarre (elettrica, acustica, 12 corde, steel), organo, voce;

Massimo Guarino: batteria, percussioni, vibrafono, campane, voce;

Lello Brandi: basso, pedaliera, chitarra;

Elio d’Anna: sassofoni (soprano, baritono), sassofoni elettrici (tenore, contralto), flauto, ottavino, voce.

 

“Agli Osanna il merito di essere riusciti a inserire sonorità folk partenopee e mediterranee nel rock progressivo, elaborando il tutto senza compiacenze sinfoniche (caratteristica di molte altre formazioni pop italiane)”. Senza l’album Palepoli, questa frase – che apre il paragrafo dedicato agli Osanna nel volume “Enciclopedia del rock italiano” (Arcana, 1993, Milano) – non sarebbe mai stata scritta. Quest’opera viene giustamente considerata come uno dei capisaldi del rock progressivo italiano degli anni ’70 ove la musica trova la massima perfezione stilistica, perfettamente bilanciata tra il rock di stampo anglosassone e la melodia italiana, in particolare partenopea. Lontani da qualsiasi tentazione di svendita commerciale, i cinque azzardano una follia presentando due lunghe e assai complesse suite, cariche di elementi sonori variegati e apparentemente distanti tra di loro: il rock granitico degli esordi, la napoletanità della propria città, il romanticismo dei primi Genesis, le sperimentazioni acide dei King Crimson. Elementi, questi, tutti proposti - in termini oltremodo anti-commerciali (talché il risultato finale risulta estremamente complesso) - dal sax delirante di Elio d’Anna, dal chitarrismo graffiante di Danilo Rustici, dalla ritmica martellante di Massimo Guarino e Lello Brandi, dalla voce squillante e dai toni surreali dell’Arp Synthesizer di Lino Vairetti. Quest’ultimo dichiarerà in seguito, sintetizzando il senso dell’intero lavoro: “Ci sembrava di aver trovato l’anello preciso che univa la nostra dimensione di giovani con le nostre radici culturali”. È l’album della maturità, che si consiglia – a chi si accosta per la prima volta alla band – di ascoltare ripetutamente e con massima attenzione.

 

1974 – LANDSCAPE OF LIFE

Tracklist

1. Il castello dell’Es

2. Landscape of life

3. Two boys

4. Fog in my mind

5. Promised land

6. Fiume

7. Somehow, somewhere, sometime

 

Lino Vairetti: voce, mellotron, chitarra acustica, chitarra elettrica, chitarra 12 corde, slide, sintetizzatore arp, organo, harmonium, pedaliera;

Danilo rustici: chitarra elettrica, chitarra 12 corde, organo, sintetizzatore arp, pedaliera, mellotron, voce;

Massimo Guarino: batteria, tamburello, timpani, vibrafono, percussioni;

Lello Brandi: basso, effetti elettronici;

Elio d’Anna: sassofoni (alto, tenore, baritono), flauto elettrico.

Enzo Vallicelli: percussioni in “Fog in my mind” e “Promised land”;

Corrado Rustici: voce, chitarra acustica in “Promised land”, chitarra 12 corde in “Fiume”.

Criticato dai giornalisti, snobbato o quasi dal pubblico, Landscape of life è in realtà un grande album, che ha il solo difetto di succedere ad un monumento importante come Palepoli da cui il gruppo sembra voler prendere le distanze. La “napoletanità” e il rock ruvido degli esordi sono abbandonati a favore di un rock progressivo di matrice romantica, talvolta intimista, che risulta essere predominante in almeno 5 brani (“Il Castello Dell’Es”, “Landscape Of Life”, “Promised Land”, “Fiume”, “Somehow, Somewhere, Sometime”). Fa eccezione “Fog In My Mind” che, in poco meno di 8 minuti, racchiude tutti gli elementi del passato: il brano si apre delicatamente e approda in un crescendo caotico fatto di cori appassionati, riff granitici alla chitarra, sperimentazioni alle percussioni e al sax. “Two Boys” è invece l’unico momento infelice dell’opera: recuperato dalle session della prima incarnazione dei Città Frontale (quelli con Gianni Leone), sembra essere partorito da una band proto-punk dalle idee poco chiare: le dissonanze vocali, il ritmo serrato, gli assoli quasi disorganici di chitarra, flauto e sax, sono elementi che non hanno mai fatto parte del background culturale della band e mai ne faranno parte nelle successive reincarnazioni. La bellissima copertina (ma anche i disegni interni e la grafica in generale) è frutto dell’estro creativo di Vairetti e Guarino, liberi di manifestare appieno le loro doti nelle arti grafiche.

 

1979 – SUDDANCE

Tracklist:

1. Ce vulesse

2. ‘A zingara

3. ‘O napolitano

4. Suddance

5. Chiuso qui

6. Saraceno

7. Naples in the world

 

band:

Lino Vairetti: voce, chitarra elettrica (in “‘O napolitano”);

Danilo rustici: chitarre elettriche Les Paul e Fender Duocaster, chitarre acustiche 6 e 12 corde;

Massimo Guarino: batteria, vibrafono, percussioni;

Enzo Petrone: Fender jazz bass;

Fabrizio D’Angelo Lancellotti: Piano acustico, piano Rhodes-clavinet Hohner, sintetizzatori, Arp Omni, Arp Odissey.

Antonio Spagnolo: violino in “‘A zingara”;

Benni Caiazzo: sax soprano in “Chiuso qui”, sax alto in “‘O napolitano”, sax tenore in “Naples in the world”.

 

Gran bel disco, Suddance, ingiustamente sottovalutato dai più. Dopo cinque anni di assenza e una formazione rinnovata per due quinti (si innesta il pianista Fabrizio D’Angelo Lancellotti mentre Enzo Petrone subentra al posto di Lello Brandi. Elio d’Anna rimane insostituito e per i fiati si ricorre ad alcuni turnisti), il gruppo abbandona il rock granitico degli esordi, le sperimentazioni estreme del periodo di mezzo e il rock progressivo del precedente album. Riscopre le sue radici cantando in dialetto e sposta marcatamente la direzione verso territori cantautorali (“Chiuso Qui”), acustico-folk (“‘A Zingara”), fusion (“Naples In The World”) e soprattutto jazz-rock, citando abilmente, senza saccheggiarle, band come il Perigeo (“‘O Napolitano”), i Napoli centrale (“Ce vulesse”), addirittura i Brand X (“Suddance”). Un altro eccellente album (la cui unica nota stonata è rappresentata dai banali cori striduli in “Naples In The World”) e la consapevolezza, nel caso non si fosse ancora capito, che ogni album degli Osanna è di ottima qualità, ma assai diverso dal/i precedente/i.

 

2001 – TAKA BOOM

Tracklist

1. L’uomo

2. Ce Vulesse ce vulesse (1-Ce vulesse; 2-Canta chiù fforte)

3. Medley acustico (1-Oro caldo; 2-My mind flyes; 3-L’amore vincerà di nuovo)

4. Taka Boom

5. In un vecchio cieco/Vado verso una meta

6. There will be time

7. Medley train (1-Mirror train; 2-Treno senza stazione)

8. ‘A zingara

9. Oro caldo (Fuje ‘a chistu paese)

10. Everybody’ gonna see you die

11. Colpi di tosse (1-Tropp; 2-Ho scritto una canzone)

12. L’uomo (live unplugged)

 

band:

Lino Vairetti: voce, chitarra 12 corde, organo;

Danilo rustici: chitarre elettriche, VG8 Roland;

Gennaro Barba: batteria;

Enzo Petrone: basso;

Gigi Borgogno: chitarre elettriche;

Vito Ranucci: sax soprano e tenore;

Luca Urciuolo: piano, keyboards.

Carlo Avitabile: percussioni acustiche e digitali;

Maurizio Fiordaliso: chitarra acustica;

Pasquale Solvino: violino;

Enzo Avitabile: voce solista in “Colpi di tosse”;

Elio Eco: tamorra in “Oro caldo” e “Fuje ‘a chistu paese”;

Gino Evangelista: chitarra portoghese e flauti in “Medley acustico”;

Ciccio Merolla: percussioni in “Medley acustico”;

Andrea Palazzo: chitarra elettrica in “Colpi di tosse”;

Paolo Variale: piano in “L’uomo (live unplugged)”.

 

L’album propone alcuni inediti e molti vecchi brani opportunamente rivisitati. Il progetto appare ben congeniato: abbandonate del tutto le sperimentazioni degli esordi, recuperata una certa (cauta) matrice hard, i nuovi arrangiamenti appaiono comunque sensati e credibili, stilisticamente assai eleganti, in linea con gli anni 2000. Altrettanto positiva è la scelta di proporre dei medley, tanto di brani passati e nuovi, quanto di soli pezzi d’annata, ma attinti da album diversi. Intendiamoci, l’opera non è esente da critiche ed alcuni momenti risultano controversi se non per certi versi imbarazzanti, ma si tratta in definitiva di un album sicuramente interessante.

 

2003 – LIVE - UOMINI E MITI

Tracklist CD

1. Ce Vulesse ce vulesse

2. ‘A zingara

3. L’uomo

4. There will be time

5. Mirror train

6. Oro caldo (Fuje ‘a chistu paese)

7. Medley acustico

8. Non sei vissuto mai

9. Colpi di tosse

10. Taka Boom;

 

Tracklist DVD

1. L’uomo

2. Signore, io sono Irish (Vittorio de Scalzi)

3. R.I.P. (Francesco di Giacomo e Rodolfo Maltese)

4. ‘A zingara

5. Ce Vulesse ce vulesse

6. Luglio, Agosto, settembre (nero) (Patrizio Fariselli)

7. Love in the kitchen (Gianni Leone)

8. Oro caldo (Fuje ‘a chistu paese)

9. Ti ricordi Joe (Vittorio De Scalzi)

10. El Rey de Francia (Jenny Sorrenti)

11. There will be time

12. Mirror train

13. Everybody’s gonna see you die

 

Band:

Lino Vairetti: voce, chitarra 12 corde;

Danilo rustici: chitarre;

Gennaro Barba: batteria;

Enzo Petrone: basso;

Gigi Borgogno: chitarre;

Vito Ranucci: sax soprano e sax tenore;

Luca Urciuolo: piano, fisarmonica, keyboards.

 

Ospiti:

Vittorio de Scalzi

Francesco di Giacomo

Rodolfo Maltese

Patrizio Fariselli

Gianni Leone

Jenny Sorrenti

Francesco Motta: percussioni;

Irvin Luca Vairetti: Cori e sequencer;

Angelo Ciaramella, Elio Eco, Ciro Augusto: tamorre in “Oro caldo”;

Enzo Avitabile: voce in “Colpi di tosse”;

Gino Evangelista: flauti in “Medley acustico”;

Antonio Onorato: guitar synth in “Luglio, Agosto, settembre (nero)”;

Ciccio Merolla: percussioni in “Everybody’s gonna see you die”;

Andrea Palazzo: chitarra elettrica in “Colpi d tosse”;

Paolo Variale: tastiere in “Everybody’s gonna see you die”.

 

Se l’opera precedente – per la sua natura antologica e revisionista – era consigliabile alle nuove generazioni, l’acquisto di questo doppio live è sicuramente obbligatorio per i vecchi fan. I nuovi arrangiamenti, infatti, rendono al meglio nella dimensione live: già efficaci in studio, vengono impreziositi da sporadiche improvvisazioni o da protagonismi individuali di raro spessore. Inoltre, nell’opera sono presenti brani di band storiche suonati con loro membri come special guest (Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Balletto di Bronzo, Area). La track list presenta 4 brani in studio e 13 dal vivo estratti da due concerti del 2003. È presente anche un video che raccoglie la consegna del Premio “Uomini e miti” a ciascuno dei citati ospiti, alcuni dei quali brevemente intervistati. Tra gli appunti negativi, vanno segnalati la mancanza delle esibizioni dal vivo delle Orme e di Peter Hammill e il fatto che dei 4 brani in studio solo uno è inedito (“Non Sei Vissuto Mai”), mentre i rimanenti erano già contenuti nel precedente album.

 

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