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Francesco Bianconi ‎– Forever

Scindere il nome Francesco Bianconi da quello del suo gruppo, i Baustelle, dopo quasi 25 anni dalla loro formazione, è quasi impossibile; lo è ancor di più considerando che almeno il 90% del materiale prodotto dalla band indie italiana è di sua creazione.
Allora perché un disco solista?

Tranquilli, i Baustelle sono vivi e vegeti, ma evidentemente questo “Forever” è nato dall’esigenza di raccontare qualcosa di ancora più intimo (“È la prima volta", ammette, "che mi capita di essere così sincero in una canzone”), rispetto alle canzoni seppur impegnate della sua primigenia band: “Dopo due lavori massimalisti e pop con i Baustelle, avevo voglia di tornare a qualcosa di più minimale e puro”, racconta Bianconi. “Mi sono messo a riascoltare “Desert Shore” di Nico e certi altri dischi caratterizzati dal fatto che a dominare la scena fossero pochi elementi. A volte, due soltanto: la voce e uno strumento di accompagnamento. Ho pensato che a quasi cinquant’anni e mettendomi per la prima volta in gioco da solo mi sarebbe piaciuto fare un disco così, concentrandomi sulla purezza e sulla canzone più che sulle sovrastrutture che le mode del momento, l’età e la cultura a volte impongono”.
Già i tre singoli che hanno anticipato il disco, Il bene, L'abisso e il più recente Certi Uomini, hanno lasciato disorientati i fan della band (non certo chi conosce Francesco per altri sui progetti e collaborazioni trasversali ai Baustelle): suoni essenziali, poca o nulla elettronica, né strumenti elettrici, ma sostanzialmente pianoforte ed un quartetto d’archi, ad accompagnare una voce calibrata, calda, meditativa.
Così è tutto l’album, registrato ai Real World Studios di Bath fondati da Peter Gabriel nel 1986;Forever è un disco scarno negli arrangiamenti e senza la tradizionale ritmica basso-chitarra-batteria, concepito con l'idea di usare la voce come unico elemento percussivo e con la presenza, nel tessuto di base di ogni pezzo, di un quartetto d’archi, il Quartetto Balanescu ensemble e dei pianisti Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett che si alternano nell'esecuzione dei brani.
“Forever” trasuda letteratura, citazioni, da Schopenhauer a Casanova (come non potrebbe esserlo, conoscendo il suo autore?) ma è soprattutto un disco “universale”, come la musica, che congiunge tutte le culture del mondo (“Mi piaceva che ci fosse la lingua italiana, che è la mia, certo, ma volevo anche mettermi a disagio, rendermi emigrante in terra straniera, coinvolgere altre voci e altre lingue, per dimostrare che l’unica cosa che conta davvero sono le canzoni”).
Non a caso nell’album è incluso un brano in arabo, Fàika Llìl Wnhàr (“Sveglia la notte e il giorno”), una malinconica poesia d’amore interpretata assieme a Hindi Zahra, cantante e attrice marocchina naturalizzata francese.
Sono peraltro presenti tracce in lingua inglese: “Go!” è cantato assieme a Kazu Makino, la cantante e musicista giapponese del gruppo musicale indie rock e dream pop statunitense Blonde Redhead (Amedeo Pace che ne è stato il produttore ha firmato anche questo album); in The Strength colpisce anche la voce avvolgente di Eleanor Friedberger (già del gruppo indie rock The Fiery Furnaces e in seguito solista) che ricorda a tratti quella di Marianne Faithfull.
Sicuramente inaspettato e sorprendente il cameo in italiano di Rufus Wainwright in Andante, brano idealmente scritto nel periodo di lockdown (“Vivere a tempo di andante, vincere l’oscurità, in questa stagione di niente, con i fascisti in città”); un piccolo, esemplare gioiellino cameristico.
A tal proposito, per quanto riguarda la musica Francesco si è avvalso della collaborazione di Michele Fedrigotti (collaboratore di Battiato in dischi bellissimi e di culto in tutto il mondo), Angelo Trabace ed Enrico Gabrielli: “Le canzoni sono nate da lunghi pomeriggi di improvvisazione voce e pianoforte con queste persone. Partendo da spartiti di Schumann e Debussy e deragliando suonando, andando fuori rotta inventando melodie che erano state innescate da qualcosa e che pian piano diventavano altro”.
Ecco, Forever è un disco di pop classico (non classico pop, “canzoni antiche e modernissime insieme, piccoli lieder”, dice lui), intenso ed arrangiato straordinariamente, le cui note e parole entrano in punta di piedi, circondano e avvolgo l’ascoltatore emozionandolo con la genuina purezza delle canzoni.



Francesco Bianconi: voce, Mellotron, harmonium, celesta, clavicembalo, Sequential Circuits Prophet V, Korg MS20, samples
con
Thomas Bartlett: pianoforte
Michele Fedrigotti: pianoforte
Mirco Mariani: Mellotron, Wurlitzer Spinet Piano, celesta, clavicembalo, Ondioline, harmonium
Enrico Gabrielli: flauto, clarinetto, clarinetto basso, sassofono, Hohner Pianet
Amedeo Pace: chitarre elettriche
Ivan Antonio Rossi: Moog Minimoog, Buchla Music Easel
Angelo Trabace: Mellotron, Solina String Ensemble
Michael Leonard: tromba, trombone, mellofono, corno francese, Mellotron, organo
Rufus Wainwright: voce ospite in “Andante”
Eleanor Friedberger: voce ospite in “The Strength”
Kazu Makino: voce ospite in “Go!”
Hindi Zahra: voce ospite in “Fàika Llìl Wnhàr”
The Balanescu Quartet:
Alexander Balanescu: primo violino
James Shenton: secondo violino
Helen Kamminga: viola
Nick Holland: violoncello

Etichetta: BMG
Anno: 2020
Genere: Cantautorato, pop da camera

Tracklist: 
01. Il bene
02. L’abisso
03. Andante
04. Go!
05. Fàika Llìl Wnhàr
06. Zuma Beach
07. The Strenght
08. Certi uomini
09. Assassino dilettante
10. Forever

 


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