Dalle strade di San Francisco ecco un disco che corre veloce lungo una discesa di hard rock caratterizzato dal tipico sound anni ’70 riconducibile a gruppi come Deep Purple, Black Sabbath e Led Zeppelin, per intenderci. “Jupiter Rose” è il primo potente lavoro della band californiana “Banquet”, un album dal sapore vintage che possiede solide fondamenta strumentali. A dominare sono certamente le chitarre con i relativi assoli supportati da una base di basso apprezzabile, mentre la batteria detta diversi cambi di tempo che seducono l’ascoltatore. La voce è un bagliore graffiante capace di districarsi nel buio dell’attraente percorso intrapreso dalla band. Un album che, come una birra fresca in piena estate, si consuma piacevolmente in pochi sorsi. Una durata di poco più di mezz’ora, divisa in sette tracce, fa sì che il disco non ristagni in pozze di noia ma che sia piuttosto una fonte di pura energia sgorgata dalle profondità di un rock ancestrale. I “Banquet” propongono un buon disco, consigliato agli affamati di rock, quello più genuino, a cui basterà alzare il volume per essere completamente coinvolti in un sound che, terminata la discesa, non faticherà affatto a risalire la vetta. “Jupiter Rose” è il ponte che unisce il rock’n’roll all’heavy metal e a San Francisco di ponti se ne intendono. Tracklist: 01. Mastermind 02. Sword of Damocles 03. Run to you 04. Set me free 05. Burning bridges 06. Touching the grave 07. Jupiter rose Formazione: Doug Stuckey: voce, chitarra Brandon Chester: chitarra Eric "Don Cheeto” Kang: basso Damon Lockaby: batteria
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