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6th Counted Murder
6th Counted Murder

L'album d'esordio per i 6th Counted Murder non passa di certo come inosservato, tra le loro fila presentano veri musicisti che hanno percorso una naturale gavetta underground e che dalle ceneri dei loro rispettivi progetti embrionali hanno preso il meglio per scaricarlo elettricamente a suon di watt e con altissima tensione e passione su questo omonimo album di 10 brani auto-prodotto, ma totalmente professionale, di cui alcuni davvero notevoli.
Il genere di riferimento è certamente il death metal, ma in questo album si possono ascoltare anche chiare le varianti di influenza come il thrash e l'heavy metal che di certo fanno parte del loro background e meno la vecchia scuola, ma con ampi riferimenti al metal più votato all'innovazione, tanto è che il risultato che ne scaturisce è un piccolo opus firmato 6th Counted Murder in una sorta di mistura tra death e thrash in bilico con alcune influenze heavy metal a volte nettamente melodico, ma per lo più primitivo nella sua essenza, il tutto fatto con abbastanza tecnica e reale coinvolgimento. Il debutto omonimo è davvero un lavoro fatto come dio comanda, riffs pesanti e tecnici allo stesso tempo con un bilanciamento perfetto con un set act di batteria martellante, ossessivo e variegato ed un basso efficace che scuote e rintocca instancantemente.

6th Counted Murder presenta in modo chiaro tutto quello che si può volere da un disco di questo genere (death metal moderno e massiccio) e che appoggia su una costante estremo-melodica che alla fine risulta vincente per l'80% del set. Ma purtroppo c'è un piccolo particolare non esaltante: la produzione che non dà la massima giustizia a questo lavoro, la trovo troppo asfittica e lineare dai suoni troppo cupi e sintetici, ma questo è solo un mio parere e gusto personale (preferisco l'old school analogico che ormai quasi non esiste +), ciò che invece doveva essere meglio assortito potevano essere sicuramente le vocals che reggono per i primi 4/5 brani per poi spegnersi nella monotonia monocorde e che non si dilatano mai rendendo più vario il restante tempo del cd.Ed è un vero peccato, perché se si avesse avuto il tempo di 'sperimentare' con maggior puntiglio una migliore varietà di toni (seppure gutturali e scream estremi) si sarebbe raggiunto il TOP, l'album poteva risultare di un livello ancora superiore, ottimo tuttavia per essere un debutto assoluto.
Le influenze di riferimento del gruppo sono chiaramente il death tecnico, il thrash di matrice floridiana e qualche sound che si può riscontrare nel death melodico e puro heavy metal di stampo N.W.O.B.H.M. Dieci pezzi che a partire dalla bellissima "Dark Room" dimostrano il notevole spessore degli arrangiamenti e la capacità di fondere ritmi ossessivi ad altri accattivanti con una sezione ritmica pluridimensionale, le chitarre soliste che si incrociano in vari stilemi e qualche lontana reminiscenza di Swedish death metal melodico che non mi dispiace affatto sono molto presenti nella seconda traccia "Heaven Kills" che scivola via sulle note di una cavalcata in assolo perpetuo e sinuoso.
Inoltre ci sono anche certe schegge di thrash che spuntano qua e là, per esempio in "Grave" che pur restando un brano a la In Flames/Dark Tranquillity ha nel suo dna certe impronte dal mood Megadeth e British metal.

La materia musicale che i 6th Counted Murder trattano non è certo facile da proporre in un periodo di ultrasaturazione del mercato, ma il bello del loro stile è che non è di facilissima assimilazione e seppur nascosto nel profondo detiene certe chiavi di lettura di technical death e riffage old death metal che mi ha fatto rituffare in dietro di 25 anni (senti per esempio "Dead Man Talkin" uno dei brani più belli e da headbanging puro...).
Dentro di se l'omonimo ha un suo certo gusto e bilanciamento, incorpora il death metal estremo ed elaborato ad una freschezza moderna accentuata, ed il risultato che sfornano i musicisti è un mix dai suoni taglienti, limpidi, con tutto un confluire degli strumenti messi a servizio dello scorrimento dei brani, a volte anche molto lunghi e che li mette in una posizione certamente favorevole per ulteriori futuri sviluppi, non mancano i riff e le ritmiche imponenti e più stratificate, ma per il resto abbiamo un uso armonico specie delle chitarre.
Calde note di chitarra acustica introducono "Remember Your Story" che già inizia la parabola discendete del disco, il brano si perpetua non molto incisivamente e si può certo inserire tra i meno appetibili, complice anche la voce che come dicevo prima non cambia di una virgola l'intonazione e nonostante le sovra-incisioni e le chitarre in sweep picking, eccetera, non imprime in giusto appeal al pezzo.

Il risultato raggiunto fin a questo punto non è da tralasciare e invito il gruppo ad insistere delle varianti e di trovare la giusta soluzione per ogni brano arricchendolo con la già bene affinata dualità delle chitarre soliste che raggiungono un picco molto alto con un rapporto di interscambiabilità che può dare grandissime soddisfazioni per i cultori dello strumento dato che si sa che le sei corde sono il punto focale se si vuole ottenere un sound tech-thrash-death metal, e proprio in questo frangente il gruppo potrà trovare innumerevoli soluzioni e creare arrangiamenti sempre più accattivanti con la promessa di migliorare alcune sfaccettature e limare alcuni spigoli che è normale ci siano ancora.

La dominante thrash e la componente death si potrebbero comunque accantonare talvolta a favore di ulteriori esperimenti e magari maggiore ‘spettrale teatralità’ di atmosfera a sfavore di una troppo limpida e plastificata sequenza pseudo melodica ed una interpretazione vocale sempre più pertinente e variegata modificando il solito stile di narrazione ed accompagnamento dai toni bassi, che alcune volte mi ricorda i Carcass/ArchEnemy, come in "Road To Nowhere" che tuttavia degli ultimi 5 brani è quello che ha di più mi ha attirato. Il disco si chiude con "Memories" che si apre con un incedere tipicamente thrash, qui le sorti del disco si rivalutano e c'è un certo risveglio che un percorso che guida l’ascoltatore verso momenti più sospesi di altri più 'agili' e trascinanti del platter, trovo nella track un livello tecnicamente valido che sfodera un assalto simil Slayer / Testament degli albori ma più lenti e ragionati, è un brano molto corto eppure tra quelli da annoverare da tra quelli di medio spessore.
Spero che questo ultimo brano sia un arrivederci, acquistate una copia del cd contattando la band direttamente, penso che molti di voi troveranno il lavoro degno di massima attenzione e a volte fa bene un poco di underground italico. Band da tenere costantemente sotto osservazione.

70/100


Luca: Voce
Andrea: Chitarra
Marzio: Chitarra
Alessandro: Bass Gt
Gianluca : Batteria

Anno: 2013
Label: Autoprodotto
Genere: Death/ Thrash Metal

Tracklist:
01. Dark Room
02. Heaven Kills
03. Grave
04. Dead Man Talkin
05. Evil Mode
06. Remember Your Story
07. Sleepless Night
08. Rejection
09. Road To Nowhere
10. Memories


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