Pare proprio continuare anche con Luca Scherani la felice serie di lavori di tastieristi italiani che, coadiuvati da ospiti importanti, riescono a produrre album qualitativamente di un certo pregio e sufficientemente originali.
Penso ad esempio ad Alex Carpani e al suo “Waterline”, ad Oderigi Lusi e alla sua recente fatica solista, per certi versi agli Alphaterra o al progetto Gan Eden ... proposte financo distanti tra loro ma accomunate da un garbo e da un’ eleganza che bisogna riconoscere ed apprezzare. Torniamo dunque a Luca Scherani. Primo album solo dopo una serie anche importante di collaborazioni (Finisterre ed Hostsonaten fra gli altri), Scherani propone una serie di composizioni mai troppo lunghe, incentrate come era del resto quasi prevedibile sulle sue numerose tastiere e sugli effetti elettronici che però si sposano bene con le prerogative acustiche degli ospiti al progetto o dello stesso autore in qualche brano. Paradigmatica è già l’iniziale “In the darkness” condotta da una bella frase di pianoforte in cui vanno ad incastrarsi il violino ma anche sperimentazioni elettroniche. Un pianto di un bimbo, una chitarra arpeggiata e un synth che fa molto progressive sono l’incipit di “In the morning”, a mio parere il pezzo più riuscito dell’intero cd. Se si vuole fare un appunto al brano è che Scherani avrebbe dovuto qui cercare quell’azzardo strumentale in più per dilatare una composizione che pur nella sua indubbia bellezza rimane, a mio avviso, non completamente sviluppata soprattutto nel finale. Sperimentale e a tratti ostica la successiva “Anonimous”, notevole invece la malinconica title-track, anch’essa condotta dal synth e da una bella ritmica che ha l’unico limite di finire un po’ troppo improvvisamente. Tecnologica ed elettronica (troppa forse) confluiscono ne “Il dono”, dove la sperimentazione dell’autore raggiunge il suo climax. Più tradizionale e dai risvolti seventies alla Banco, con un bel solo di tastiere, una delle due uniche tracce cantate: ”Solo chi ha sofferto”. Si torna alla sperimentazione e alla programmazione per “In the evening”, probabilmente la meno riuscita delle composizioni presenti, con sonorità spaziali troppo accentuate anche se il finale con un’ottima chitarra solista è senza dubbio gradevole. Si chiude con “Soli” (l’altro brano cantato del cd), con la bella voce di Nadia Scherani, quasi a ricordare Mina (!), che si muove con grande sicurezza nelle sonorità fra l’avanguardia e il jazz create da Luca su una canzone di Bruno Canfora del 1965 cantata originariamente proprio da ... Mina. Un lavoro d’esordio che è senz’altro, nel complesso, più che sufficiente, con momenti anche di alto livello ma che a mio parere doveva in alcuni brani svilupparsi in modo più compiuto; talvolta si ha infatti quasi l’impressione che i pezzi vadano a chiudersi per forza d’inerzia e non con la stessa tensione, anche emotiva, che ne aveva caratterizzato l’inizio e il relativo sviluppo, come se la struttura compositiva dopo la sua genesi e la sua evoluzione venga abbandonata subitaneamente. 70/100
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Luca Scherani: Pianoforte, tastiere, sintetizzatori, vocoder, programmazioni ritmiche, chitarra acustica, chitara classica, basso elettrico, basso fretless, fisarmonica, mandolino elettrico. Anno: 2007 |