L’ultimo CD dei romagnoli Emblema dal titolo Keep out from me può essere considerato una svolta rispetto agli esordi che rimontano al 2007.
Il gruppo,composto da Stefano Massari (voce), Andrea Piemonti (chitarra), Massimo Baldini(basso) e Carlo Lastrucci (batteria), si presenta con tutti i brani in lingua inglese e si propone così su una scena internazionale. Il pick-up laser è lì che disegna i suoi cicli e già ti accorgi che la musica per questi ragazzi non è una semplice panacea o un make-up padano-emiliano contro le noie di sempre. Nella musica degli Emblema ci trovi una ricerca che è anche progressione esistenziale. Tutto sta scritto nei testi, oltre i riff, peraltro sempre ben intessuti, oltre la colonna dei pattern, veri e propri marchi di fabbrica. E’ difficile trovare una stabilità di stile nella musica degli Emblema, non c’è un codice di lettura che la definisca. Il gruppo emiliano è a cavallo tra diversi stili, il loro è un melting pot musicale a trecentosessanta d’orizzonte, un flusso continuo di mandata e risposta, tra tendenze alternative, pop rock, indie rock, britpop, heavy neoclassico. "Break Cover", la traccia di apertura, ti fa risentire l’odore della Broadway di Peter Gabriel e dei Genesis prima stagione. Progressioni a toni ascendenti di una chitarra pulita, quasi siderale, si alternano ad intermezzi screaming, ne vengono fuori sonorità inspessite, masse di suoni che ballano sulla sezione ritmica. "Strashing Smashing" riassume un po’ quello che è la concezione del refrain per gli Emblema, accelerazioni ritmiche e impennate dinamiche decise fondamentalmente dalla chitarra di Andrea Piemonti. La tecnica è quella del ribattuto ritmico, le sonorità sono allargate da effetti chorus e altro, l’invasione dello spettro sonoro è completo. Keep out from me, title track del CD, ha più elevate pretese tecnico-espressive, il basso rimanda alle tipiche sottolineature rock-jazz di Jaco Pastorius , la chitarra si intreccia bene col basso. Nel refrain c’è una ricercata sporcizia di suoni tra il fuzzy e l’heavy quando la chitarra ripropone stilemi neoclassici nella parte di assolo; in "Day Off" come negli altri brani che seguono troviamo una buona fattura tecnica con ottime performances vocali del frontman Stefano Massari e bei arabeschi naif della chitarra. Ma in "A Step Ahead", penultimo brano, possiamo cogliere buona parte del mondo musicale della band. Il brano ci conferma che la scelta dell’inglese non è solo una divisa linguistica a priori o un postulato culturale, è piuttosto una maniera di esserci. E’ forse un volersi percepire malati di una fantasia marina (nigthmare makes fear refused) che si spande su spazi oceanici là dove cadono i confini tra sogni e incubi, i lasciapassare sono aboliti, quindi tutto ritorna nell’ordine del possibile, la memoria perde i suoi ormeggi e si lancia nel vuoto per recuperarsi altrove, oltre, oltre il limite, nei paraggi del sogno. Voce e chitarra sono gli alleati di un delirio che spinge avanti (walk out away), passo dopo passo per poi riabbracciare la luce del giorno, quel sanny day finale che sgombra le ombre della notte. "A Step Ahead" rimanda a uno stile canoro progressive anni ’70 ma anche a un certo retrogusto vintage nella gestione del sound. Con "Cut Them Entyrely" e le sue movenze naif il laser si riposiziona agli inizi e si ha l’impressione di aver ascoltato un rock di un certo livello e una certa ossatura. 90/100
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Stefano Massari: Voce Anno: 2010 |