Save the planet è l'ultimo lavoro del chitarrista Tohpati, nato a Jakarta nel 1971.
Giovane talento compie i primi passi sulla scena musicale Indonesiana a soli 14 anni, vincendo diversi concorsi. Il suo esordio come professionista risale al 1993 quando si unisce alla band Simak Dialog, con loro realizzerà diversi album. Il disco in questione è stato registrato con una formazione che risponde al nome di Ethnomission , quasi un preambolo all'essenza della loro musica. Andando a frugare sul myspace del musicista Asiatico possiamo leggere una breve introduzione in cui racconta come nonostante percorra il solco del sistema tonale europeo è suo interesse esplorare i territori di confini fra musica etnica e musica diatonica. Bisogna essere sinceri, oggi la rete e i circuiti musicali pullulano di band world-music di scarso valore, introdotte con un'aura di magico esotismo, sconfessato dalla realtà della sostanza musicale: un'accozzaglia di pop, dance music e canti tradizionali brutalmente remixati, rubati da qualche compilation etnomusicologica, realizzata da veri studiosi sul campo, profondi conoscitori delle culture locali. Ricordo una conferenza dello studioso Steven Feld in cui illustrava come il sassofonista Jan Garbarek si fosse ispirato un po' troppo a delle melodie tradizionali africane. Tohpati, anche se a un primo ascolto risulta ostico, si stacca nettamente dal filone della world-music di facile consumo. Il suo linguaggio si articola in un jazz-rock di matrice classica (rieccheggiano Pat Metheney e Robert Fripp fra le sue note) intrecciato al groove delle percussioni etniche indonesiane. Il punto di contatto fra i diversi stile è l'impeto ritmico, presente nella fusion grazie ai geni del suo antenato: il blues e la musica afroamericana in generale. Il sistema scalare indonesiano probabilmente non avrebbe molto a che spartire con quello occidentale ma la libertà espressiva del jazz, nei suoi svolazzi esatonali e di scale dimnuite, delinea un quadro armonico ambiguo quasi cromatico, ragion per cui il ventaglio espressivo si amplia e si sovrappone al quello della tradizione etnica del sud est-asiatico. Il proposito di Tohpati, nella realizzazione di una sorta di concept album, per onore della cronaca realizzato interamente live, segno tangibile di un'ensemble di musicisti di grande spessore, è quello di "Salvare il Pianeta", nel senso di salvarne la diversità culturale, valorizzare le sfumature dei diversi idiomi artistici, parlando un linguaggio comprensibile in diversi parti del mondo. Unica pecca del disco l'uso eccessivo del sound di chitarra elettrica, a volte un pò stucchevole; un suono più morbido di chitarra acustica avrebbe reso più digeribile il tutto. La band “Ethnomission” ha all'attivo diversi showcase in europa, tra cui spicca Berlino, metropoli più aperta e ben disposta a nuovi percorsi di ricerca artistica. Non so quanto attecchirebbe nel "Bel Paese" un progetto del genere, visto il pubblico medio italiano, così affezionato ai soliti schemi triti e ritriti; A chi vuole mantenere fervido il proprio intelletto consiglio caldamente di ascoltare “Save The Planet”, anche solo per gettare uno sguardo sull dall'altro capo del mondo; la rete e la globalizzazione forse possono ridare voce allo spirito di antiche musiche, impetuose e trascinanti, anziché uniformarle sulla falsa riga dei format televisivi. 80/100
|
Tohpati: Chitarra Anno: 2010 |