Dopo numerosi anni e svariati cambiamenti di formazione, l’unico fondatore e musicista rimasto in gara, il chitarrista Ben Weinman, insieme a Greg Puciato e compagni, regala al pubblico dopo i successi dell’album omonimo, di “Calculating infinity” e “Miss Machine”, una nuova esperienza musicale ! Lontani ormai anni luce dalla collaborazione e dalle contaminazioni del cantante Mike Patton, dopo sofferte scelte di composizione (dettate dall’abbandono dei membri fondatori che ora militano in progetti quali quello dei Cohed and Cambria) e soprattutto dopo numerose prove di forza per guadagnare credibilità e rispetto, i Dillinger presentano Ire Works, 13 tracce di Progressive Metal, o meglio definirlo, Mathcore (Hardcore Matematico), che non deludono i fan ed anzi rendono la band una delle realtà musicali piu’ in vista dell’ultimo periodo, dove le contaminazioni Hardcore e le numerose classificazioni dei generi musicali hanno dato vita ad un’ascolto piu’ critico ma anche molto piu’ vasto. L’album si presenta con due brani di alta intensità, “Fix Your Face” e “Lurch”, che tra ritmiche distruttive ed “una perfetta dimostrazione di cos’è la paura” dettata dalla voce dell’ex frontman Dimitri Minakakis (nel primo brano) e di Puciato rappresentano un ottimo inizio fatto di atmosfere dark e altamente sperimentali, dove l’elettronica, i breakdowns ed i continui colpi di chitarra sembrano regalare un’intenso scalo emozionale. Si arriva ad uno dei brani fondamentali dell’album, “Black Bubblegum”, che insieme a “Milk Lizard” rappresentano la presa d’aria in questo lavoro tutto di un pezzo. Le liriche ed i calcoli matematici non mancano, ma lasciano spazio a due brani molto piu’ “regolati”; la durata non ci inganna; rispetto a brani che hanno una durata media di 2 minuti questi esempi ci stupiscono, in 4 minuti ,infatti, mettono in mostra un’aspetto molto piu’ “Pop”. “Black Bubblegum”, di indubbia influenza Pattoniana, circonda l’ascoltatore in un’atmosfera Dark; “Milk Lizard” ,dal canto suo, mixa rabbia e rock in un ottimo esempio di Fusion Jazz e Southern Rock (da ricordare infatti che i video di entrambi i brani sono stati i primi ad essere trasmessi in Radio e TV!). Successivamente ci imbattiamo in “Sick On Sunday”, “When Acting As A Wave” che alla pari di “Dead As History” contribuiscono all’esempio elettronico piu’ chiaro e vivace fatto di accordi psicopatici e atmosfere alla Faith No More. Spiccano poi brani come “Party Smasher”, dove il mathcore gioca con indubbi contaminazioni di metalcore e grindcore, e “Horse Hunter”, dove la collaborazione con Brent Hinds (Mastodon) ricorda John Zorn e la collaborazione con i Fantomas. Infine con “Mouth of Ghost” si chiude l’opera, con piu’ di 400 secondi di musica ambientale, dove gli ultimi minuti regalano un crescendo che piano piano converge in sonorità futuristiche e in un finale aggressivo e coinvolgente. Citazione a parte per la disegnata da Shelby Cinca della "Frodus and Decahedron", scelta dalla band per le sue influenze “sci fi” e futuriste. Così i Dillinger Escape Plan, tra numerose collaborazioni e ottime genialate, hanno saputo dimostrare di saper fare qualcosa che altri non hanno la forza di immaginare. Insieme a band del calibro dei Meshuggah e dei Protest The Hero, rappresentano il cambiamento possibile di una scena musicale che non solo è aperta alla fantasia, ma anche al gusto e all’ingegno di far qualcosa di diverso. Tutto ciò ci permette di apprezzarli, perché se da un lato la loro musica è altamente alternativa e complessa, dall’altro sappiamo ricordarci di loro e delle loro melodie, sappiamo distinguere un album che è frutto di un ottimo lavoro da un prodotto poco originale e di scarso lavoro empatico. Per questo i Dillinger non stancheranno e anzi ricorderanno a noi tutti che esiste un modo di essere diversi dagli altri, senza per questo non smentirsi ed anzi essere apprezzati e soprattutto rispettati. 88/100
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Greg Puciato: Voce Anno: 2007 |