Il nome della band lascia poco spazio ai dubbi: Despairation. E già qui bisognerebbe fuggire, nascondersi e rimanere dove si è finchè anche questo gruppo non sia passato.
Eppure, se si sostiene che nei nomi orribili ci sia il vino cattivo è meglio ricredersi: Red Hot Chili Peppers, Beatles, U2, Van Der Graaf Generator, Who. Eppure, tutti questi questi gruppi, nonostante il nome agghiacciante, hanno fatto le loro egregie cose. Perché ora i Despairation, eredi semi-sconosciuti (ma intanto al quinto disco) dell’altrettanto sconosciuta scuola melodica tedesca, dovrebbero essere da meno. Un motivo c’è e sta proprio nel nome. Nonostante sia apprezzabile il gioco di parole tra i due sinonimi despair e desperation, esso dimostra quanto l’aria melanconica che sembra soffiare sul nome del gruppo sia più ostentazione che contenuto. E il che fa tremare. Si passa dunque all’ascolto, che dovrebbe essere l’unica cosa ad avere peso. Se non che i timori sono fondati. Ci troviamo di fronte ad un rock che più che di malinconico ha molto di fiacco, di blando, come se bastasse fare canzoni lente e vagamente orecchiabili per evocare atmosfere intime e decadenti. Oddio, si ascolta, anche piuttosto bene, perlomeno le prime canzoni. Poi il copia-incolla annoia e viene voglia di deprimersi con i Radiohead o con i Coldplay, che non c’entrano assolutamente nulla, ma almeno conoscono meglio l’arte della malinconia. 60/100
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Sascha Blach: Voce Anno: 2008 |