
Litania accorata, calibrata a cappella dalla monologhista Rosy Bonfiglio, apre la scena, tetra quanto il dolore di Maria, giovane protagonista del romanzo verghiano, ancor prima che la stessa abbia inizio.
La simbologia del costretto, altrui voluto, contenimento, è figurata da una voliera nella quale è racchiuso il racconto più intimo della novizia, sotto forma epistolare. Proprio da lì, dal chiuso della gabbia psicologica, che invece di annientare, come atto di crudelissima repressione e di indottrinamento coatto, alimenta la genialità e il desiderio di espansione sotto varie forme, perviene un brulichio di voci e parole, fra le quali spiccano quelle illuminate di Fabrizio De Andrè e di Alda Merini, geni indiscussi del '900, fautori, nel cantautorato e in letteratura, di un moto di potente rivoluzione del pensiero culturale. Così, tornando alla narrazione, l'epidemia di colera abbattutasi su Catania alla metà dell'Ottocento diventa una chiave metaforica utile ad aprire le porte della repressione del convento per la giovane in clausura che fa ritorno a casa per scampare alla pestilenza. L'euforica boccata di libertà della quale è inebriata la fanciulla durante il temporaneo rientro in seno alla casa natia, lascerà il posto ad una dolorosa dimensione di ovattata segregazione nella quale non c'è alcuno spazio per l'emotività, le pulsioni e i sentimenti e che la relegherà in una privazione ancor più spietata rispetto a quella originariamente designata per lei alla morte della madre per sopperire all'impossibilità di mantenerla o d'acquistare una dote. Spogliatasi dagli indumenti quotidiani, la sua condizione psicologica è costretta in una crinolina che serrerà gli impulsi negando l'affettività. Ottima prova attoriale e drammaturgica! Eccellente!
La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 31 gennaio 2025
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 Capinera
Liberamente ispirato al capolavoro di Giovanni Verga di e con Rosy Bonfiglio musica di Angelo Vitaliano
Un’epidemia di colera si abbatte su Catania e Maria, temporaneamente sciolta dalla clausura del convento, comprende la prodigiosa possibilità di essere libera, mettendo in discussione le convinzioni imposte dalla morale comune e da chi ha deciso il suo destino sostituendosi a lei. In un dialogo intimo e vibrante con il pubblico, l’attrice ripercorre la parabola emotiva che da una incontenibile felicità trascinerà la Capinera nel baratro della follia, liberandosi di volta in volta da una gabbia per ritrovarsi puntualmente in un’altra. Dai suicidi in carcere alle spose bambine, dagli hikikomori a tutte le più disumane forme di repressione dentro e fuori dai nostri confini geografici più prossimi: tante le voci di alcune testimonianze documentali che insieme alla musica elettronica di Angelo Vitaliano, Nils Frahm e Olafur Arnalds, creano un ponte tra presente, passato e futuro. Maria diventa Elena, Alessandro, Alda: capinere dei nostri tempi che meritano un riscatto. Lo spettacolo è nato nel 2016 da un atto personale e artistico di ribellione. La prima versione dell’allestimento valse il premio di migliore attrice a Rosy Bonfiglio all’interno del Festival Trenta Tram di Napoli e una nomination per la miglior regia. Il restyling del 2024 presenta una regia rinnovata e fortemente contemporanea. Lo spettacolo, selezionato quest’anno al Fringe Catania Off, è stato visto e apprezzato da operatori italiani e internazionali, aggiudicandosi l’Award di Palco Off e una menzione speciale da parte di Retablo (fonte: comunicato stampa).
 Teatro Gerolamo Piazza Cesare Beccaria n° 8, 20122 Milano Tel: 02/45388221 Email:
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