La vicenda si svolge principalmente nel 1943, all’indomani della costituzione della Repubblica di Salò, quando alle leggi razziali si aggiunge l’ordine di rastrellamento e deportazione e l’odioso premio ai delatori. Siamo a Villa Quieta, una clinica per la cura delle malattie mentali ubicata nella provincia dell’Italia nordoccidentale, in cui si cerca di preservare la capacità di curare i malati difendendola dalle ristrettezze della guerra e dalla ottusità della politica. Il fragile equilibrio neutrale che regna a Villa Quieta viene rotto dall’arrivo alla clinica di due ebrei in fuga dai rastrellamenti nazi-fascisti. Le scelte che ne conseguono cambieranno il destino di alcuni e sveleranno senza ambiguità la tempra morale di altri.
Gli otto personaggi sempre in scena muovono i cubi color cemento della scenografia creando di volta in volta i primi piani e le quinte, la piazza e il pulpito per il discorso del gerarca locale, le stanze private del direttore e di sua moglie a Villa Quiete, le colonne del seminterrato dove si erogano le cure come fossero torture. I costumi, semplici ma ineccepibili, ci riportano perfettamente al periodo e anche la fisicità degli attori, insieme alla loro mimica silenziosa mentre sono seduti nel fondale in attesa di entrare in azione, ci introduce alla psicologia dei personaggi. Le scene parlate si alternano gradevolmente a intermezzi musicali suonati a quattro mani da Laura Peco e Anna Verderio; grazie ad una raffinata scelta di musica classica del periodo (Casella, Poulenc, Stravinsky, Khachaturian, Ligeti) creano un’atmosfera fortemente evocativa e facilitano le transizioni della narrazione a palcoscenico aperto, consentendo sia i cambi di scena ma anche momenti durante i quali l’azione prosegue muta. La fluida regia di Stefania Casiraghi riesce a creare con pochi mezzi un racconto serrato in cui si alternano momenti di dolce intimità, dramma e dolore e persino una lieve comicità, quando le matte prendono la scena con le loro follie al di sopra della politica e del momento: Annarita Costantini, per il resto dello spettacolo una irreprensibile infermiera, dà il suo meglio in camicione azzurro e berretta da paziente. Molto apprezzabili anche Anna Anelli e Claudio Monaci, una sofferente coppia di ricercati che non perde mai il senso della tenerezza.
Lo spettacolo è stato presentato in serata unica al PuntoCerchiate di Pero, ma verrà replicato per la giornata della memoria il 26 e il 27 gennaio 2024 a Cinisello Balsamo, al Salone della Cooperazione “G. Matteotti” e a Sesto San Giovanni, Al Salone Pozzi. Auguriamo che altre repliche seguano a queste già programmate.