Qualcuno volò sul nido del cuculo
Roma, Sala Umberto, 3-13 novembre 2022

A portare in scena uno spettacolo dal titolo tanto noto, con un passato cinematografico da cinque premi oscar, ci si mette fortemente in gioco. Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo di denuncia che Ken Kesey scrive nel 1959 e pubblica qualche anno dopo, in pieno periodo delle lotte sui diritti civili, dopo aver lavorato in una struttura psichiatrica californiana ed averne osservato i soprusi e le violenze perpetrate nei confronti dei degenti. Nel 1971 Dale Wasserman ne fa un adattamento scenico per Broadway che getta le basi per la successiva sceneggiatura del famosissimo film di Milos Forman, interpretato da Jack Nicholson, terzo film, nella storia del cinema, ad aggiudicarsi i famosi Big Five.
In questa rielaborazione della drammaturgia a cura dello scrittore Maurizio de Giovanni, per la regia di Alessandro Gassmann, in scena alla Sala Umberto dal 3 al 13 novembre, la vicenda viene spostata cronologicamente e geograficamente: Randle Mc Murfy - il delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera - diventa Dario Danise (uno scoppiettante Daniele Russo), una sorta di guappo napoletano che avvia la ribellione degli altri internati; l'ospedale psichiatrico si trova ad Aversa e l'ambientazione è nel 1982, anno in cui l'Italia vinse i mondiali di calcio (e periodo successivo all'entrata in vigore della Legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi).
La trama della storia è conosciuta ed anche questa rivisitazione le resta fedele. Al suo arrivo nella struttura Dario, personaggio fortemente coinvolgente ed estroverso e, forse, inconsapevole della sua spiccata umanità, sconvolge i ritmi del luogo, mette in discussione le certezze della cinica suor Lucia (una "odiosissima" Viviana Lombardi) e risveglia dal loro torpore i sei compagni con cui convive. Spettacolo coinvolgente, calibrato tra farsa e tragedia, dove il tema della giustizia sociale viene fatto emergere quasi empaticamente attraverso un ammirevole affiatamento tra gli attori ed un linguaggio accattivante: impossibile non provare simpatia per la parlata napoletana del protagonista e di uno dei due infermieri ("casualmente" chiamati Esposito e Lo Russo), mentre, il perfettino italiano di suor Lucia denota la sua austera freddezza. Prima parte ad alto ritmo, con focus sui disagi vissuti dai ricoverati e sulle loro paranoie, forse in alcuni passaggi rappresentate con un leggero deragliamento verso la caricatura, ma, proprio per questo, resi maggiormente simpatici ed accattivanti. Seconda parte leggermente calante nella grinta, ma con forte pathos, con una conclusione un po' affrettata (probabilmente dovuta anche alle due ore già trascorse), nel corso della quale si addensano i momenti di maggiore drammaticità che conducono al finale suggellato dall'exploit di Ramon/grande Capo (Gilberto Gliozzi). La scena è la ricostruzione della sala di ospedale; poco l'arredamento dato che molto si svolge sul velatino mediante proiezione, metodo frequentemente usato da Alessandro Gassmann nei suoi spettacoli. Interessante la creazione del contesto non tanto partenopeo (considerata l'ambientazione nel napoletano), quanto più "italiano-popolareggiante", con le foto del papa e di Pertini sullo sfondo. Le luci di Marco Palmieri - che all'occorrenza cambiano intensità per creare la giusta atmosfera - e le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, contribuiscono ad accrescere l'emotività di alcune scene amplificandone l'enfasi. Favolosa l'interpretazione dei "matti" nel confronti dei quali è impossibile non provare solidarietà.
Rappresentazione bellissima, di forte impatto emotivo, complici i delicatissimi temi affrontati. Come ricorda lo stesso regista un testo che è una lezione d'impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all'interno dei manicomi, ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere.


Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 3 novembre 2022.


Qualcuno volò sul nido del cuculo

di
Dale Wasserman
dall'omonimo romanzo di 
Ken Kesey
uno spettacolo di
Alessandro Gassmann
traduzione
Giovanni Lombardo Radice
adattamento
Maurizio de Giovanni
scena
Gianluca Amodio
costumi
Chiara Aversano
disegno luci
Marco Palmieri
musicghe originali
Pivio e Aldo De Scalzi
videografie
Marco Schiavoni
con
Daniele Russo
Mauro Marino
Viviana Lombardi
Giacomo Rosselli
Emanuele Maria Basso
Alfredo Angelici
Daniele Marino
Gilberto Gliozzi
Gaia Benassi
Sergio Del Prete
Antimo Casertano
Renato Bisogni




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