Nel celebre romanzo di fantascienza Solaris, Stanislaw Lem dedica molte pagine alla descrizione dei fenomeni “plastici” generati dall’oceano senziente che riveste il pianeta: evoluzioni architettoniche capaci di creare e distruggere in pochi secondi piccole costruzioni o intere cattedrali, secondo un ritmo e un respiro imperscrutabili. Cortical Tectonis potrebbe essere la colonna sonora ideale di quelle infinite e oscure evoluzioni a cui gli scienziati di Lem dedicarono fiumi di inchiostro e secoli di studi.
La musica del trio americano è infatti un continuo succedersi di frammenti perfettamente compiuti, a volte lunghi solo pochi secondi, che si affastellano e si inseguono, secondo i canoni di quello che viene comunemente chiamato tech – metal o addirittura jazz – metal. Un genere che affonda le sue radici nei dischi dei Pestilence, ma che è stato già ripreso abbondantemente da band come Cynic e Dillinger Escape Plan. Oltre alla necessaria dose di velocità e tecnica strumentale, Nathan Sapp (chitarre e tastiere), Ben Simpkins (chitarre e basso) e Hunter Ginn (batteria) ci mettono la passione per certe sonorità vintage, come testimonia l’utilizzo sporadico dell’immancabile Minimoog e di altri vecchi synth come il Korg Poly 61 e il Roland Juno. In questi attimi la musica del trio sembra respirare maggiormente, ma sarebbe fuorviante soffermarsi troppo su quelle che risultano comunque variazioni su un canovaccio musicale che si vuole ossessivo, frammentario e sconnesso fino al limite delle possibilità umane di esecuzione e di ascolto. Vale la pena sottolineare che dopo una serie di pezzi abbastanza brevi, l’album si chiude con i diciassette minuti di Reticular Consciousness, in cui i synth sono per lunghi tratti predominanti: un’indicazione su quelli che saranno i prossimi passi del gruppo? |
Nathan Sapp: Chitarre, Chitarre 6/12 corde acustiche, MicroMoog sintetizzatori, guitar synthesizer Anno: 2007 Sul web: |